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Un sacchetto di biglie 15/12/2014 -

Joseph Joffo
Un sacchetto di biglie
Bur

Nato a Parigi nel 1931, Joseph Joffo ha incontrato il successo nel 1973 con “Un sacchetto di biglie”, un libro impedibile, un dono prezioso per i più giovani in occasione delle prossime festività per avvicinarli alla lettura con opere di valore. L’autore narra, con gli occhi di un bambino di dieci anni, le persecuzioni razziali e attraverso i suoi ricordi emerge la drammatica realtà dell’occupazione nazista in Francia durante la seconda guerra mondiale.

Joseph prende coscienza di essere ebreo quando i tedeschi gli impongono la stella gialla sul cappotto, una situazione priva di senso per il bambino che si scopre però invidiato da un compagno di scuola al punto da ottenere in cambio di quella decorazione un sacchetto di biglie. Una sera il padre annuncia a Joseph e al fratello maggiore Maurice di dodici anni che devono abbandonare Parigi e raggiungere Mentone alla ricerca della salvezza. Mille peripezie attendono i ragazzini che ormai si sono lasciati l’infanzia alle spalle: la cattura a Nizza, la meningite che colpisce Joseph, l’aiuto insperato di un prete che procura loro dei certificati di battesimo, la fuga da un luogo all’altro per sfuggire ai delatori, i contatti con la Resistenza e, finalmente, con la fine della guerra e la sconfitta dei nazisti la famiglia Joffo può ritrovarsi a Parigi. Purtroppo manca il padre ucciso dopo essere stato arrestato dalla Gestapo.

Come il Diario di Anna Frank questo bel romanzo autobiografico racconta, con la fresca ingenuità tipica dell’infanzia, il punto di vista di un bambino su avvenimenti storici carichi di sofferenza che hanno spezzato la vita di milioni di esseri umani e strappato ai bambini e agli adolescenti l’innocenza, i sogni e le illusioni.

Un libro che può essere letto a partire dai dieci anni per far capire ai ragazzi, meglio di un testo di storia, cosa è stato il nazismo e a quali terribili conseguenze hanno portato le persecuzioni razziali, l’intolleranza e i pregiudizi nei confronti di uomini, donne e bambini colpevoli solo di essere ebrei.


Giorgia Greco

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Ci scrive l'inventore della carta stampata.. 28/07/2014 -
Il cinema israeliano contemporaneo 04/01/2010 -

Il cinema israeliano contemporaneo
a cura di Maurizio G. De Bonis, Ariel Schweitzer, Giovanni Spagnoletti
Marsilio

Ormai da circa dieci anni, il cinema israeliano è ospite fisso delle maggiori manifestazioni cinematografiche internazionali e riscuote sempre maggiore interesse anche in ambito critico.
Questo studio approfondito su una cinematografia “nuova ed emergente”, è il primo volume pubblicato sull’argomento nel nostro paese e analizza il fenomeno di una cinematografia che, pur avendo a disposizione modeste risorse economiche, è stata in grado in poco tempo di dar vita a un significativo cinema d’autore dalle caratteristiche critico-innovative. Il tutto evidenziando le tematiche che attraversano la società israeliana: dal problema del conflitto con il mondo arabo-palestinese alla condizione della donna, dai rapporti tra religione e laicità dello Stato ai temi della violenza e della guerra. Si tratta, dunque, di un testo importante per gli studiosi ma anche per quel pubblico curioso che non vuol fermarsi alle apparenze e alle notizie superficiali ma che intende invece affrontare tematiche altrimenti sconosciute.

Viva Israele 10/08/2009 -

Magdi Allam
Viva Israele.
Dall'ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia
Mondadori

In questo libro autobiografico Magdi Allam, giornalista e saggista che da anni si occupa di eventi politici, economici e culturali dell’area mediorientale, parla alle coscienze di tutti; dietro l'intransigenza con cui si tutela il diritto di Israele all'esistenza e alla pace c'è la fermezza con cui si protegge la nostra società dai pericoli di infiltrazione e legittimazione dell'ideologia della morte. In queste pagine l’autore racconta il suo lento e sofferto percorso esistenziale dall’ideologia della menzogna, della dittatura e della morte alla civiltà della verità, della libertà e della pace fino a maturare il convincimento che, oggi più che mai, la difesa del valore della sacralità della vita coincide con la difesa del diritto di Israele ad esistere.

Perché i tedeschi? Perché gli ebrei? 01/08/2013 -

Goetz Aly
Perché i tedeschi?  Perché gli ebrei?
Einaudi

Da quasi settant'anni gli storici di tutto il mondo si arrovellano per cercare di capire come sia potuto accadere che un paese civilissimo come la Germania sia sceso a un livello di barbarie tanto abietto da mettere in atto lo sterminio di sei milioni di ebrei. Una risposta convincente arriva dal saggio di Aly che prende in esame la storia tedesca dal 1800 al 1933 e giunge alla conclusione che il motore principale dell'antisemitismo germanico è stato il "Neid", l'invidia. "Nel 1900 i ragazzi ebrei berlinesi con la maturità in tasca erano dieci volte più numerosi di quelli di religione cristiana", dice l'autore, e i tedeschi soffrivano di un "complesso di inferiorità", di un'invidia provocata dalla "sensazione di debolezza", e per questo si avvicinarono all'associazionismo, non solo di tipo privato, ma anche politico, che avrebbe portato al nazionalsocialismo. Un libro per leggere la storia tedesca ed europea senza incorrere nell'errore di credere "che gli antisemiti di ieri siano persone tanto diverse da quelle di oggi".

Donami la memoria. Liriche dopo Auschwitz 30/04/2012 -

Donami la memoria. Liriche dopo Auschwitz
A cura di Carlo Angelino
Le Mani

Carlo Angelino presenta con una lucida ed esauriente prefazione le poesie di diversi autori che ripensano la Shoah attraverso i loro ricordi scritti come poesie, forma che dà maggiore forza alla testimonianza, commossa seppure impotente. Descrivono non solo il genocidio, ma anche le umiliazioni patite prima dell' estremo sacrificio, il meccanismo spaventoso della spoliazione, della raccolta ed inventario di tutto ciò che rimaneva nei campi di sterminio. La bellezza delle poesie non ci impedisce di pensare a ciò che accadde e che non dovrà mai più avvenire, malgrado i tentativi dei molti che voglio negare la storia.

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