Sempre più simile al Manifesto quando l'argomento trattato è Israele
Testata: Internazionale Data: 27 ottobre 2003 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Varie da Israele - 24/10/03»
A pag.3 l'editoriale del direttore Giovanni De Mauro: Giudici israeliani
Ricordate Raffaele Ciriello? Aveva 42 anni e faceva il fotografo. Il 13 marzo 2002 si trovava nei Territori palestinesi, a Ramallah, per fare il suo lavoro. Venne ucciso dai militari israeliani: una raffica di mitra partita da un carro armato. Il 21 ottobre scorso il giudice Orsola De Cristofaro ha archiviato l’inchiesta milanese sulla morte del fotografo. "Uno sbocco obbligato", ha scritto il Corriere della Sera, "vista la ‘mancata collaborazione’ delle autorità israeliane". All’inizio di settembre il governo Sharon si era rifiutato di identificare i militari israeliani coinvolti, respingendo la rogatoria internazionale avanzata dalla procura milanese. Adesso la speranza che sia fatta giustizia è nelle mani degli israeliani. L’Italia ha chiesto che sia lo stato di Israele a svolgere l’indagine, affidandola a un giudice indipendente e non ai militari. Lo prevedono le convenzioni internazionali. Spesso si ricorda che Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente: sul caso Ciriello saprà dimostrare di avere una magistratura degna di un paese democratico? Senza entrare nello specifico del fatto in questione, un tragico incidente che ha coinvolto un fotoreporter italiano, per il Sig. De Mauro, un paese dimostra la propria democraticità dalle decisioni di un giudice in un caso, tra l'altro molto delicato. E se queste decisioni non dovessero piacere a De Mauro? Il paese in questione non sarebbe democratico. Paradossalmente, un fan di Arafat come De Mauro, alla guida di un settimanale arafattiano come Internazionale, mette in dubbio la democraticità di un piccolo stato come Israele, circondato da un mare di dittature, regimi e autorità corrotte. Paesi che non conoscono nemmeno cosa significhi la parola giudice.
A pag. 10 Internazionale usa pubblicare alcune lettere di lettori della stampa internazionale. Questa settimana la redazione ha pensato bene di pubblicare un concentrato di propaganda di un lettore della rivista americana Mother Jones, che accusa Israele di essere l'unica causa del terrorismo palestinese. Solita propaganda da quattro soldi ma pane per i denti filo-palestinesi della redazione di Internazionale.
A pag.19 dalla cronaca da Gerusalemme Risoluzione Onu contro il muro israeliano
Il 21 ottobre l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione con cui chiede al governo israeliano di fermare la costruzione del muro di sicurezza tra Israele e i Territori palestinesi. Il testo, che non ha valore coercitivo ma esprime la volontà della comunità internazionale, è stato approvato con 144 voti favorevoli e 4 contrari (Stati Uniti, Israele, Micronesia e Isole Marshall). Nella risoluzione si afferma che il muro è "in contraddizione con le principali norme del diritto internazionale", ma si chiede anche all'Autorità Nazionale Palestinese di fare ogni sforzo per fermare gli attacchi suicidi. Subito dopo il voto il rappresentante israeliano all'Onu Dan Gillerman ha definito la risoluzione "un torto fatto alle Nazioni Unite e al processo di pace in Medio Oriente". Nelle ore successive il vice primo ministro israeliano Ehud Olmert ha dichiarato che "la costruzione del muro proseguirà e che il governo continuerà a prendersi cura della sicurezza dei cittadini israeliani". Il rappresentante palestinese all'Onu Nasser al Kidwa ha ringraziato in particolare gli stati membri dell'Unione europea per aver sottoposto il testo all'assemblea. Il voto dell'Assemblea generale è di fatto una sconfitta diplomatica per il governo statunitense che, il 14 ottobre, aveva posto il veto in Consiglio di sicurezza a una bozza di risoluzione che dichiarava illegale la costruzione del muro israeliano. Ancora una volta l'Onu ha dimostrato attivismo a senso unico. Non abbiamo mai visto tale attivismo dopo una strage di civili inermi israeliani, provocata dai terroristi palestinesi. Serve poco stupirsi quando una organizzazione che dovrebbe essere garante della democrazia, dei diritti civili e umani, accoglie nel suo ventre stati che appoggiano, finanziano ed ospitano strutture dedite al terrore.
E poi: Raid israeliani
Dieci palestinesi sono morti, altri cinque sono in coma irreversibile e 70 sono rimasti feriti durante cinque raid dell'aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza. Gli attacchi sono stati sferrati per rappresaglia al lancio di alcuni missili al Qassam contro la colonia ebraica di Neve Dekalim e contro alcune abitazioni nel sud di Israele. I tiri, che non hanno causato vittime, sono stati rivendicati dal movimento radicale palestinese Hamas. Nel suo discorso inaugurale della sessione invernale del parlamento israeliano, il primo ministro Ariel Sharon ha dichiarato che il suo governo "darà la caccia ai terroristi in ogni luogo" e che il presidente dell'Anp Yasser Arafat è il "principale ostacolo sul cammino della pace", ribadendo la volontà israeliana di "estrometterlo dalla scena politica".
L'esercito israeliano si è ritirato dalla zona palestinese di Rafah, al confine con l'Egitto, dopo un'operazione militare durata undici giorni. Quindici palestinesi sono morti e 120 sono rimasti feriti nelle violenze seguite all'incursione. Centinaia di case sono state distrutte.
Sig. De Mauro, perchè non ha spiegato ai suoi lettori il motivo dell'incursione di Tshal nella zona al confine con l'Egitto? Che forse sia stata una gita con annesso pic-nic? No, semplicemente l'esercito israeliano si è recato sul posto deciso a stroncare un pesante traffico d'armi tra l'Egitto e la striscia di Gaza, attraverso dei tunnel sotterranei e diverse abitazioni e magazzini colmi di armi e missili Qassam. Armi che servivano per insanguinare le strade d'Israele. Invitiamo i nostri lettori di Informazione Corretta a scrivere il loro parere alla redazione di Internazionale. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.