Scontri nei campi profughi dissidenti anche tra le file di Hamas
Testata: Libero Data: 14 settembre 2003 Pagina: 7 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «I palestinesi che non stanno con Yasser»
Riportiamo l'articolo di Dimitri Buffa pubblicato su Libero domenica 14 settembre 2003. Ma davvero tutti i palestinesi sono a favore di Arafat e della sua politica della lingua biforcuta, discorsi concilianti per la pace in inglese e proclami terroristici in arabo? La domanda non appare retorica visto che l'altro ieri nel più popolato (75 mila palestinesi censiti nel 2001) dei campi profughi del Libano del Sud, Ein Al-Hilweh, si è scatenata una vera e propria mini guerra civile tra opposte fazioni palestinesi, alcune pro Arafat e altre vicine alla Jihad islamica e ad Hamas. Con tanto di lancio di granate, colpi di kalashnikov e quant'altro con un bilancio finale di oltre 70 feriti, tre dei quali in condizioni molto serie. Inoltre, a leggere i risultati dei sondaggi recentemente commissionati e pubblicati dalla stampa israeliana nei territori dell'Anp, queste certezze vengono meno. Infatti il dato più eclatante è che il 44% dei palestinesi intervistati non si fida di nessuno dei suoi governanti (che peraltro non ha mai potuto scegliere con regole democratiche) in quanto li considera dei ladri e degli "uomini di potere disposti a tutto per mantenerlo". Solo il 22% si fida di Arafat, che rimane di gran lunga il più seguito, visto che i vari Abu Mazen e Abu Ala nemmeno raggiungono il 10% di "audience".
E proprio a favore di Arafat, e contro la decisione di "principio" del governo Sharon di volerlo prima o poi cacciare via, erano in marcia il 12 settembre scorso quei 400 estremisti palestinesi del campo profughi di Ein Al Hiweh nel sud del Libano. Manifestavano cantando "con il nostro sangue e le nostre anime ti salveremo o Arafat". Ma essi stessi non si sono potuti salvare da una gragnuola di colpi di mortaio e da un fitto lancio di bombe a mano da parte degli attivisti islamici più estremisti del vicino campo di Safsaf, che ultimamente vedono lo stesso Arafat come il fumo agli occhi. E' andata di lusso che non ci sia scappato il morto, ma nessun organo di stampa italiano o europeo ha dato risalto alla scomoda notizia che i palestinesi si sparano e tentano di ammazzarsi anche tra di loro. Così come d'altronde nessuno ha ripreso le considerazioni e le notizie del "Washington Post" del giorno prima, cioè dell'11 settembre, secondo cui negli ambienti del Pentagono si da per certo che Bush ormai da qualche mese avrebbe ufficiosamente approvato gli omicidi mirati dell'esercito israeliano contro i capi delle strutture terroristiche palestinesi. Per Bush ormai - dice il Post - lo smantellamento definitivo dei gruppi armati palestinesi è "la condizione principale" per la realizzazione della pace in Medio Oriente. Inoltre la Casa Bianca, al contrario della maggior parte dei politici europei ( tra cui Prodi, Schroeder, De Villepin, Ciampi e Dini) "è riluttante a criticare gli israeliani nel momento in cui sono vittime delle attività terroristiche". Tutta questa levata di scudi mondiale a favore di Arafat, insomma, sembra più dovuta all'abilità dei politici europei a lui amici, che spesso gli fanno da addetti stampa (ufficiali e occulti), che a uno stato di fatto ineluttabile come pure si vorrebbe far credere. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.