Titolo, foto e articolo falso il primo, di propaganda la seconda, ostile il terzo
Testata: La Stampa Data: 03 ottobre 2003 Pagina: 12 Autore: Aldo Baquis Titolo: «Israele prepara nuove colonie»
In una giornata che vede assente qualsiasi notizia su Israele sui maggiori giornali italiani, fa eccezione la Stampa. Un brutto e falso titolo, la solita fotografia di propaganda filopalestinese (il testo: "scolari palestinesi curiosano attraverso i fori fatti nel muro della scuola dai proiettili di un tank israeliano a Deir al-Balah"), che è come dire guardate cosa fanno i cattivi israeliani contro le scuole palestinesi.In quanto al titolo,il governo poi non prepara nessuna nuova colonia, molto più semplicemente ha autorizzato la costruzione di nuove abitazioni ("1400 nuove unità abitative", come perlatro scrive anche Baquis nell'articolo). E questo non è costruire nuove colonie, come falsamente titola la Stampa. Contro il prolungamento della barriera difensiva si alzano grida accorate. Grida Solana, a nome della politica estera europea, al quale si accoda subito de Villepin (ti pareva se la Francia perdeva un'occasione per attaccare Israele). Che poi Arafat definisca "muro razzista e nazista" la barriera difesiva possiamo commentare solo con: il signore si' che se ne intende. In quanto a razzismo e nazismo dietro allo stesso Arafat c'è una lunga storia di legami con Hitler che , almeno ideologicamente, continua tuttora. Altro che muro razzista e nazista ! Israele ha ampiamente dimostrato di essere d'accordo per un futuro stato palestinese. Certamente ad alcune condizioni. Che sia democratico, smilitarizzato, e che prima sparisca il terrorismo. Se questo non succede Israele ha tutti i diritti all'autodifesa, sino alle estreme conseguenze. Sta ai terroristi deporre la armi. Se ciò non avviene il governo israeliano (qualunque governo) ha il dovere di tutelare la sicurezza dei propri cittadini. Tra queste misure rientra il cercare di impedire l'entrata sul territorio nazionale dei terroristi suicidi. Ecco perchè la barriera di sicurezza. Che non è definitiva ed i cui confini domani potranno sempre essere discussi da Israele con la leadership palestinese. Sempre che ce ne sia una interessata a discutere di pace. Per vedere fino a che punto si possano riportare in modo ambiguo le posizioni di Israele, invitiamo i nostri lettori a leggere l'intero artcolo di Baquis. E poi inviare lettere di protesta alla Stampa per TITOLO, FOTO e ARTICOLO. I PACIFISTI: 600 NUOVI APPALTI, 1400 DALL’INIZIO DELL’ANNO Israele prepara nuove colonie L’Europa: inappropriata la costruzione del Muro
Aldo Baquis TEL AVIV E’ stata accolta da un coro generale di proteste, la decisione del governo israeliano di estendere fino al centro della Cisgiordania la costruzione di una «barriera di sicurezza» che nel suo tratto iniziale (100 chilometri) corre grosso modo a ridosso della linea di demarcazione in vigore fino al 1967. Il nuovo segmento - approvato mercoledì - ingloba gli insediamenti di Kedumim e Ariel (presso Nablus), Talmonim e Nili (presso Ramallah) e l'area di colonizzazione di Gush Etzion (presso Betlemme). Secondo le stime del quotidiano «Haaretz», una volta completata l'opera - che sarà lunga 350 chilometri - l'80 per cento dei 230 mila coloni e i loro insediamenti saranno stati di fatto annessi al territorio israeliano. Molte decine di migliaia di palestinesi resteranno «intrappolati» dalla barriera, che è composta da un insieme di reticolati accompagnati da valli e fili spinati, integrati da tratti in muratura, soprattutto presso Gerusalemme, Betlemme e Kalkilya. Per raggiungere il resto della Cisgiordania, questi palestinesi dovranno passare attraverso appositi varchi o utilizzare gallerie, ancora in fase di progettazione. «E’ una decisione inappropriata - ha esclamato ieri l'Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana - Non penso che si possa accettare un muro che crea divisioni sul terreno». «Anziché occuparsi dell'Iraq in modo affrettato, sarebbe stato meglio affrontare prima il conflitto palestinese», ha commentato il ministro francese degli Esteri, Dominique de Villepin. E da Washington il segretario di stato Colin Powell ha ammesso che la barriera «costituisce un problema», che adesso diventa «ancora più acuto» con la penetrazione in Cisgiordania per una profondità di oltre 20 chilometri, nella zona di Ariel. I palestinesi sono furibondi. «Quel muro razzista e nazista espropria le nostre terre», si è indignato il presidente Yasser Arafat. «Israele ha di fatto assassinato la Road Map», ha rincarato l'ex ministro Yasser Abed Rabbo. Anche i francescani della Custodia di Terra Santa disapprovano: nella zona di Betlemme il muro ha comportato la requisizione di terre destinate alla costruzione di appartamenti per palestinesi cristiani. Il movimento «Pace Adesso» sottolinea come, in aperto contrasto con lo spirito della Road Map, Israele non solo non ha rimosso gli avamposti «selvaggi», né ha congelato gli insediamenti esistenti, ma prosegue la colonizzazione «fino a dare l'impressione che il Ministero dell’Edilizia sia diventato uno strumento operativo del movimento dei coloni». Secondo i dati di «Pace Adesso», dall'inizio dell'anno è stata avviata nelle colonie ebraiche la costruzione di quasi 1.400 nuove unità abitative. Seicento gare di appalto sono state annunciate negli ultimi giorni. Chi le ha ordinate prevede dunque un'aggiunta sul terreno di migliaia di nuovi coloni. Per non andare a un confronto diretto con gli Stati Uniti, il governo Israele procede per tappe. L'insediamento di Ariel (20 mila abitanti) sarà protetto dalla barriera, che però per ora non sarà collegata al tratto principale che corre lungo la linea di demarcazione fra Israele e Cisgiordania. Fonti giornalistiche israeliane hanno riferito ieri che esperti Usa verificheranno il tracciato della barriera in un tratto della Cisgiordania di grande importanza strategica: quello compreso fra le colonie di Beit Aryeh e Kiryat Sefer (a Ovest di Ramallah). Una zona che richiede protezioni particolari, vicina com’è all'aeroporto internazionale Ben Gurion e ai magazzini militari utilizzati dagli Stati Uniti. Nelle dichiarazioni ufficiali, i dirigenti israeliani ribadiscono che lo scopo della barriera è essenzialmente difensivo: ostacolare l'ingresso di kamikaze, autobombe o di palestinesi intenzionati a insediarsi illegalmente in Israele. Ma ieri un importante demografo israeliano, Arnon Soffer, ha sostenuto in un’intervista alla radio militare che la costruzione del muro è dovuta al fatto che «fra il Giordano e il Mediterraneo gli ebrei sono oggi in minoranza». Secondo Soffer, il governo israeliano vede nel tracciato della barriera la futura linea di demarcazione fra lo Stato di Israele «a stragrande maggioranza ebraica» e l’entità palestinese, quale che sia il suo assetto politico definitivo.
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