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Il Mattino Rassegna Stampa
23.10.2003 Un titolo che dice il falso
e Israele non sfida nessun ONU

Testata: Il Mattino
Data: 23 ottobre 2003
Pagina: 1
Autore: Stefano Poscia
Titolo: «Sharon: costruiremo la barriera che isolerà la Cisgiordania»
Il Mattino di oggi, giovedì 23 ottobre 2003, riporta, in prima pagina, una foto che ritrae un bambino-ombra (in effetti più che un bambino sembra un'ombra) che corre e alle sue spalle c'è la parte in cemento della barriera difensiva.
Sotto la foto c'è un titolo che rimanda alle pagine interne. Il titolo è il seguente:

SHARON: COSTRUIREMO LA BARRIERA CHE ISOLERA' LA CISGIORDANIA
La sfida di Israele all'Onu: il Muro non si tocca

Israele non vuole sfidare l'ONU che ha votato contro la costruzione della barriera di sicurezza: vuole soltanto cercare di difendere gli israeliani dal terrorismo arabo e palestinese. E' questo l'obiettivo per cui la barriera di difesa si rivela più che necessaria: non è quindi vero che la barriera serve ad "isolare la Cisgiordania".
I lettori che si fermano al titolo possono pensare di tutto, ma soprattutto che gli israeliani vogliano segregare la Cisgiordania. Ancora peggio, Sharon non ha mai usato le testuali parole contenenti nel titolo.

Alla nona pagina del Mattino troviamo un articolo e due foto. La prima foto mostra un uomo sopra un blocco di cemento della barriera (didascalia: "Il Muro costruito dagli israeliani s'incunea fino a Gerusalemme Est"); la seconda, invece, ritrae un bimbo palestinese che cammina sulle macerie di una casa, con la seguente didascalia: "Un bambino palestinese tra le macerie della sua casa a Gaza".
L'articolo ha un titolo molto roboante e l'occhiello che parla di "tre capi militari". Tra un pò di tempo i terroristi diventeranno poliziotti.
Nell'articolo, tra le altre cose, si parla di tre terroristi palestinesi uccisi dai militari israeliani e dai coloni. Solo nelle ultime righe si spiega in maniera più verosimile la dinamica di una delle tre uccisioni.
Riportiamo il testo integrale dell'articolo di Stefano Poscia.

Israele sfida l’Onu: «Avanti con il Muro»
Uccisi altri tre capi militari palestinesi

Tel Aviv. Una «farsa umiliante», frutto di «pura ipocrisia»: non ha misurato le parole l'ambasciatore israeliano Dany Gillerman per denunciare la risoluzione con cui l'Assemblea generale dell'Onu - a schiacciante maggioranza - ha richiesto a Israele di «sospendere e revocare» la costruzione del controverso «Muro», la barriera di sicurezza che in alcuni tratti penetrerebbe a fondo nella Cisgiordania palestinese.
«La barriera continuerà a essere costruita e continueremo a prenderci cura della sicurezza dei cittadini israeliani», ha tagliato corto il vice premier Ehud Olmert, liquidando il voto al Palazzo di Vetro, dove Israele - come era già successo il 19 settembre, dopo la sua decisione «in linea di principio» di «rimuovere» il presidente palestinese Arafat - si è ancora una volta trovato solo con Stati Uniti, Micronesia e Isole Marshall a opporsi alla nuova risoluzione di condanna, approvata con 144 voti favorevoli e 12 astensioni al Palazzo di Vetro.
Sul versante opposto, i palestinesi hanno ovviamente espresso soddisfazione, anche se il voto dell'Assemblea generale dell'Onu - a differenza di quello del Consiglio di sicurezza, dove gli Stati Uniti avevano nuovamente opposto il loro veto - ha un valore puramente simbolico. «È un passo importante, che dovrà essere seguito da un parere della Corte di giustizia internazionale», ha dichiarato dal Cairo il premier Abu Ala. «È una risoluzione molto importante: politicamente, giuridicamente e moralmente. È un completo rigetto dell'arroganza della forza», ha rincarato il ministro e negoziatore capo palestinese Saeb Erekat.
Ma nei Territori, dove tre miliziani palestinesi sono stati uccisi nelle ultime ore dal fuoco dei soldati e dei coloni israeliani, la risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu sul «muro dell'apartheid-barriera di sicurezza» non sembra aver suscitato grande impressione. «Non servirà a nulla, perchè permette agli Stati Uniti di continuare a opporre il veto al Consiglio di sicurezza, dove si decide veramente, e a Israele di continuare a costruire il suo muro. Quello di cui abbiamo invece bisogno è una resistenza ancora più forte per obbligare Sharon a scendere a patti», ha dichiarato Abu Qusai, nome di battaglia di uno dei leader nella striscia di Gaza delle «Brigate dei martiri di Al Aqsa», la milizia nata da una costola di Al Fatah, il movimento fondato e tuttora diretto da Arafat.
La morte dei tre palestinesi è avvenuta all'indomani dell'incursione di una quarantina di mezzi blindati israeliani a Ramallah. Due dei tre miliziani uccisi, Abdel Hadi Natche e Ahmed Khameis Attiya (27 e 29 anni), erano rispettivamente - secondo fonti militari israeliane - i capi locali a Hebron e Kalkiliya delle «Brigate dei martiri di Al Aqsa» e del braccio armato del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), e sarebbero stati entrambi abbattuti mentre cercavano di sfuggire alla cattura.
A Hebron, un terzo miliziano è stato invece ucciso dopo che aveva aperto il fuoco contro tre coloni nel rione ebraico di Tal Rumeida. Rimasti leggermente feriti, i coloni sono riusciti a bloccarlo e a ucciderlo.
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