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12/2/02 Molti sospetti e una certezza...
Riflessione di Federico Steinhaus
Oggi, 11 febbraio 2002, leggo, a proposito di quello che Repubblica-on-line definisce "l'ennesimo lunedi di rappresaglia" (evidentemente, le domeniche si dovranno d' ora in poi definire "l' ennesima domenica di stragi terroristiche"), che elicotteri da combattimento ed aerei F16 attaccano obiettivi dell' Autorità Palestinese, e questi elicotteri ed aerei F16, a seconda dei giornali, sono regolarmente corredati con la definizione "ebraici" o "con la stella di Davide".

Non è da oggi che questo collegamento subliminale viene utilizzato, consapevolmente od inconsapevolmente, dai media italiani. Lo avevamo trovato, utilizzato con regolarità, anche all' epoca della guerra del Libano (1982).

Ovviamente, nessun giornale si sogna di applicare la medesima metodologia linguistica ad altri conflitti, e men che meno al mondo islamico. Chi ha mai letto di "aerei da combattimento islamici", oppure "con la mezzaluna", di carri armati "con stelle e strisce"?

Ma non si tratta di questo; un elenco di simboli nazionali (la "Marianna " francese) o di bandiere mai utilizzati dai media nella descrizione di scontri armati non esaurirebbe questo argomento,e certamente non ne metterebbe nella dovuta evidenza il vero significato.

La stella di Davide è parte della bandiera nazionale israeliana, ma guarda caso è anche il simbolo più noto per collegare con immediatezza la religione ebraica ad una immagine. Ha, pertanto, una duplice valenza visiva e psicologica, che rende inseparabili questi richiami simbolici.

Pertanto, l' uso di questo simbolo nella descrizione di avvenimenti bellici potrebbe avere lo scopo di provocare nel lettore una associazione negativa fra la religione ebraica (leggi: gli ebrei) e decisioni politiche sgradevoli del sovrano stato d' Israele.

Ho scritto: potrebbe, e non si tratta di un lapsus.

Fino a questo stadio del mio ragionamento, voglio infatti lasciare aperta l' ipotesi di un semplice e quasi innocente accostamento al simbolo dello stato, che fa parte della sua bandiera.

Ma proseguiamo.

L'alternativa all' uso della definizione "carri armati (o a piacimento aerei, elicotteri)con la stella di Davide" è, spesso, "carri armati(o a piacimento aerei, elicotteri) ebraici" (vedasi Repubblica-on-line dell' 11 febbraio 2002).

A questo punto, tolgo il condizionale ed il senso dubitativo della frase, ed affermo che, salvo i casi di palese ignoranza, distrazione, scarsa professionalità dei giornalisti, questo uso di segnali impropri ha lo scopo di creare precisamente quella associazione mentale.

A maggior ragione se l' uso è ripetuto e generalizzato.

A maggior ragione se viene riferito solamente a percezioni negative (uso di armi) e non anche a percezioni positive ( a puro titolo di esempio, la benemerita Stella di Davide rossa, che la Croce Rossa Internazionale dopo oltre 50 anni ancora rifiuta di riconoscere). A maggior ragione, infine, se non si estende questo collegamento anche ad altri simboli, quali i già citati "aerei (o bombe, o kalashnikoff...)musulmani".

Questa mia riflessione non si riferisce ad un particolare quotidiano, ma si estende all' intera gamma dei nostri media, e costituisce una denuncia di come si possa alimentare, senza esporsi apertamente, un antisemitismo che si collega direttamente agli avvenimenti del conflitto palestinese-israeliano e ne elabora le simbologie sulla base di pregiudizi anche molto diversi da quelli connessi alle simpatie politiche ed alle faziosità viscerali.

La controprova di questa asserzione è fornita dall' associazione fra questa crisi e le varie manifestazioni di antisemitismo sempre più diffuse, e l'identica associazione fra la guerra del Libano, l' uso di questi accostamenti linguistici, e l' ondata di antisemitismo del 1982.






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