Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Ernesto Galli Della Loggia Plauso al Corriere della Sera
Testata: Corriere della Sera Data: 00 giugno 2002 Pagina: 1 Autore: Ernesto Galli Della Loggia Titolo: «LA VERA COLPA OCCIDENTALE»
Prosegue con puntualità la mattanza ad opera del terrorismo palestinese; beninteso, sempre contro obiettivi che di militare o di politico in senso stretto non hanno nulla. Tra colpire una caserma o un pub, i valorosi combattenti di Al Aqsa o della Jihad islamica non hanno esitazione: le loro vittime preferite sono gli inermi. Ma non si parli di violenza cieca, come troppo spesso facciamo, quasi a voler esorcizzare il fenomeno relegandolo nell’ambito oscuro della casualità e dell’incomprensibile. Cieca quella violenza non lo è affatto: essa persegue con lucidità l’obiettivo di logorare la resistenza, la tenuta psicologica della società israeliana: isolandola, mirando a fare dello Stato ebraico una sorta di zona della morte dominata dalla roulette russa dell’attentato quotidiano. Un luogo dove ormai, se una famiglia deve prendere un autobus, cerca di salire su due vetture diverse confidando nel calcolo delle probabilità. Un luogo dal quale è sempre più forte la tentazione di fuggire. Non c’è da stupirsi del resto: il solo e vero scopo del terrorismo non è forse quello di terrorizzare? Dunque una violenza calcolata, soprattutto dagli importantissimi risultati politici. Infatti il terrorismo cambia tutte le carte in tavola, vanifica ogni progetto di pacificazione, muta l’intero quadro del conflitto arabo-israeliano. Ciò facendo però esso svela anche i terribili errori commessi in tutti questi anni dalle cancellerie europee. Un giorno di tali errori bisognerà pure indagare a fondo le complesse e varie premesse psicologiche e culturali: dall’altezzoso antiebraismo tipico della tradizione aristocratico-alto borghese europea trapassata poi nella diplomazia, all’algido terzomondismo moralistico delle socialdemocrazie protestanti nord-continentali, al pauperismo antigiudaico del retaggio cattolico-mediterraneo. Per il momento quel che salta agli occhi è il cul de sac politico-diplomatico in cui tutto ciò ha cacciato l’Europa. Per anni siamo andati avanti convinti che per raggiungere la pace il punto decisivo non fosse la parte araba, non fosse la sua ambigua composizione di duri e moderati, non fosse il bisogno di un nemico esterno assoluto che accomuna gli uni e gli altri, non fosse il radicalismo dell’ideologia politica diffusa tra le sue masse. No, per anni abbiamo fermamente creduto che il cuore del problema stesse invece in Israele: che bisognasse isolare la «destra» sionista, scagliarsi contro l’«espansionismo teocratico», appoggiare la «sinistra», i «pacifisti» e quant’altri. Non abbiamo voluto capire che nei Paesi democratici come Israele chi alla fine decide della pace e della guerra è solo e sempre l’opinione pubblica, il suo fondamentale buonsenso il quale finisce per imporsi tanto alla destra che alla sinistra; e che l’importante è perciò fornire a quel buon senso i motivi ragionevoli per decidere nel modogiusto. Non abbiamo capito che era sui palestinesi che bisognava invece assolutamente agire, che era loro che bisognava dividere: che la premessa di tutto era una leadership palestinese autentica, libera da ricatti, orientata al compromesso; che per ottenere tale obiettivo era sul fronte arabo che si doveva soprattutto operare al fine di cercare da un lato di illuminare quell’opinione pubblica, ubriacata per anni dalla più stolta propaganda, dall’altro di spezzare con durezza, con determinazione, il ricatto estremistico dei vari Iran e Iraq che alimentano le fazioni radicali palestinesi. Oggi il terrorismo rimette le cose al loro posto. Indica senza possibilità di dubbi dove sia il punto critico della questione mediorientale: nel rifiuto arabo della pura e semplice esistenza di Israele (chi può pensare infatti che mettere bombe serva a un compromesso?) e nel sostanziale assenso che quel rifiuto alla fine è in grado di estorcere, anche per colpa nostra, a tutto quanto l’Islam.
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