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Il Mattino Rassegna Stampa
25.10.2003 Solo i palestinesi hanno un'identità
i morti israeliani sono senza nome

Testata: Il Mattino
Data: 25 ottobre 2003
Pagina: 10
Autore: un giornalista
Titolo: «Assalto a una colonia israeliana, tre morti»
Il Mattino di sabato 25 ottobre 2003, a differenza del giorno successivo a quello in cui l'assemblea generale condannò Israele per la costruzione della barriera difensiva, in prima pagina non pubblica alcuna foto nè tantomeno un piccolo titolo che riferisca dell'uccisione, da parte di terroristi palestinesi, di tre giovani soldati israeliani (2 donne e un uomo): tre morti israeliani contano meno dell'ennesima farsa onusiana.

E a pagina 10 c'è un articolo che offre un resoconto della giornata di ieri, venerdì 24/10. Solo metà dell'articolo riferisce circa i fatti che hanno portato all'uccisione dei tre soldati israeliani; nella restante parte si parla delle uccisioni 4 palestinesi, tra cui un bambino, e dell'insediamento di Netzarim.
Dei soldati israeliani viene riferità soltanto l'età ma non il nome, nè tantomeno c'è una foto dei loro volti: decisamente poco rispetto agli standard usati per la parte palestinese. Inoltre il giornalista non menziona chi fossero 2 dei palestinesi uccisi: terroristi che cercavano di sottrarsi all'arresto dell'IDF.

Le foto che affiancano l'articolo sono due. La prima, collocata nella parte superiore della pagina, ritrae una soldatessa israeliana che si passa la mano sul viso per asciugarsi le lacrime con al fianco un ragazzo in abiti civili (disascalia: "Una soldatessa piange le compagne uccise nella colonia di Netzarim nella Striscia di Gaza"). La seconda foto, collocata a centro pagina e certamente più cruda agli occhi del lettore, mostra la salma del bambino palestinese ucciso, con la seguente didascalia: "Mohammed El Hamayad, il bimbo palestinese ucciso".

Perchè, per Il Mattino, quando ci sono morti israeliani c'è sempre una foto che testimoni anche la sofferenza palestinese (palestinesi uccisi, case demolite, posti di blocco, ecc.) e, invece, quando i morti o le sofferenze sono palestinesi c'è spazio solo per foto che testimoniano ciò?

Ecco l'articolo di Aldo Baquis pubblicato a pagina 10.

Tel Aviv. Due palestinesi armati - uno di Hamas, l'altro della Jihad islamica - sono riusciti a mettere in scacco la scorsa notte le difese militari israeliane a Netzarim, una colonia eretta in prossimità di Gaza e assurta a simbolo della presenza israeliana nella Striscia.
Aiutato dall'oscurità della notte e da un fitto banco di nebbia Samir Muhammad Fuda, l'uomo di Hamas è riuscito a strisciare inosservato sotto le recinzioni di un'installazione militare israeliana adiacente alla colonia, ad aprire la porta di uno dei dormitori e a sparare all'interno lunghe raffiche di arma automatica. Quindi ha scagliato almeno due bombe a mano contro gli inseguitori. Dopo una fuga di poche decine di metri, è stato abbattuto da un carro armato. Nel frattempo un suo compagno della Jihad islamica, rimasto all'esterno della colonia, impegnava i soldati con un continuo fuoco di disturbo, da varie angolazioni. Il bilancio della battaglia è stato accertato solo nella tarda mattinata. Da parte israeliana tre morti - un soldato di 20 anni e due soldatesse di 19 anni - e due feriti. Da parte palestinese, un morto. Il secondo assalitore, l'uomo della Jihad, è ancora in fuga.
Nelle stesse ore altri scontri erano in atto nella Striscia di Gaza e tre palestinesi sono rimasti uccisi. Ma in mattinata il bilancio delle vittime è salito con la morte di un bambino palestinese di 11 anni, Mohammad Hamaydah, raggiunto da una pallottola all'addome quando dei soldati israeliani posti ai bordi della colonia ebraica di Kfar Darom hanno aperto il fuoco su un gruppo di ragazzini nella città di Deir el Balah. Secondo testimoni in quel settore non erano segnalati incidenti di alcun tipo quando il bambino è stato colpito.
In Israele l'uccisione dei soldati a Netzarim ha suscitato nuove polemiche. «Cosa ci stava a fare, nostra figlia, in quel buco?» hanno chiesto straziati i genitori di una delle soldatesse uccise. Nella Striscia gli insediamenti ebraici sono addensati nel Nord (nelle vicinanze della città israeliana di Ashqelon) e nel Sud, a mo’ di barriera fra la Striscia di Gaza e il Sinai egiziano. Netzarim fa una partita a parte: una colonia isolata a pochi chilometri dalla popolatissima Gaza City. Una provocazione quotidiana per gli automobilisti palestinesi che le passano vicino. La classica spina nel fianco. È stato detto che il suo valore è militare: che a Netzarim vi sono occhi «elettronici» incaricati di impedire il contrabbando di armi nel porto di Gaza, che ancora non esiste. Doveva essere eretto con importanti finanziamenti europei negli anni passati, poi l'Intifada ha spazzato via tutto. Un commentatore militare del quotidiano israeliano Yediot Ahronot ha scritto che fra israeliani e palestinesi è in corso una partita a «somma-zero»: il vantaggio di uno è necessariamente la sconfitta dell'altro. Forse Netzarim non ha più un valore strategico diretto per Israele. Ma ritirarsi unilateralmente galvanizzerebbe l'Intifada armata. Forse quelle centinaia di coloni sono superflui: ma per proteggerli si mandano egualmente sempre più importanti rinforzi militari.Quando sono stati al potere, nè Yitzhak Rabin nè Shimon Peres se la sono sentita di smantellarla.
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