Solo luoghi comuni una selezione chirurgica su Internazionale
Testata: Internazionale Data: 15 settembre 2003 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «estratti dall'Internazionale del 12-09-03»
A pagina 4 è pubblicata una foto su due pagine relativa all'attentato dei terroristi palestinesi, presso la base militare di Tzirifin, a sudest di Tel Aviv. La didascalia riporta il titolo: Torna il terrore. Apprezziamo lo sforzo nel raggiungere un maggior equilibrio, ma, come vedremo in seguito, non basta.
A pag.11 sono pubblicati 3 editoriali riguardanti il conflitto israelo-palestinese: uno del quotidiano spagnolo El Paìs, uno di Ha'aretz e l'altro del quotidiano dell'Anp, Al Quds-Al Arabi. Per quanto riguarda El Paìs, dopo un inizio equilibrato, il quotidiano spagnolo "sbraca" nella propaganda: (...) ha senso oggi una particolareggiata ricostruzione storica di responsabilità? No, se si vuole dare una soluzione al problema: bisogna ripartire invece dalle risoluzioni delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale anche gli attacchi suicidi di Hamas fanno parte del diritto internazionale? Le prime esigono il ritiro degli israeliani entro i confini del 1967, il secondo condanna un'occupazione che viola le convenzioni di Ginevra e dell'Aja gli eccidi sui bus invece fanno parte della convenzione di Ginevra... Di fronte al disinteresse del primo ministro israeliano Ariel Sharon a rispettare le regole dell'Onu su quel che si può e non si può fare in un territorio occupato (Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est, e il Golan ), la cosiddetta road-map, che non porta più da nessuna parte, o la ratifica dell'incarico del nuovo premier palestinese, Abu Ala, sembrano soltanto i passi di un tragico e inutile balletto.(...) Territori occupati in seguito a diverse guerre scatenate o provocate dai paesi arabi, ma per El Paìs e De Mauro, Israele avrebbe dovuto subire in silenzio. Considerazioni superficiali, luoghi comuni, un pezzo degno di un bambino di seconda elementare, non di un grande quotidiano.
Riguardo Ha'aretz, la redazione di Internazionale ha la straordinaria capacità di pubblicarne, in modo quasi chirurgico, solo gli editoriali di critica a Sharon, evitando quelli (la maggior parte) che denunciano i crimini della cricca di Ramallah.
Sarebbe quasi inutile commentare anche l'articolo del quotidiano palestinese, se non fosse, in un tratto, comico, degno di una puntata di Zelig: (...) Malgrado tutti gli insuccessi degli ultimi cento giorni, la carica di primo ministro ne esce rafforzata. Allo stesso modo, abbiamo assistito ai primi passi verso la creazione di istituzioni autentiche, la lotta contro la corruzione e la consacrazione dell'idea di riforme. Di questi passi se ne sono accorti solo il quotidiano palestinese e il Sig. De Mauro che ha pubblicato il pezzo.
Tre articoli quindi dello stesso tenore.....è questa l'obiettività di Internazionale? Come mai il Sig.De Mauro non ha pubblicato, tanto per fare un esempio, l'editoriale del direttore di uno dei quotidiani più letti del mondo arabo, Al-Sharq Al-Awsat, nel quale si accusava la cricca di Ramallah di vergognosi giochi di potere sulle spalle del popolo palestinese? Troppo scomodo per l'idolo del Sig. De Mauro, Arafat. Visto che De Mauro non l'ha fatto, allora lo pubblichiamo noi, almeno ampi stralci del pezzo:
Noi trasudiamo vergogna.
Mentre la terra palestinese occupata trasuda sangue e dolore, noi trasudiamo vergogna. Non sappiamo più da che parte guardare quando vediamo i continui litigi fra i membri della leadership di Ramallah.
Non è vergognoso e penoso quando una donna palestinese sacrifica i propri figli per questi leader che si rifiutano di lasciare i propri posti? Non è vergognoso che questi siano i personaggi che trascinano l’intero mondo arabo in una lotta che loro definiscono ‘fondamentale’, e che nella sua forma attuale, sotto gli occhi e a portata di orecchie di tutti, non è altro che una farsa personale? Perché qualcuno dovrebbe sacrificare qualcosa per una questione dettata da interessi personali?
E ancora: A questa leadership non interessa nulla eccetto le proprie battaglie personali.
Una delle ragioni per cui alcuni di noi sospettano che la loro non sia una vera leadership, è che questa leadership non combatterà né farà mai la pace. Mentre le donne palestinesi piangono i loro figli, i loro fratelli e i loro padri, si levano gli urli dei leader che si azzuffano per cariche e stipendi. Questa leadership non vuole né una soluzione né una terra; niente le interessa, a parte le proprie battaglie personali.
Purtroppo, lo scontro fra questi sei (la cricca al potere a Ramallah, Nda), rappresenta la solita forma di governo alla quale la leadership palestinese ci ha abituati nel corso di molti anni. E’ per questo motivo che molti governi, e non solo quello americano, hanno preteso un cambiamento e il consolidamento di un sistema politico trasparente. Sfortunatamente, il bastone viene messo fra le ruote ogni volta che il carro comincia a muoversi, e la ragione per cui questo accade è sempre la lotta per interessi personali.
La verità è che non c’è una disputa ideologica sulla gestione o la soluzione del conflitto fra Abu Mazen (l'ex premier Nda), Abu Ammar (Arafat, Nda), Nabil Sha'ath,(ministro degli esteri, Nda), Farouq Qaddoumi (capo ufficio politico, Nda), Muhammad Dahlan (ex responsabile della sicurezza nei territori, Nda) e Jibril Rajoub, (nuovo capo della sicurezza nazionale, Nda), così come fra gli altri che si trovano ai vertici della burocrazia, si tratta solo di una disputa riguardante le poltrone. I governi arabi vedono i litigi dei membri dell’ANP e non sanno più dove guardare. Si trovano di fronte al Presidente di uno stato che afferma di essere stato eletto e un Primo Ministro che egli ha nominato, ma al quale non vuole dare poteri.(…)
E’ tempo che la leadership palestinese capisca che se ne deve andare, che sia quella di Abu Ammar, (Arafat, Nda) o di Abu Mazen. Gli ultimi round delle lotte intestine hanno confermato i sospetti e provato le accuse precedenti, secondo le quali non esiste una vera leadership in grado di assumersi le sue responsabilità e di sacrificare propri interessi e poltrone per compiere il dovere per cui è stata eletta.
Non è terribile abbastanza la sofferenza di un popolo, metà del quale vive in campi profughi, da ormai 40 anni, e l’altra metà sotto occupazione? E’ con questa leadership inetta che i palestinesi libereranno la loro terra? Dovremmo entrare in conflitto con il resto del mondo per gli interessi di questi individui?
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