4/2/02 Lettera aperta a Berlusconi... Riflessione di Deborah Fait
Caro Presidente,
Da molto tempo pensavo di scriverLe questa lettera aperta: dal giorno in cui Lei e' stato eletto e mi son detta "Ecco finalmente un Primo Ministro amico di Israele".
Purtroppo i governi italiani ci hanno abituati a politiche partigiane, tutte rivolte con simpatia alla causa palestinese dimenticando che anche in Israele esiste un popolo che muore, che soffre e che anela alla pace.
Precedenti governi non si sono limitati a esternare la loro simpatia ad Arafat , hanno fatto anche di peggio, Signor Presidente: hanno dimenticato di incarcerare assassini palestinesi venuti a fare stragi in Italia, hanno persino pensato che tali assassini stessero meglio liberi e hanno girato la testa dall'altra parte mentre questi fuggivano verso la Tunisia dove li attendeva un Arafat raggiante di gioia per i morti italiani a Fiumicino e a Roma.
Contro Fiumicinio gli uomini di Arafat si sono accaniti ben due volte, la prima nel 1972 con 32 morti e la seconda nel 1985 con 16 morti e 70 feriti . Tutti cittadini italiani.
Nello stesso periodo i politici italiani erano cosi' ciechi o meglio cosi' faziosamente ciechi da invitare ufficialmente nel nostro paese il signor Arafat, incuranti del mandato di cattura internazionale che pesava sulla sua testa, e lo portavano in trionfo ad Assisi.
Ricordo che Arafat era tenuto affettuosamente per mano da Achille Occhetto e da Luciano Lama.
Intanto i parenti dei morti italiani piangevano e il fratellino di Stefano Tache' di due anni, assassinato davanti alla sinagoga di Roma da un feddayin, non capiva perche' gli avevano ammazzato il fratellino piccolo. Come poteva capire, signor Presidente? Un bambino romano, un piccolo ebreo romano, come poteva capire che esistevano persone che odiavano tanto gli ebrei da aspettare la loro uscita dalla Sinagoga, di sabato pomeriggio, per gettare una bomba assassina e ammazzare innocenti.
Poco tempo prima l'assassinio del piccolo Stefano il sindacato italiano aveva gettato, in segno di disprezzo, una bara nera proprio davanti a quella Sinagoga.
Terribile e macabro preavviso di quello che sarebbe successo.
Via via negli anni, abbiamo sofferto molto per il palese antisionismo dell'Italia e come Martin Luther King ha piu' volte affermato "chi odia Israele in definitiva odia gli ebrei", quindi posso dire con tristezza che l'antisionismo altro non e' che un novello e piu' moderno antisemitismo e si pone esattamente gli stessi fini: la fine di Israele.
Forse non cruenta come la Shoa' ma comunque l'indebolimento e la successiva sparizione dell'unica democrazia del Medio oriente.
Da quando Arafat ha dato il via alla seconda intifada, un anno e mezzo fa, stiamo assistendo quotidianamente alla demonizzazione di Israele. Viviamo questa spiacevole sensazione leggendo i giornali e guardando la televisione di stato, l'ineffabile RAI, che assomiglia ogni giorno di piu' a Radio Palestina.
Signor Presidente, io credo che un servizio pubblico abbia il dovere di informare in modo giusto ed equilibrato i cittadini italiani e posso dire con preoccupazione che non e' esattamente questo che fa la RAI.
La preoccupazione e' legittima perche' la RAI gestisce una buona parte dell'opinione pubblica e le statistiche ci dicono che l'odio contro Israele e gli ebrei e' in costante aumento in Italia. Ormai non si contano piu' le manifestazioni in tutte le citta' italiane contro Israele, manifestazioni organizzate da pacifisti o presunti tali che pero', come a Genova, hanno ben poco di pacifico e si concludono irrimediabilmente con bandiere bruciate e slogan che inneggiano alla distruzione di Israele.
L'opinione pubblica non si scandalizza mai , non vi sono manifestazioni contro il razzismo dei "pacifisti" e questo e' imputabile al lavaggio del cervello dei media italiani, in primis la RAI, che presentano lo stato di Israele come la culla del male del mondo.
Che senso ha un'informazione di parte, Signor Presidente?
L'informazione deve essere libera e deve attenersi a precisi vincoli di etica quindi non deve essere soggetta a dubbie intromissioni da parte di organizzazioni straniere e potenti, e soprattutto non partigiana per vilta' o per interesse.
Concludo questa lettera, Signor Presidente, appellandomi ai suoi sentimenti di liberta', rispetto e giustizia affinche' nel corso del suo mandato lei possa portare l'Italia ad essere una vera grande democrazia, convinta che questo si possa ottenere soprattutto se il potere dei media verra' ridimensionato e mondato da situazioni che nulla hanno a che vedere con democrazia e liberta'.
La ringrazio per l'attenzione, Signor Presidente , e le invio distinti saluti.