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Il Foglio Rassegna Stampa
28.10.2003 Ancora sulla barriera di difesa
una valutazione interessante

Testata: Il Foglio
Data: 28 ottobre 2003
Pagina: 6
Autore: Carlo Pelanda
Titolo: «Il muro israeliano, un'idea disperata ma geniale. Con molte ragioni ma anche molti rischi»
Riportiamo l'articolo di Carlo Pelanda pubblicato sul Foglio di martedì 28 ottobre 2003.
"Moenibus se defendere". Il pensiero strategico standard di solito sconsiglia il ricorso a barriere fisse per scopi di difesa, ma molti suoi cultori stanno segnalando che il muro di separazione tra israeliani e palestinesi sia, per il teatro specifico, un’ottima mossa. Non tanto per la difesa contro il terrorismo. Infatti la presenza del muro costringerà i guerriglieri a un salto di qualità operativo. Cosa che presenta un certo vantaggio per la difesa: i terroristi, costretti ad attuare offensive e penetrazioni più raffinate, dovranno organizzarsi meglio e quindi emettere più segnali intercettabili preventivamente dall’antiterrorismo. Ma anche u o svantaggio notevole: per lo stesso motivo i terroristi dovranno alzare il tiro cercando un maggiore effetto devastante da ogni singolo colpo, perché sarà più difficile metterlo a segno. Quindi il muro riduce un po’ la pressione sui civili, ma al prezzo di un rischio crescente sul piano della qualità degli attentati.
In sintesi, dall’analisi tecnica si ricava che il muro israeliano è utile a ridurre la frequenza degli omicidi contro la popolazione, ma a un costo molto elevato. E un tale sbilanciamento tra mezzi e fini non è nella tradizione del pensiero strategico israeliano. Quindi è probabile che l’utilità del muro sia calcolata in relazione a un’altra missione di difesa, diversa da quella detta sopra. Quale? In prima ipotesi, contro i tentativi di pacificazione gestiti dalla comunità internazionale. Questi sono dilettanteschi e comunque influenzati da un crescente antisemitismo. In tale situazione Israele ha la priorità di definire i propri confini prima che lo facciano altri e di congelare la questione palestinese come un qualcosa che non la riguardi oltre misura. L’idea del muro appare perfetta per ambedue gli scopi. Definisce, infatti, un "limes" concreto che implica la rinuncia alla Cisgiordania, ma alle condizioni che Gerusalemme ritiene accettabili territorialmente. Blocca altrettanto concretamente l’estrema destra israeliana, sia quella nazionalista sia quella religiosa, che vorrebbe il dominio su tutto l’antico territorio biblico. Risolve il problema del rapporto tra israeliani e palestinesi nel modo più semplice ed efficace: la separazione fisica. In generale, il muro è il mezzo con cui Israele crea una strada di pacificazione con i palestinesi senza che vi sia bisogno di negoziati troppo complicati: voi siete di là, arrangiatevi.
In conclusione, lo scenario mostra che il muro è una mossa efficiente di difesa sia contro l’antisemitismo dell’Onu sia contro l’eccessiva e confusa internazionalizzazione del caso. Disperata, ma geniale.
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