29/3/02 UNA NUOVA STRAGE
attentato alla vigilia della Pasqua ebraica
Testata:
Data: 28/03/2002
Pagina: 11
Autore: un giornalista
Titolo: Strage a Netanya per la Pasqua ebraica: 17 morti
La polizia israeliana era in stato di massima allerta: informazioni di intelligence avevano messo in guardia sulla volontà dei palestinesi di compiere un grave attentato proprio alla vigilia della Pasqua ebraica. E puntuale la strage arriva.
A Netanya, città a nord di Tel Aviv, già teatro di spaventosi atti di violenza, un kamikaze si fa esplodere nella sala da pranzo del Park Hotel dove era appena iniziata la cerimonia del Seder, la cena che dà avvio alle festività di Pesach.
E' una notizia gravissima che giunge in un momento particolarmente delicato della missione dell'inviato USA Anthony Zinni e che ne potrebbe pregiudicare seriamente il prosieguo.

Esaminiamo come l'Unità riporta e commenta la notizia.
Il titolo "Strage a Netanya per la Pasqua ebraica: 17 morti" a pag. 11 dovrebbe introdurre il lettore al cuore della notizia; invece l'incipit del giornalista è completamente diverso.
Si legge: "Confinato da Sharon. Oscurato dai fratelli arabi. Ma a dominare i lavori del vertice di Beirut è comunque lui, l'assente forzato:
Arafat.............La sua decisione di non cedere al diktat di Israele ha fatto di Arafat un eroe non solo tra i palestinesi ma anche tra gli arabi." E l'articolo prosegue per oltre due terzi con un resoconto dettagliato del vertice di Beirut, un vertice che ha messo in luce per l'ennesima volta le divisioni esistenti all'interno della Lega araba.
Finalmente, nella penultima colonna, si riporta la notizia della carneficina avvenuta a Netanya.
Si avverte quasi la volontà di dare poco risalto alla notizia, messa in secondo piano rispetto alle conclusioni del vertice arabo ed al "diktat" di Israele di non lasciare partire per Beirut il leader palestinese.
Anche le immagini a pag. 11 non sono assolutamente pertinenti al titolo: da una parte una fotografia ritrae la delegazione saudita al vertice di Beirut, dall'altra una folla urlante porta in trionfo una immagine sorridente di Arafat ed alza le dita in segno di vittoria.
Nulla di tutto questo riguarda la strage perpetrata poche ore fa a Netanya!!
L'articolo si chiude con la riflessione di Ranaan Gissin che dice "l'attentato ci costringerà a rivalutare la nostra politica generale". E l'unico commento del giornalista è: " La conclusione suona come un de profundis per la missione diplomatica dell'inviato Zinni".
Attenzione, non è la "conclusione" di Gissin ma è la decisione criminale di compiere un nuovo attentato, di portare la morte a 17 civili inermi, proprio nel giorno della loro festa, che farà fallire il negoziato di Zinni.
E' abitudine di questo giornale confondere gli oppressi con gli oppressori, i carnefici con le vittime, ma da molti mesi ormai non è più consentito avere dubbi: c'è un solo popolo che viene sterminato, che viene colpito quotidianamente in modo barbaro nei suoi affetti più cari, nei momenti di festa, nei luoghi di culto, da una delle più mostruose armi che l'umanità conosca: il kamikaze.
L'ennesima strage è solo una conferma.


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