lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
09.10.2003 Una analisi ufficiale
nelle parole di Ehud Gol, ambasciatore d'Israele a Roma

Testata: La Stampa
Data: 09 ottobre 2003
Pagina: 0
Autore: Emanuele Novazio
Titolo: «L'Italia sa capire Israele senza essere anti.-araba»
In un'intervista di Emanuele Novazio, l'opinione dell'ambasciatore israeliano a Roma Ehud Gol.
AMBASCIATORE Ehud Gol, l'attacco alla Siria deciso dal suo governo è avvenuto 30 anni esatti dopo la Guerra del Kippur. Lo spettro di un nuovo conflitto?
«Un gesto simbolico. Abbiamo lanciato un messaggio alla Siria: non può continuare ad appoggiare organizzazioni terroristiche offrendo sostegno finanziario e militare. Il messaggio è stato molto chiaro, anche se molto limitato».
Vi state avvicinando alla fine dell'ambigua condizione di «non pace e non guerra» con la Siria?
«La guerra non è nell'interesse di Israele e neppure della Siria, che non credo sia ansiosa di sperimentare la nostra superiorità militare. Ma qualche volta c'è la necessità di trasmettere un vero e proprio monito. La reazione siriana è stata molto interessante: non hanno risposto militarmente, hanno preferito seguire le vie diplomatiche all'Onu, ma allo stesso tempo stanno riscaldando le frontiere in Libano attraverso gli alleati Hezbollah. Cercano di tenderci i nervi. Non lo tollereremo».
Siamo alla fine della Road Map?
«Road Map è una parola, l'importante è raggiungere la pace. Cosa significa Road Map? O si mette fine al terrorismo o dobbiamo prendere noi le misure necessarie a proteggere la sicurezza di Israele. In tre anni di Intifada abbiamo perduto quasi 900 persone».
Anche voi avete ucciso giovani, donne, persone come le vostre.
«L'Intifada non l'abbiamo cominciata noi, e tre anni fa abbiamo fatto un'offerta incredibile: 96% dei territori, una parte di Gerusalemme. Hanno respinto tutto e adesso chiedono uno Stato? Perché non concedere uno Stato a tutte le minoranze che ricorrono al terrorismo? E poi, d'improvviso diventano così sensibili alle vite umane? Come la conciliano questa sensibilità con le 254 bombe umane che si sono fatte esplodere in locali e bus affollati di Israele?»
L'alto rappresentante Ue, Solana, ha condannato molto duramente il vostro raid.
«Anche la presidenza italiana ha reagito, ma ha fatto ogni sforzo per essere il più equilibrata possibile, e siamo soddisfatti al 100% delle sue affermazioni. Le parole di Solana invece criticano Israele senza equilibrio: Israele ha il diritto all'autodifesa, e se Solana o altri leader europei avessero espresso le stesse critiche nei confronti della Siria, in passato, avrebbero prevenuto le attività terroristiche dei gruppi aiutati da Damasco».
Voi accusate i palestinesi di non rispettare la Road Map, ma anche Israele non la rispetta sugli insediamenti.
«Abbiamo sempre detto che in quelli esistenti, dove nascono bambini e le scuole funzionano, c'è un normale allargamento per la gente che vive la propria vita, ma non ne abbiamo costituiti di nuovi. E poi, la Road Map parla prima di tutto della fine del terrorismo, che non c'è stata. Non si può continuare a puntare il dito contro Israele senza applicare lo stesso metodo con l'altra parte: gli insediamenti non sono la stessa cosa del terrorismo, della morte e delle distruzioni che provoca. Possono essere costruiti oggi e rimossi domani, ma la gente che muore come a Haifa non la si può riportare in vita. Credo che l'Europa farebbe un ottimo servizio a se stessa e alla pace se capisse questa differenza».
Abu Ala è la persona adatta a risolvere il problema del terrorismo?
«Abu Mazen è caduto perché non aveva fatto il necessario: Arafat non glielo ha permesso e dubito che lo consentirà ad Abu Ala, che è più vicino a lui. Non è certo promettente il fatto che appena insediato abbia detto che non combatterà il terrorismo. Se non lo farà dovremo farlo noi».
Conferma che Gianfranco Fini visiterà Israele in dicembre?
«Non posso confermare date, ma confermo che verrà in un futuro molto prossimo».

Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT