Censure, silenzi, complicità Sono il metro di misura di Internazionale quando si tratta di Israele
Testata: Internazionale Data: 06 ottobre 2003 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Cronaca da Gerusalemme»
DAL NUMERO DI INTERNAZIONALE DEL 3 OTTOBRE 2003
Politica Un nuovo muro di sicurezza nei Territori Il primo ottobre il governo israeliano ha annunciato che costruirà nuovi muri di sicurezza intorno a cinque blocchi di colonie ebraiche, tra cui l'insediamento di Ariel, in Cisgiordania. Secondo il piano dell'esecutivo, in futuro le nuove recinzioni saranno collegate alla linea di sicurezza, il muro di protezione attualmente in costruzione lungo la linea verde, il confine tracciato nel 1967 tra Israele e Cisgiordania. Israele ha già costruito circa 140 dei 350 chilometri del muro di recinzione principale. I nuovi muri di sicurezza intorno agli insediamenti saranno lunghi 45 chilometri all'interno della Cisgiordania. Il più importante gruppo israeliano per la difesa dei diritti umani, B'Tselem, ha dichiarato che le nuove recinzioni peggioreranno notevolmente la vita di circa 80mila palestinesi. Il governo americano si era in passato opposto alla costruzione di nuovi muri di sicurezza intorno agli insediamenti: secondo Washington, l'iniziativa porta Israele ad annettere di fatto parti del futuro stato palestinese delineato dalla road map, il piano di pace per il Medio Oriente. Tuttavia gli Stati Uniti non hanno mai sospeso gli aiuti finanziari a Israele, parte dei quali sono impiegati nella costruzione della linea di sicurezza.
Gli aiuti finanziari che provengono dagli Usa rispondono a programmi di lungo periodo già decisi dal congresso americano e che non hanno niente a che vedere con la costruzione della barriera. L'innalzamento di questa barriera risponde a precisi obiettivi di sicurezza e chi sostiene altre tesi lo fa ad uso propagandistico.
Anp Presto il nuovo governo Il primo ministro palestinese designato Abu Ala ha annunciato che presenterà il nuovo esecutivo in parlamento entro il 5 ottobre. Abu Ala potrebbe formare un governo d'urgenza, la cui nomina, valida per un mese, non richiede l'approvazione del parlamento. Il nuovo premier è stato incaricato dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat il 7 settembre [30].
Abu Ala può decidere quello che vuole, in realtà non si muove foglia senza che Arafat non voglia.
Processo Barghouti: ultimo atto Si è concluso, davanti a un tribunale di Tel Aviv, il processo contro Marwan Barghouti, leader di al Fatah in Cisgiordania, accusato di omicidio, appartenenza a un'organizzazione terroristica e possesso di armi. Barghouti, 44 anni, è stato catturato dall'esercito israeliano a Ramallah, in zona autonoma palestinese, nel 2002. Il verdetto è previsto a metà novembre [30]
Barghouti è accusato di aver organizzato 37 attentati o tentativi di attentato, che hanno causato la morte di 26 persone. Pentito? Si è detto fiero di aver combattuto in questo modo. Diventerà presto un altro idolo di De Mauro, dopo Arafat? Vedremo dopo la sentenza....
Israele Condannati tre coloni Un tribunale israeliano ha condannato tre coloni ebrei a pene tra i 12 e i 15 anni di prigione per tentato omicidio. Nell'aprile 2002, i tre avevano tentato di far saltare in aria un camion carico di esplosivo tra un ospedale e una scuola, in un quartiere arabo di Gerusalemme Est [29].
Sig. De Mauro, cosa ne pensa? Quando anche il suo idolo Arafat, si doterà di una giustizia simile? Quando lo faranno anche gli altri paesi arabi? Al posto di piangersi addosso, come regolarmente fanno, dovrebbero prendere esempio da una forte democrazia, con i suoi pesi e contrappesi, come Israele. Capisco che possa rodere, lo so, ma è la verità.
