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Michel Houellebecq - Sottomissione - 14/01/2015 -

Michel Houellebecq
Sottomissione
Bompiani

In uno dei passaggi più divertiti e già controversi del nuovo romanzo di Michel Houellebecq, lo scrittore francese mette brevemente a confronto la condizione della donna — e quindi dell’uomo — nell’Occidente secolarizzato da una parte e nel mondo musulmano dall’altra. Lo fa ancora una volta con il suo stile misurato, da lontano. Come se fosse un extraterrestre appena sbarcato sul nostro Pianeta, che si trovi a osservare alcune peculiarità dei suoi curiosi abitanti. Quindi, nella Francia della laicità, della parità tra i sessi e dei diritti dell’uomo, vediamo che Annelise ogni mattina dedica molto tempo all’acconciatura e si veste con grande attenzione, in modo da mostrarsi elegante e sexy al lavoro (è impiegata al servizio marketing di un operatore telefonico). Poi accompagna i bambini all’asilo, passa la giornata tra telefonate, email e appuntamenti e torna a casa intorno alle 21, sfinita, con l’unico desiderio di infilarsi un pigiama informe e lasciarsi crollare sul divano. È così che il funzionario pubblico Bruno, dopo una quasi equivalente giornata di lavoro, ritirati i bambini all’asilo e preparato da mangiare, vedrà la moglie: una donna sfatta, distrutta dalla fatica di mostrarsi — fuori casa — all’altezza. Entrambi hanno la sensazione di essersi fatti fregare, in qualche modo, e la certezza che con gli anni le cose non potranno che peggiorare (complice il decadimento fisico, vecchia ossessione di Houellebecq). Divorziano, ovviamente.

Nel frattempo, nei grandi centri commerciali di Riad, donne saudite in burqa fanno la fortuna dei negozi di biancheria intima acquistando guêpière, reggiseni traforati, tanga ornati di pizzo multicolore e pietre preziose: il terreno sul quale competono non è professionale ma quello delle gioie domestiche. «Esattamente il contrario delle occidentali, sexy durante la giornata perché è in gioco il loro status sociale — scrive Houellebecq — , destinate ad accasciarsi la sera appena tornate a casa e a rinunciare con spossatezza a qualsiasi prospettiva di seduzione». Questo sembra essere uno dei tanti modi in cui, secondo il 44enne docente universitario François protagonista del libro, ha preso forma il suicidio dell’Europa per come la conosciamo.

Sottomissione è il sesto romanzo di Michel Houellebecq, che dall’amato Balzac ha preso la voglia di osservare la società, e vi ha aggiunto il gusto per la profezia: dal turismo sessuale e il terrorismo in Piattaforma ai progressi della biologia e la clonazione in Le particelle elementari e La possibilità di un’isola , fino alla trasformazione della Francia deindustrializzata in una specie di parco giochi per ricchi turisti in La carta e il territorio (con il quale nel 2010 Houellebecq ha vinto il premio Goncourt).

L’ultima previsione è un’Europa dove l’ordine sociale è cambiato, diventando una forma consensuale e non sanguinaria di islamismo reale: gli uomini possono avere più mogli — la 40enne per la buona cucina, la 15enne per il sesso, grosso modo — e la disoccupazione è quasi scomparsa. Facile: le donne stanno a casa a occuparsi del marito e dei figli, a lavorare sono solo gli uomini. L’economia tuttavia è ripartita, la crescita è tornata, grazie alle illimitate sovvenzioni del Qatar e delle «petromonarchie» del Golfo.

Sottomissione esce in Francia questo mercoledì per Flammarion, e il 15 gennaio in Italia per Bompiani. Sottomissione della donna all’uomo, e di tutti gli uomini a dio secondo la definizione stessa di islam, la religione che ha conquistato il dominio sulla politica e la società francesi per via democratica, grazie alle elezioni del 2022. Il grande statista Mohammed Ben Abbes, moderato e abile, diventa presidente della Repubblica con l’aiuto di un centrodestra e un centrosinistra esangui, battendo Marine Le Pen. Nonostante qualche scontro e un inizio di guerra civile, Ben Abbes riesce rapidamente a prendere il controllo del Paese e re-orienta tutta l’Europa verso Sud, il Nordafrica e il Medio Oriente, perseguendo il sogno di ricostituire il tardo impero romano con l’islam, stavolta, al posto del cristianesimo.

