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La Stampa Rassegna Stampa
28.04.2002 29/4/02 Un altro inno ad Arafat
Un altro inno ad Arafat

Testata: La Stampa
Data: 28 aprile 2002
Pagina: 1
Autore: Igor Man
Titolo: «Una corda troppo tirata»
Su La Stampa del 29-4-2002 in prima pagina un pronto editoriale di igorman in lode del rais. Quando vengono commessi gli attentati criminali dal terrorismo palestinese contro Israele, la penna del nostro si fa attenta, e scrutando tace. Ma appena ci sono avvisaglie positive ecco che il nostro non se le lascia sfuggire. Bush riceve il principe Abdallah dell'Arabia Saudita (quel gran galantuomo che finanzia le famiglie dei suicidi attentatori)? Magnifico pensa il nostro,e racconta di come Abdallah,con qualche video mostrato al presidente americano,l'abbia convinto che Sharon è cattivo e Arafat buono. Naturalmente non si lascia sfuggire la descrizione patetica e lamentosa di un Arafat "con l'acqua razionata,l'energia elettrica a singhiozzo, e lenticchie a colazione,pranzo e cena". Un Arafat trasfigurato,lo vede igorman, che supera il ridicolo nel descriverlo "48 giorni dopo, la sua logora Kheffia si è trasformata un una corona". Chissà, forse igorman è a conoscenza del fatto che Arafat non vuole più essere presidente ma re. Per chiudere, l'ultima definizione del rais: saladino postmoderno e unico ammortizzatore disponibile su piazza". Ammortizzatore ?


Una corda troppo tirata
29 aprile 2002
di Igor Man

E’ una buona notizia, questa che arriva da Ramallah. Pochi avrebbero scommesso sul «sì» di Arafat all'arabescato compromesso figlio del blitz del principe Abdallah d’Arabia saudita nel ranch di Bush: il successo della sua missione era dato a 1 contro 1000. Il compromesso suggerito asciuttamente da Abdallah a un Bush frastornato dall’intransigenza dei vecchi duellanti (Sharon-Arafat), sancisce una volta ancora il primato della politica sulla violenza. Attenzione: la fine degli arresti domiciliari di Arafat, prigioniero nel suo quartier generale con l’acqua razionata, l’energia elettrica a singhiozzo, e lenticchie a colazione pranzo e cena, è soltanto un «brodino».E’ difficile, oggi come oggi, che di seguito venga servito qualcosa di più sostanzioso.

Si vuole che il presidente Bush sarebbe rimasto «turbato» dalle videocassette che Abdallah ha voluto che egli vedesse. Mostrerebbero «atti di inaudita violenza contro i palestinesi». Da qui la decisione di George W. di finalmente decidersi di abbattere il pugno sul tavolo di Sharon. Ci sembra più realistico pensare che il vecchio centurione sionista si sia reso conto di aver tirato troppo la corda col risultato di alienarsi l’alleato-protettore, di trasformare la prigionia di Arafat in un boomerang. Quando lo misero in trappola, Arafat sembrava destinato a far la fine d’un topo di fogna. Invece, 147 giorni dopo la sua logora kheffia s’è trasformata in una corona. I regimi arabi non lo amano, lo considerano un grillo parlante infido, è la loro cattiva coscienza.

Un po’ tutti si sono stracciate le vesti per i fratelli palestinesi ma li han tenuti nei campi profughi (latrine a cielo aperto), li han persino ammazzati: vedi il Settembre Nero in Giordania, Tall el Zaatar in Libano. Se non fosse che le masse arabe (esistono esistono) guardano a mister Palestina come a una sorta di saladino postmoderno, nessun raîss avrebbe esercitato pressioni convinte su Bush. Né tantomeno Abdallah si sarebbe impegnato a convincere i principi suoi parenti che Arafat è l’unico ammortizzatore disponibile su piazza.

Una piazza avvelenata dalle ambiguità afghane, dal ruolo equivoco di Bin Laden, dal ricatto permanente di un Saddam in debito d’ossigeno, dalla impenetrabilità dei piani di Sharon. Quello di Ramallah è solo un «brodino». Tuttavia domani è un altro giorno, intendendo per domani il bukra parola che in arabo vuol dir appunto domani ma un domani vago, senza orologio, una sorta di futuro remoto che tuttavia, di colpo, può diventar prossimo, quanto meno te l’aspetti.



Invitiamo i nostri lettori a scrivere alla Stampa per protestare contro l'opera di demonizzazione che igorman continua a svolgere contro Israele.


lettere@lastampa.it

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