Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
"Il presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat è pienamente responsabile della crisi attualmente in corso all'interno dell'Autorità e della società palestinese, così come della crisi nei confronti di Israele". Lo ha affermato domenica Abdel Sattar Kassam, autorevole professore di scienze politiche dell'università palestinese di Nablus. La sua voce fuori dal coro ha per un momento interrotto l’unanime espressione di solidarietà che ha accomunato mondo arabo ed Europa davanti alla minaccia di rimozione del rais dai Territori. Secondo Kassam, la lotta di potere tra Arafat e la dirigenza dell’Autorità palestinese non ha altra spinta che motivazioni personali e non ha nulla a che fare con gli interessi dei palestinesi. "Il popolo palestinese subisce uccisioni e arresti mentre Arafat ed il suo gruppo dirigente litiga al suo interno – ha detto Kassam – in uno sfogo con una fonte di informazione israeliana. "La lotta intestina danneggia il popolo palestinese. Bisogna smetterla di nascondersi dietro slogan sull'unità e l'interesse nazionale, quando è chiaro che il rais non ha alcuna intenzione né di perseguire la pace né di aprire alla democrazia. Per il medesimo motivo: perderebbe il suo enorme potere personale".
La dissidenza palestinese è un’entità da sempre ignorata in occidente. Non ne fanno menzione i corrispondenti in loco, che spesso interagiscono così strettamente con le fonti di informazione ufficiale dell’Anp da sfumare i propri contorni con quelli degli uffici-stampa locali. Eppure i dissidenti ci sono, tra gli arabi israeliani e nei Territori. Il professor Kassam, che in passato ha manifestato l'intenzione di sfidare Arafat nelle elezioni presidenziali, chiede l'istituzione di una dirigenza collettiva palestinese che si adoperi immediatamente per sradicare la corruzione all'interno dell'Autorità Palestinese e persegua coloro che sono coinvolti nell'abuso di fondi pubblici. Kassam chiede anche che venga smantellato il pletorico apparato di sicurezza palestinese, lasciando in attività solo la polizia civica in uniforme blu. "Tutte queste forze di sicurezza - ha spiegato - non sono in grado di difendere la popolazione, e nemmeno sé stesse".
Il professor Kassam, da tempo molto critico verso Arafat, è riuscito per poco a sfuggire ad un tentativo di assassinio nel 1995, quando venne colpito nella sua casa da quattro pallottole sparate da un killer a volto coperto. Un anno dopo, Kassam venne arrestato dalla polizia dell'Autorità palestinese per aver firmato un appello in cui si chiedevano riforme concrete nell'Autorità palestinese e veniva criticata l'imperversante corruzione fra i dirigenti palestinesi, e venne detenuto senza processo in una prigione palestinese a Gerico insieme ad altre personalità firmatarie dell'appello. Tra il 1999 e il 2000 Kassam venne nuovamente arrestato dall'Autorità palestinese per aver pubblicamente criticato Arafat. La sua cattedra a Nablus, congelata a più riprese, viene considerata a rischio. Malgrado l’attenzione alle vicende mediorientali, il caso del professor Kassam continua però a passare inosservato. Sono state oltre duecento le operazioni di "polizia politica" ascrivibili negli ultimi anni ai servizi di sicurezza palestinesi, che agli ordini di Arafat hanno rintracciato, minacciato ed in alcuni casi tratto in arresto gli oppositori più irrequieti.
Mentre gli osservatori internazionali non perdevano le speranze sulla possibilità che Arafat si decidesse a trarre in arresto i responsabili dei martiri delle brigate di Al Aqsa, i mandanti diretti degli attentati che hanno fatto saltare la Road Map – prima che a questi provvedessero gli inviati di Tsahal – l’anziano rais preferisce mantenere una linea dura solo verso i suoi oppositori. Le recenti nomine di Arafat, nate proprio quando Abu Mazen veniva costretto alle dimissioni, tendono anzi ad assicurare al leader storico un controllo incondizionato sull’autorità palestinese. Arafat ha nominato un nuovo comandante militare ai suoi ordini proponendolo a un uomo forte come Jibril Rajub. Senza dimenticare di stringere intorno a sé la struttura di Fatah con un editto che investe un'immensa quantità di fondi e gliene garantisce di fatto il controllo, affidato alle mani amiche di Hani al Hassan, suo uomo di fiducia.
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