7/3/02 VITTIME INNOCENTI
sulle vittime più innocenti di questa "sporca guerra": i bambini israeliani e palestinesi.
Testata:
Data: 06/03/2002
Pagina: 8
Autore: DeGiovannangeli
Titolo: Piccole vittime nella guerra dei grandi
L'articolo a firma De Giovannangeli "Piccole vittime nella guerra dei grandi" a pag. 8 de L'Unità del 6 marzo, si apre con una disamina sulle vittime più innocenti di questa "sporca guerra": i bambini israeliani e palestinesi.
Pur concordando con il giornalista quando afferma che bisogna ricordarli perchè sia assicurata loro l'onore della memoria, l'articolo in questione necessita di alcune precisazioni.

Il racconto della morte che colpisce i bambini palestinesi mette in luce un elemento costante che differenzia nettamente questi lutti dalle uccisioni dei bambini israeliani. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
1) Rami Al-Dura è il bambino la cui immagine all'inizio dell'Intifada ha fatto il giro del mondo; scrive il giornalista: "Viene ucciso a Gaza durante scontri a fuoco con l'esercito". L'informazione è troppo generica: una commissione di inchiesta, appositamente istituita, ha dimostrato che la pallottola che ha provocato la morte del bambino era di provenienza palestinese. Purtroppo a suo tempo la notizia non è stata divulgata dai media e, come sempre accade, automaticamente la responsabilità di tale omicidio ricade sull'esercito israeliano.
2) "Il 7 maggio Hanan, una neonata palestinese muore colpita da una scheggia": un evento tragico, una disgraziata casualità ma non una azione premeditata. La differenza non può sfuggire!
3) "Cinque ragazzi palestinesi restano dilaniati dall'esplosione di una mina" . L'obiettivo dell'esercito era colpire una cellula terroristica: ancora una volta si è trattato di una azione non voluta.
4) "Nella massiccia operazione militare nei campi profughi di Jenin e Balata in Cisgiordania muore un bambino palestinese di 8 anni: l'intento dei militari era snidare i pericolosi terroristi che trovano rifugio nei campi e dai quali partono per seminare terrore e morte in Israele.
L'elenco potrebbe continuare, ma a questo punto è necessario sottolineare con forza che:
Ogniqualvolta un bambino palestinese viene ucciso non c'è MAI una deliberata volontà in tal senso; si tratta, è vero, di eventi deprecabili, ma frutto di circostanze innescate esclusivamente dalla violenza palestinese.
Non scrive il giornalista che l'atteggiamento dell'esercito è sempre di estrema attenzione per le vite umane che potrebbero essere coinvolte ( Es. Il Comandante che ha guidato l'incursione nel campo di Balata aveva impartito l'ordine ai suoi soldati di non colpire per nessuna ragione i civili).
Al contrario, quella che i palestinesi riservano ai bambini israeliani, è una decisione di morte che non conosce tentennamenti, : il cecchino che mira alla testa della piccola Shalevet, il kamikaze che si fa saltare in aria nella pizzeria Sbarro e prima di morire guarda in faccia chi trascinerà con sè, l'uccisione a colpi di pietra di due ragazzi ebrei, (l'esame dei loro corpi ha rivelato una ferocia che neppure un animale può concepire), la strage all'uscita di un luogo di culto, in un giorno di festa.
Non c'è spazio per i dubbi: situazioni imponderabili che, per quanto dolorose, sono da mettere in conto quando è in atto una guerra - nel corso della quale l'esercito non può esimersi dal compiere azioni militari -, non debbono essere confuse con l'odio deliberato verso gli ebrei, con la determinazione, priva di scrupoli, di portare la morte.
E' solo questa la causa dell' "interminabile scia di sangue che sembra destinata ad allungarsi ancora".


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