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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.10.2003 Chirac molto, molto cauto
se ci sono ebrei sotto accusa

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 ottobre 2003
Pagina: 11
Autore: E. Ros
Titolo: ««Frasi degne di Hitler, Parigi si è mossa troppo tardi»»
Riportiamo l'intervista all'ex ambasciatore di Israele in Francia, Avi Pazner, a proposito della posizione di Chirac nei confronti di Israele.

- a cura della redazione di Informazione Corretta -

«Chirac non è antisemita, ma non è la prima volta che mette Israele in imbarazzo»: Avi Pazner, ex ambasciatore in Francia (dal '95 al '98) conosce bene l'inquilino dell'Eliseo. «La politica del governo francese non è equilibrata e pende troppo a favore dei palestinesi e degli arabi».

Vuol dire che non si è trattato solo di un equivoco?
«Equivoco? La reazione francese alle parole del presidente malese è arrivata tardi. Quelle parole, degne di Adolf Hitler, hanno fatto scattare la condanna immediata dell'Unione Europea, presieduta dall'Italia, e della Gran Bretagna e della Germania. Ma non della Francia, che ha dovuto rifletterci su».

In quali altri occasioni Chirac vi avrebbe creato imbarazzo?
«Durante la sua visita a Gerusalemme, nel 1997. Rifiutò la protezione della sicurezza israeliana nella Città Vecchia. E, alle nostre insistenze, minacciò perfino di tornarsene subito in Francia».

Come spiega questa ostilità? «Dall'ignoranza francese sulla situazione in Israele. Fino al ’67 avevamo rapporti eccellenti. Dopo la guerra dei Sei giorni, Parigi si è allontanata».

Perché? «Non lo so. Può darsi che la crescente importanza della comunità araba e musulmana in Francia abbia influito. Adesso, comunque, constatiamo che i francesi non vengono più in Israele, che ci sono pochi scambi culturali. Stiamo lavorando, con il ministro Dominique de Villepin, ai vari progetti per re- imparare a conoscerci.

E quest’ultimo incidente? «Per noi è già chiuso, con questo scambio di comunicati. Ma non possiamo dimenticare l'esitazione francese di fronte a dichiarazioni che non avrebbero fatto vergogna solo a Hitler».
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