Internazionale avrebbe potuto pubblicare il resoconto dell'imbarazzante sceneggiata svoltasi alla conferenza annuale del Fondo Monetario Internazionale a Dubai, lo scorso 23 settembre. Quando ha preso la parola il governatore della banca centrale israeliana, i responsabili della politica monetaria dei paesi arabi presenti, si sono alzati e sono usciti. Ennesima puntata della telenovela riguardante la politica fallimentare araba di piangersi addosso e scaricare le colpe su Israele.
Internazionale resta in silenzio anche riguardo i fondi ricevuti dall'Fmi (900 milioni di dollari), spariti dalle casse dell'Anp. Denuncia arrivata da un palestinese, rappresentante per il Medioriente dell'Fmi.
Certo che il Sig. De Mauro deve fare un gran lavoro nel cestinare in modo accurato queste notizie e gli editoriali che criticano il suo idolo, Arafat; ha tutta la nostra solidarietà, perchè deve essere proprio un lavoro improbo.
Al centro del giornale, il Sig De Mauro ha fatto pubblicare un inserto di ben 23 pagine, che celebrano l'intellettuale palestinese Edward W. Said, morto recentemente in America. Questi articoli sono già stati pubblicati da Internazionale, spesso senza contraddittorio, ma la redazione di Internazionale ha sentito il bisogno di ripubblicarli. Said, in fondo, non ha mai accettato l'esistenza di Israele e, addirittura, era contro Arafat, che veniva accusato, nei suoi articoli, di essere troppo morbido con Israele (!!).
Un diluvio di antisemitismo allo stato puro, con la chicca di una foto, a pag.6 dell'inserto, che ritrae Said, al confine libanese, intento nel lanciare sassi verso Israele. Ottimo esempio di battaglia "intellettuale". Ci piacerebbe sapere però, dal Sig. De Mauro, al quale evidentemente piacciono questi tipi di intellettuali, per quale motivo non ha pubblicato la foto completa. La foto completa infatti, ritrae Said che "spiega" a suo figlio piccolo, 8-10 anni, le "raffinate" battaglie intellettuali; quelle di tirar sassi contro il nemico.
Probabilmente, per bilanciare questo diluvio antisemita di 23 pagine, De Mauro ha pubblicato un servizio del New York Times Magazine (Ian Buruma), a pag.30, che spiega i motivi per i quali i pregiudizi su Israele, riguardo l'alleanza con gli Usa e le politiche adottate in Medioriente, siano fuori luogo.
A pag. 36 di questo servizo, De Mauro ha pensato bene di inserire un box ripreso da Ha'aretz dove si sostiene che in Israele, le notizie sulle sofferenze del popolo palestinese (sofferenze dovute a scelte devastanti di Arafat e del mondo arabo), non vengano mai date.
Per cui gli israeliani non ne sarebbero a conoscenza.
Senza entrare nel merito di quanto scrive Ha'aretz, è curioso notare il fatto che i lettori di Internazionale conoscano invece SOLO queste notizie, niente altro.
Le sofferenze e le paure del popolo ebraico? La cricca dell'Anp? I regimi arabi? Il terrore? E che ce frega, dirà De Mauro.
Il direttore di Internazionale sta educando i suoi lettori a conoscere solo ed esclusivamente una parte e ad addossare le colpe di quanto succede, ad Israele.
Pessimo esempio di pluralismo, ma se dovesse cambiare, pubblicando più voci, anche quelle scomode per la redazione, non mancheremo di applaudire.
Chiediamo quindi, ad Internazionale di avere il coraggio intellettuale di pubblicare anche articoli che non corrispondono alla linea editoriale filo-araba della redazione, articoli di denuncia del clan di Arafat che continuano ad arrivare dalla stampa araba (l'ultimo del 19 settembre da Al-Sharq Al-Awsat: "Arafat se ne deve andare") e costantemente ignorate da De Mauro.
Oppure dobbiamo continuare a pensare che quello che non piace al Sig. De Mauro, non deve piacere neanche ai suoi lettori?
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