Il romanzo di Houellebecq non è ancora uscito ma, naturalmente, il dibattito non solo culturale francese ne è già del tutto occupato. È un libro straordinario, nel quale l’autore alterna temi metafisici e millenari con la tristezza personale di François, professore esperto di Huysmans e suo ennesimo alter ego. Tra umorismo asciutto e ritmo perfetto, Houellebecq costruisce un universo destinato probabilmente a non realizzarsi ma — una volta immersi nelle sue pagine — credibile. Gioca con le paure degli europei e si getta spietato sulla ferita più dolorosa, quella dei valori, estremizzando la difficoltà di conciliare la laicità di Stato con le radici cristiane e il proselitismo musulmano.

Il tema di Sottomissione non è l’immigrazione, ma l’affaticamento della Francia e dell’Europa, spossate come le loro donne. Se il teologo cattolico americano George Weigel, nel 2005, si augurava che Parigi tornasse all’anima religiosa di Notre Dame contro la secolarizzazione razionalista del grande arco della Défense (nel saggio La cattedrale e il cubo edito da Rubbettino), Michel Houellebecq fa un passo successivo, e tra la chiesa e il mostro di cemento sceglie la terza via della moschea: il futuro è della religione, sì, ma quella islamica. Che può contare sul vantaggio della demografia e avvalersi, dopo tanti secoli di Umanesimo e Illuminismo sfibranti, di una prospettiva rassicurante: «Sottomissione», una liberatoria fine delle troppe responsabilità caricate sulle spalle dell’uomo. François ci prova, a convertirsi al cattolicesimo come fece il suo eroe Huysmans, e compie ripetute visite alla Madonna nera di Rocamadour. Nella scena chiave del romanzo, il protagonista si presenta davanti alla Vergine. « Possedeva la sovranità, la potenza, ma a poco a poco sentivo che perdevo il contatto, che lei si allontanava nello spazio e nei secoli mentre io mi stringevo sul mio banco, rattrappito. Dopo mezz’ora mi alzai, definitivamente abbandonato dallo Spirito, ridotto al mio corpo danneggiato, deperibile, e scesi tristemente i gradini in direzione del parcheggio».

Dove non è riuscita la cappella di Rocamadour, hanno più successo gli argomenti tra cosmogonia celeste, donne e carriera di Robert Rediger, che ha abbracciato l’islam dieci anni prima e ora, nel 2022, è il rettore della nuova università islamica della Sorbona. Rediger (paradossale strizzata d’occhio di Houellebecq a Robert Redeker, il docente di filosofia nel 2006 minacciato di morte per frasi anti islam) promette a François uno stipendio favoloso e gli assicura che sarà la facoltà a preoccuparsi di trovargli le mogli più adatte ai suoi gusti. In cambio, deve solo convertirsi all’islam.

Il destino della donna prefigurato da Houellebecq è inaccettabile, le critiche hanno già cominciato a colpirlo evocando uno spirito provocatorio ma lui si difende, con la consueta flemma, in una prima intervista accordata all’amico Sylvain Bourmeau per la «Paris Review» . «Procedo a un’accelerazione della Storia ma no, la mia non è una provocazione. Non dico delle cose che reputo fondamentalmente false giusto per destare scandalo. Condenso un’evoluzione a mio avviso verosimile». La fine della società fondata sull’Illuminismo è, per Houellebecq, senza appello: «Assistiamo alla distruzione della filosofia prodotta dal secolo dei Lumi, che non ha più senso per nessuno, o almeno per pochissime persone». A trionfare è la religione, e proprio quella che nel 2001 Houellebecq definì «la più stupida del mondo».

