La guerra fra Occidente e Islam radicale in un'attenta analisi di Emanuele Ottolenghi
Testata: Il Foglio Data: 11 settembre 2003 Pagina: 1 Autore: Emanuele Ottolenghi Titolo: «La guerra di civiltà va esplicitamente dichiarata. Loro intanto la stanno già facendo.»
Riportiamo l'articolo di Emanuele Ottolenghi pubblicato su Il Foglio giovedì 11 settembre 2003. Quali personaggi occidentali vengono più citati nell’universo dell’Islam radicale? Chomsky? Edward Said? D’Alema? No. Il più gettonato è Samuel Huntington, il politologo americano autore del libro "Lo scontro tra civiltà". La tesi di Huntington ha sollevato imbarazzo in Occidente, specie dopo l’11 settembre, perché sembra suggerire che esista il potenziale di uno scontro tra Islam e Occidente. Per questo i leader occidentali si sono dati pena di chiarire come le guerre in Afghanistan e Iraq non siano attacchi all’Islam; hanno promosso il dialogo, hanno prodotto leggi antirazziste per proteggere le comunità islamiche in Occidente e hanno negato che la guerra al terrorismo sia espressione dello scontro tra civiltà. Peccato che chi la guerra l’ha cominciata – molto prima dell’11 settembre – la veda diversamente. L’Islam militante, di cui bin Laden è l’espressione più recente, crede che Huntington ci abbia azzeccato. Non importa cosa pensi l’Occidente. Quel che conta è che chi oggi usa il terrorismo globale come strumento di promozione di un’agenda politica lo fa in nome di una visione del mondo che si rifà al concetto di scontro tra civiltà. L’Islam militante non rappresenta l’intero universo dell’Islam, ma pretende di farlo. Quindi il nemico dell’Occidente oggi non è l’Islam, ma la sua componente fondamentalista. Ed è quest’ultima che identifica il nemico nell’Occidente. Bush e Blair possono illudersi che la corrente crisi non rifletta uno scontro tra civiltà. I fondamentalisti che hanno scatenato la guerra invece pensano in termini manichei: le loro azioni e aspirazioni riflettono una visione di lotta tra bene e male.
L’Islam radicale ha bisogno di un nemico E’ importante quindi riconoscere due fatti. Il primo è che l’Islam radicale rappresenta una voce all’interno di un poliedrico universo di più di un miliardo di credenti, guidati da scuole interpretative e visioni differenti e non necessariamente d’accordo con bin Laden. Il secondo è che, come nota Bernard Lewis nel saggio "The Crisis of Islam", l’Occidente non ha bisogno e non cerca un nemico, ma l’Islam radicale sì. La sua visione di lotta tra verità e falsità trasforma l’Occidente infedele nella fonte del male che avrebbe penetrato l’Islam corrompendolo. Ne consegue che la lotta intrapresa dall’Islam radicale mira a ripristinare la verità islamica, annientando gli apostati che tra i fedeli hanno tradito il percorso di verità tracciato dalla fede e gli infedeli che li hanno corrotti facendoli deviare dalla retta via. Lo scontro, se esiste, esiste quindi prima di tutto all’interno dell’Islam tra radicalismo e altre interpretazioni, incluse quelle che sostengono e auspicano la possibilità di riconciliare Islam e modernità. In un discorso, bin Laden, citando l’esegeta del XIII secolo Ibn Taymyya, ha detto: "Niente è più obbligatorio che respingere il nemico aggressore che corrompe la religione e questo mondo, salvo la fede stessa". L’Occidente è il corruttore o, come il diavolo nella tradizione islamica, il sussurratore, colui che induce in tentazione e devia il credente dal sentiero di Dio. Occorre quindi distinguere tra l’Islam che cerca il dialogo con l’Occidente perché crede nella necessità di adottarne almeno in parte valori e modelli – primi tra tutti i diritti umani, la democrazia e la cultura del dubbio – e l’Islam che predica lo scontro. Fatta la debita distinzione, occorre riconoscere che l’Occidente è stato aggredito da una forza guidata da una visione teologica ostile e totalizzante, la quale gli ha dichiarato guerra. Il casus belli non va trovato tanto nelle politiche occidentali – su cui si può discutere e dissentire nel modo consentito dalla diplomazia internazionale – ma nei valori che l’Occidente rappresenta. Bin Laden ha dichiarato guerra all’essenza stessa dell’Occidente. Lo scontro tra civiltà che il radicalismo islamico ha intrapreso assume caratteri simili a quelli di altri totalitarismi: il nazi-fascismo e il comunismo. La natura dell’ideologia cambia, ma non l’intensità dello scontro. Come nel caso della lotta contro il nazi-fascismo prima e il comunismo poi, l’11 settembre rappresenta una dichiarazione di una guerra di civiltà. Piaccia o no, essa è destinata a durare a lungo. Solo comprendendone natura, costi e durata, può l’Occidente sperare di vincere. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.