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Il Foglio Rassegna Stampa
31.10.2003 Israele - Iran: un rapporto possibile?
forse, ma tutto dipende da Teheran

Testata: Il Foglio
Data: 31 ottobre 2003
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: «L'impensabile»
Le relazioni tra Israele e Iran sono estremamente delicate. Tra le minacce di distruzione dello Stato ebraico lanciate dai mullah alla eventualità più che possibile che Israele neutralizzi la costruzione del reattore atomico iraniano, come avvenne per l'Iraq. Ma ci sono anche altre notizie, come ci segnala un documentato articolo del Foglio. Che riproduciamo.
Teheran. La politica estera della Repubblica islamica è improntata alla pace. Gli uomini forti di Teheran lo vanno ripetendo da mesi, ma da poco più di una settimana, oltre a generiche dichiarazioni di intenti, possono portare a suffragio della tesi l’accordo raggiunto con l’Agenzia atomica internazionale in virtù dei buoni uffici anglofranco- tedeschi. Ma, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, l’Iran potrebbe avere in serbo altre sorprese: la politica della concordia avrebbe trovato un nuovo riscontro in un’ambasciata recentemente pervenuta sul tavolo del governo di Gerusalemme. Con un triplo salto mortale rispetto alla tradizione di ferreo antagonismo della Repubblica islamica, Teheran sarebbe pronta al dialogo con Israele. Il premier Ariel Sharon e il ministro degli Esteri Silvan Shalom hanno deciso di sincerarsi dell’ipotesi attraverso i loro canali a Teheran. Perché anche se preghiera dopo preghiera del venerdì la Repubblica islamica non manca occasione per intonare "marg bar Israel", morte a Israele, Teheran avrebbe molto da guadagnare da un miglioramento delle relazioni con Gerusalemme. L’inedita malleabilità nei confronti dell’"oppressiva entità sionista" è legata alla necessità di allontanare lo spettro di un attacco israeliano alle installazioni nucleari di Bushehr e di Natanz. Alle allarmanti rivelazioni pervenute da Israele sul programma nucleare iraniano, la Repubblica islamica ha risposto con i consueti toni bellicosi. Se Gerusalemme passasse dalle parole ai fatti – ha messo in guardia lo stratega di Teheran, Hashemi Rafsanjani – l’Iran "darà all’entità sionista uno schiaffo che non potrà dimenticare per il resto della sua storia". Ma al di là del gioco delle parti che fa alzare i toni, l’Iran è consapevole che per tutelare la sua sicurezza nazionale e scongiurare qualsiasi ipotesi di regime change deve rompere il suo isolamento. Scrollarsi di dosso l’etichetta di paese dell’asse del male. A questo scopo eliminare qualche asprezza di troppo dal suo rapporto con Israele potrebbe rivelarsi decisivo. "L’ipotesi di colloqui ufficiali non mi pare realistica – spiega al Foglio il politologo iraniano Mohammed Reza Djalili – Il clima non mi pare favorevole. I segnali di fumo che arrivano da Teheran sono un espediente per calmare le acque". Per Djalili la svolta è lontana e la disponibilità alla distensione ventilata dalla Repubblica islamica è tutta a beneficio di Washington. Un tentativo congiunturale di tenere aperta la finestra di dialogo con l’Amministrazione Bush in vista di prossimi colloqui a Ginevra. Colloqui sui quali un placet israeliano può avere un peso importante. Se sono lontani gli anni dell’amicizia tra Israele e l’Iran dei Pahlavi e se la congettura geopolitica di una triplice alleanza tra Israele, Iran e India, come perno degli equilibri della regione, non è molto di più di una fantasia, è innegabile che Teheran e Gerusalemme in questi ventiquattro anni abbiano continuato a parlarsi. Qualche volta, per interposta persona, anche a collaborare, come fu negli anni della guerra Iran-Iraq e dello scandalo Iran-Contra. Il neoeletto presidente Mohammed Khatami arrivò addirittura a proporre a Israele una moratoria bilaterale sui missili a lunga gittata. D’altro canto se l’ipotesi di colloqui ufficiali appare perlomeno prematura – la Repubblica islamica continua a negare la legittimità dello Stato di Israele, ha sostenuto l’Intifada e finanzia gruppi terroristici, Hezbollah in primis – le chance di una tregua ufficiosa sono meno improbabili di quanto in prima istanza possa apparire. Come
riporta anche il quotidiano israeliano in lingua russa Novosti Dedeli, Teheran e Gerusalemme stanno negoziando dal mese di maggio uno scambio di prigionieri.
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