L'uomo giusto per salvare la Road Map? per Tramballi è Yasser Arafat
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 17 settembre 2003 Pagina: 6 Autore: Ugo Tramballi Titolo: «l'Onu resta divisa sul voto per Arafat»
Ugo Tramballi racconta del dibattito che ieri si è tenuto a Palazzo di Vetro sulla quetione Arafat. Il veto degli Stati Uniti, che ha impedito che venisse approvata una risoluzione di condanna di Israele, è stato posto perchè la risoluzione non prevedeva un'analoga condanna del terrorismo palestinese. Tramballi passa ad esaminare la figura di Arafat in questo modo: (...)Abu Ammar, al secolo Yasser Arafat, mentitore, mestatore, forse terrorista, ma padre certo di una patria sia pure rappezzata, ha vinto di nuovo
Per Tramballi è molto difficile ammettere che Arafat sia un terrorista? Non si è accorto che Arafat è a capo delle brigate dei martiri di Al-Aqsa, movimento che organizza attentati suicidi? Come fa un padre della patria essere un mentitore e un mestatore? Possibile che Tramballi non spieghi queste cose? Più avanti, Tramballi dice: Se nei Territori c'è qualcuno che può fermare i kamikaze, quello è Arafat, se Abu Ala, il premier designato, ha qualche possibilità in più di Abu Mazen, dipenderà da Arafat, se c'è un palestinese che può salvare la "road map", l'uomo giusto per ogni stagione è sempre lui: Yasser Arafat.
I cosiddetti martiri, cioè i terroristi suicidi, sono mandati da organizzazioni come Hamas e Jihad, le quali ufficialmente si dissociano dall'ANP di Arafat. Come mai, all'improvviso, Arafat ha tutti questi poteri di controllo? Forse Tramballi ci vuole implicitamente dire che in realtà lo sceicco Yassin prende ordini da Arafat? E se questo è vero, perchè Arafat non ha esercitato prima questo suo potere nel frenare il terrorismo? E infine, perchè l'Onu si preoccupa tanto di un simile individuo, capace di boicottare il suo Primo Ministro per sete di potere e mania di protagonismo, mentre non sembra minimamente preoccupato per gli attentati contro i civili israeliani? L'articolo prosegue, mettendo in luce come Arafat non abbia perso l'occasione di mostrarsi alla folla come un eroe: è il simbolo della nostra vittoria, è un monumento di democrazia, è pronto a dare la sua vita per noi e noi la nostra per la sua, dicono i palestinesi. Ma se con l'interlocutore hanno un minimo di confidenza, allargano le braccia e con un sospiro di rassegnazione aggiungono: dopo tutto è il nostro unico leader.
Queste parole sono solo riportate, non riflettono forse il pensiero di Tramballi, il quale però non dice che Arafat non è proprio un modello di democrazia: è "democraticamente eletto dal 1969" e ha usato la mano dura contro gli oppositori, ha favorito il terrorismo e non ha mai mantenuto le sue promesse. Inoltre è molto triste che la sua gente lo definisca "l'unico capo che hanno": dove sono gli altri? Tramballi non lo spiega, forse non gli interessa. L'articolo prosegue con una serie di critiche nei confronti di Shaul Mofaz, considerato dal giornalista il vero colpevole della linea dura con Arafat, perchè trattasi di uomo ambizioso che mira soltanto a subentrare a Sharon. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione del Sole 24 Ore. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.