Stefano Montefiori - Il Corriere della Sera

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Ci scrive l'inventore della carta stampata.. 28/07/2014 -
Il cinema israeliano contemporaneo 04/01/2010 -

Il cinema israeliano contemporaneo
a cura di Maurizio G. De Bonis, Ariel Schweitzer, Giovanni Spagnoletti
Marsilio

Ormai da circa dieci anni, il cinema israeliano è ospite fisso delle maggiori manifestazioni cinematografiche internazionali e riscuote sempre maggiore interesse anche in ambito critico.
Questo studio approfondito su una cinematografia “nuova ed emergente”, è il primo volume pubblicato sull’argomento nel nostro paese e analizza il fenomeno di una cinematografia che, pur avendo a disposizione modeste risorse economiche, è stata in grado in poco tempo di dar vita a un significativo cinema d’autore dalle caratteristiche critico-innovative. Il tutto evidenziando le tematiche che attraversano la società israeliana: dal problema del conflitto con il mondo arabo-palestinese alla condizione della donna, dai rapporti tra religione e laicità dello Stato ai temi della violenza e della guerra. Si tratta, dunque, di un testo importante per gli studiosi ma anche per quel pubblico curioso che non vuol fermarsi alle apparenze e alle notizie superficiali ma che intende invece affrontare tematiche altrimenti sconosciute.

Viva Israele 10/08/2009 -

Magdi Allam
Viva Israele.
Dall'ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia
Mondadori

In questo libro autobiografico Magdi Allam, giornalista e saggista che da anni si occupa di eventi politici, economici e culturali dell’area mediorientale, parla alle coscienze di tutti; dietro l'intransigenza con cui si tutela il diritto di Israele all'esistenza e alla pace c'è la fermezza con cui si protegge la nostra società dai pericoli di infiltrazione e legittimazione dell'ideologia della morte. In queste pagine l’autore racconta il suo lento e sofferto percorso esistenziale dall’ideologia della menzogna, della dittatura e della morte alla civiltà della verità, della libertà e della pace fino a maturare il convincimento che, oggi più che mai, la difesa del valore della sacralità della vita coincide con la difesa del diritto di Israele ad esistere.

Perché i tedeschi? Perché gli ebrei? 01/08/2013 -

Goetz Aly
Perché i tedeschi?  Perché gli ebrei?
Einaudi

Da quasi settant'anni gli storici di tutto il mondo si arrovellano per cercare di capire come sia potuto accadere che un paese civilissimo come la Germania sia sceso a un livello di barbarie tanto abietto da mettere in atto lo sterminio di sei milioni di ebrei. Una risposta convincente arriva dal saggio di Aly che prende in esame la storia tedesca dal 1800 al 1933 e giunge alla conclusione che il motore principale dell'antisemitismo germanico è stato il "Neid", l'invidia. "Nel 1900 i ragazzi ebrei berlinesi con la maturità in tasca erano dieci volte più numerosi di quelli di religione cristiana", dice l'autore, e i tedeschi soffrivano di un "complesso di inferiorità", di un'invidia provocata dalla "sensazione di debolezza", e per questo si avvicinarono all'associazionismo, non solo di tipo privato, ma anche politico, che avrebbe portato al nazionalsocialismo. Un libro per leggere la storia tedesca ed europea senza incorrere nell'errore di credere "che gli antisemiti di ieri siano persone tanto diverse da quelle di oggi".

Donami la memoria. Liriche dopo Auschwitz 30/04/2012 -

Donami la memoria. Liriche dopo Auschwitz
A cura di Carlo Angelino
Le Mani

Carlo Angelino presenta con una lucida ed esauriente prefazione le poesie di diversi autori che ripensano la Shoah attraverso i loro ricordi scritti come poesie, forma che dà maggiore forza alla testimonianza, commossa seppure impotente. Descrivono non solo il genocidio, ma anche le umiliazioni patite prima dell' estremo sacrificio, il meccanismo spaventoso della spoliazione, della raccolta ed inventario di tutto ciò che rimaneva nei campi di sterminio. La bellezza delle poesie non ci impedisce di pensare a ciò che accadde e che non dovrà mai più avvenire, malgrado i tentativi dei molti che voglio negare la storia.

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