venerdi 01 novembre 2024
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Il Giornale Rassegna Stampa
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Testata: Il Giornale
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Pagina: 1
Autore: Livio Caputo
Titolo: «Se l'Occidente tradisce Israele»
Quando alcune settimane fa Sciuscià chiese ai suoi spettatori chi avesse ragione tra israeliani e palestinesi, il 21 per cento disse i primi, il 21 i secondi, ma la risposta di gran lunga più gettonata fu "entrambi". E' probabile che queste cifre oscillino, a seconda se le notizie riguardano un attentato terroristico palestinese particolarmente orribile o una ritorsione eccessiva di Tsahal, ma il sondaggio è egualmente rivelatore del modo in cui l'opinione pubblica italiana percepisce il conflitto mediorientale. Mentre la maggioranza si rende conto che ci troviamo di fronte a una situazione troppo complessa per dividere il campo in buoni e cattivi, altri partecipano con passione alle vicende mediorientali, assumendo posizioni manichee che purtroppo generano spesso sentimenti deprecabili: un antisemitismo neppure tanto mascherato tra i sostenitori dei palestinesi e ostilità e diffidenza nei confronti di tutto il mondo arabo da parte dei simpatizzanati di Israele.
I filopalestinesi sono più numerosi nelle file di un certo mondo cattolico e sopratutto della sinistra (vedi l'invito di Arafat e la distribuzione di keffieh a un recente congresso della Cgil, o peggio ancora la manifestazione romana del 9 marzo intorno al ghetto, con pesanti insulti e minacce nei confronti degli ebrei alla presenza di autorevoli leader politici, mentre i filoisraeliani prevalgono nella Casa delle Libertà, più sensibile al fatto che tra i due contendenti solo lo Stato ebraico è una democrazia. Ma si può dire che i due "partiti" sono trasversali allo schieramento politico con esponenti da entrambi i lati della barricata.
Questa spaccatura si riflette anche sulla nostra politica estera. All'inizio, il governo di centrodestra era sicuramente più vicino a Israele dei suoi predecessori, sia per i cordiali rapporti di Berlusconi con il mondo ebraico, sia per la volontà di Fini di superare le diffidenze tuttora esistenti nei suoi confronti a Gerusalemme. Cammin facendo, tuttavia, il presidente del Consiglio ha aggiustato il tiro, specie dopo essere stato attaccato per aver sostenuto, nella scia dell'11 settembre, la superiorità della nostra civiltà su quella islamica: ha ricevuto due volte Arafat, ha lanciato il piano Marshall per la palestina, ora ha voluto essere il primo leader europeo ad appoggiare il piano di pace saudita recandosi di persona a Ryad. Adesso, la morte del fotoreporter Ciriello, in seguito a fuoco israeliano potrebbe dare una ulteriore spinta in questa direzione. In un momento decisivo per il conflitto mediorientale, è invece indispensabile mantenere una visione lucida del problema e non lasciarsi influenzare nè da fattori emotivi, nè dalla propaganda di parte. Bisogna dire che i palestinesi si sono dimostrati - sotto questo aspetto - più abili degli israeliani, riuscendo a far dimenticare che sono stati loro a violare gli accordi di Oslo introducendo nei territori armi di ogni specie, che sono stati loro a lanciare l'intifada anzichè fare la pace a Camp David e che sono stati ancora loro a scatenare la reazione israeliana con feroci attentati suicidi contro i civili. Anche nei momenti per lui più difficili, Arafat è riuscito a far credere all'Europa che i palestinesi lottano soltanto per la loro libertà e non con l'obbittivo ultimo di distruggere lo Stato ebraico, come si evince dai libri di testo delle loro scuole e dai loro giornali. Gli israeliani, invece, non sono riusciti nè a liberarsi dello stigma di potenza occupante che fa uso inaccettabile della propria superiorità militare, nè a convogliare al resto del mondo l'idea che i tragici eventi di queste settimane sono solo l'ennesimo capitolo della loro cinquantennale lotta per le sopravvivenza in un Medio Oriente che li considera una specie di cancrena.
La superiorità palestinese nella guerra delle parole si riflette nel modo in cui la maggioranza dei media europei presenta oggi gli avvenimenti e nella virulenza degli attacchi a Israele da parte della stampa di sinistra. Il risultato è, appunto, il rilancio della piaga antica e terribile dell'antisemitismo, inconscio dissimulato e spesso a opra di coloro che condannano il presunto razzismo dei moderati nei confronti degli extracomunitari. Proprio in questi giorni è arrivato in libreria L'abbandono di Fiamma Nirenstein, corrispondente de La Stampa da Gerusalemme, che ha come sottotitolo Come l'Occidente ha tradito gli ebrei. La Nirenstein, che è partita a sua volta da posizioni di sinistra, scrive oggi che "se l'Occidente non si sveglia, Israele e gli ebrei rischiano la distruzione, perchè senza l'Occidente Israele è un condannato a morte che rinvia l'esecuzione con continui negoziati". Si tratta di una denuncia impressionante quanto documentata di una deriva di cui molti non si sono ancora resi conto: auguriamoci che contribuisca a fermarla.


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