Nella Francia di Chirac La sinistra di fronte all'antisionismo
Testata: Il Foglio Data: 21 ottobre 2003 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «L'antisionismo un po' seduce e un po' fa litigare le anime della gauche»
Riportiamo l'editoriale sull'antisionismo-antisemitismo francese pubblicato su Il Foglio di oggi, martedì 21 ottobre 2003. La polemica sulle insorgenze di antisemitismo in Francia si abbatte, in forma abbastanza inaspettata, anche sulla preparazione del Forum sociale europeo, in programma dal 12 al 15 novembre tra Parigi e Saint-Denis. Lo scontro, stavolta, si gioca tutto in famiglia, la grande e variegata famiglia della sinistra altermondialista. La scorsa settimana, l’associazione Sos Racisme aveva annunciato polemicamente il proprio ritiro dal Forum, visto che la sua richiesta di organizzare un seminario intitolato "Perché permane l’odio contro l’ebreo?" era stata respinta come "inaccettabile" dai coordinatori del Fse. Uno di loro, Pierre Khalfa (esponente di Attac) aveva dichiarato che quel titolo poteva lasciar "intendere che esistono ragioni per l’antisemitismo". Una questione di galateo verbale, insomma, che secondo Sos Racisme nasconde però un’assai sospetta difficoltà a chiamare le cose con il loro vero nome. Ora, dopo complesse trattative e vari tira e molla, Sos Racisme ha accettato di malavoglia di cambiare titolo al seminario e ha riconfermato la propria partecipazione al Forum. Ma non ha rinunciato a denunciare che, dopo l’inizio della seconda Intifada, alcune anime della sinistra e del movimento si sono lasciate sedurre dall’antisionismo. Una tregua, quella tra Sos Racisme e Fse, che ha tutta l’aria di essere precaria. Rimangono infatti altri seri motivi di malumore, per l’associazione simbolo della lotta a tutte le discriminazioni. Il più grave è l’annunciata presenza, tra gli oratori ufficiali del Forum, di Tariq Ramadan, professore d’Islamologia all’università svizzera di Friburgo, nipote del fondatore dei Fratelli musulmani (ucciso in Egitto nel 1949) e fratello di quell’Hani Saed Ramadan, leader della Fratellanza wahabita in Svizzera, che alla fine del 2002 fu sospeso dall’insegnamento nelle scuole pubbliche elvetiche. Tariq Ramadan è colui che recentemente ha accusato intellettuali come André Glucksmann, Alain Finkielkraut, Bernard Koucher, Bernard Henri Lévy e Alexandre Adler di "posizioni politiche rispondenti a logiche comunitarie, in quanto ebrei, nazionalisti e difensori di Israele". Dichiarazioni decisamente antisemite, anche a giudizio di alcune componenti non secondarie del Forum sociale europeo, come è appunto Sos Racisme, che per bocca del suo presidente, Dominique Sopo, le ha duramente condannate. La preoccupazione di Sos Racisme non sembra isolata. Proprio ieri, e sempre a partire dalle polemiche suscitate dalla prossima partecipazione di Ramadan al Forum sociale europeo, una delle più autorevoli firme della rivista gauchista "Mouvements", Christophe Ramaux, ha invitato la sinistra, dalle colonne di Libération, a "finirla con l’antisionismo". Ramaux affronta il problema del "buco nero nel pensiero di una larga parte della sinistra, e cioè la sua incapacità di pensare in modo progressista la questione nazionale" in riferimento al conflitto israelo-palestinese. E chiede: "E’ possibile, come alcuni ancora fanno a sinistra, e in particolare nella sinistra ‘critica’, richiamarsi all’antisionismo? Perché l’antisionismo pone decisamente un problema, almeno se si accetta di riconoscere il ‘diritto all’esistenza’ dello Stato d’Israele. Come è possibile, infatti, riconoscere questo diritto e nello stesso tempo condannare ciò che è alla base della genesi di Israele, nella fattispecie il sionismo?". Israeliani paranoici, parola di ambasciatore Il dibattito sull’antisemitismo in casa progressista rischia di assomigliare sempre di più a un grande psicodramma, mentre non si placano le polemiche suscitate dall’editoriale choc del quotidiano israeliano Maariv, in cui Chirac era accusato di essere un nuovo Pétain, incarnazione contemporanea della "seconda anima" francese, capace di "collaborare con la più infame delle idee". Chirac si era opposto all’inserimento, nel documento finale del summit europeo di Bruxelles, della condanna delle dichiarazioni antisemite del primo ministro malese, Mohammed Mahathir, pronunciate durante la conferenza dell’Organizzazione degli Stati islamici, il 16 ottobre. La giustificazione della Francia, che preferiva un documento di condanna separato, è stata presa per buona da tutti, ma non a Gerusalemme. Ieri Chirac ha reso pubblica una lettera di protesta a Mahathir, ma questo non sembra sufficiente, per ora, a chiudere l’incidente diplomatico con Israele. Dove, l’altroieri, è arrivato il nuovo ambasciatore francese, Gérard Araud. Noto per aver dichiarato in un’occasione pubblica, a fine agosto, che gli israeliani sono paranoici e Sharon una canaglia. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.