6/2/02 Quando i terroristi diventano "militanti" o magari innoc
il missile non ha fatto strage di innocenti
Testata:
Data: 05/02/2002
Pagina: 1
Autore: Graziano Motta
Titolo: Missile fa strage a Gaza
Su Avvenire del 5 febbraio a pag.1 nell'articolo: "Missile fa strage a Gaza" di Graziano Motta, si opera una grave disinformazione su Israele dal momento che il missile non ha fatto strage di innocenti (la parola "strage"sottointende sempre l'uccisione di innocenti), ma ha ucciso cinque pericolosi terroristi palestinesi che stavano per compiere un attentato nei pressi di un insediamento Ebraico di Gaza.





Cinque palestinesi assassinati a Gaza «Colpiti da Israele»

Arafat accusa Sharon: «Ha paura della calma»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GERUSALEMME - Non appena si parla di trattative, ecco che rispunta la violenza.
Detto così sembra che a farlo sia sempre Israele.
Cinque militanti palestinesi del Fronte democratico popolare sono stati assassinati nella Striscia di Gaza.
Come al solito: gli israeliani sono "morti" o, al massimo, "rimasti uccisi", i palestinesi invece regolarmente "assassinati".
L’auto su cui viaggiavano è stata centrata da un missile, forse sparato da un tank. Solo qualche ora prima, elicotteri avevano distrutto una fabbrica dove, secondo gli israeliani, venivano fabbricati razzi artigianali.
"Secondo gli israeliani"? Visto che è lì, non poteva andare a controllare invece che dare regolarmente la versione israeliana - quando la dà - in formula dubitativa? E il fatto di essere "artigianali" rende i razzi più innocui di quelli industriali?
Nel pomeriggio è stato invece ferito gravemente in Cisgiordania un arabo-israeliano appartenente al movimento per i diritti umani B’Tselem, forse scambiato per un colono.
Lo ha detto qualche fonte o ce lo sta suggerendo Olimpio per impedirci di sospettare altre cause?
Il micidiale raid di Gaza
Aggettivi, come al solito, generosamente dispensati alla causa palestinese
ha provocato rabbia tra i palestinesi e i vertici del Fronte hanno annunciato una pesante vendetta. «E’ la prova che Sharon ha paura della quiete», ha affermato Yasser Arafat. I suoi emissari, in occasione del meeting avuto con il premier, avevano sollecitato - invano - un stop alle eliminazioni in modo da poter agire per riportare la calma.
Quante volte gli israeliani hanno sollecitato - invano - l'arresto dei terroristi? Perché Olimpio non lo ricorda?
«Dobbiamo agire proprio perché loro non fanno nulla per fermare i kamikaze» accusano gli israeliani e forniscono un dato impressionante: nella sola Gerusalemme gli attentati hanno provocato 31 morti e 475 feriti.
Ma che la «campagna» di omicidi mirata si sia spinta oltre i limiti lo dimostra l’iniziativa dell’ufficio legale dell’esercito che ha posto delle condizioni: 1) Devono essere certi che il terrorista stia per compiere o preparare un attentato. 2) L’eliminazione deve essere condotta soltanto dopo che l’Autorità palestinese non abbia agito. 3) I tentativi di arrestare il terrorista sono falliti. 4) L’uccisione deve avere solo scopo preventivo.
Sembra strano che vengano poste queste condizioni, visto che vengono già rispettate.
Raccomandazioni che si saldano alle proteste di ufficiali della riserva che si sono rifiutati di servire nei territori occupati. Ben 147 militari hanno firmato il manifesto di protesta (ieri si è unito un pilota) suscitando reazioni contrastanti. La destra si è lanciata in una campagna denigratoria
Di nuovo aggettivazione gratuita unita a lessico gratuito: una "campagna" è orchestrata su più fronti, "denigratorio" significa che vengono usati argomenti pretestuosi, se non addirittura falsi.
contro i «traditori», molti dei quali hanno subito minacce personali. La sinistra vi ha scorto una nuova bandiera ma non senza voci dissonanti. Il quotidiano liberal «Haaretz» ha osservato che la protesta «rappresenta un pericolo per la sicurezza».
Ma il dibattito ha toccato un nervo sensibile costringendo i vertici del Paese ad occuparsi del comportamento dell’esercito nelle aree occupate, dove i riservisti hanno denuciato violenze gratuite e abusi. Al punto che il premier Ariel Sharon ha invitato gli ufficiali a vigilare sui loro uomini. E le forze armate hanno aperto un’inchiesta sulla morte di alcuni palestinesi definendo «ingiustificata» l’uccisione da parte dei soldati di un quindicenne nei pressi di Nablus.
Come mai Olimpio non parla mai delle inchieste aperte dai palestinesi per le uccisioni ingiustificate operate dai loro uomini?
Un piccolo segnale che non cancella decine di morti innocenti, ma che conforta chi cerca una via d’uscita al massacro.
Gli sforzi ruotano attorno ad una iniziativa diplomatica che punta su: accordo ad interim; proclamazione dello Stato palestinese «entro poche settimane» su un’area che comprende il 40-45% dei territori; il destino delle colonie e di Gerusalemme dovranno essere discussi in futuro. Si tratta ovviamente di idee tutte da discutere. I palestinesi non sorridono certo e Sharon ha ribadito che non vuole essere vincolato a scadenze. Intanto si prepara all’incontro con George Bush fissato per il 7. Parleranno di palestinesi, ma soprattutto di Iran e Iraq. Usa e Israele sono concordi nel denunciare la minaccia rappresentata da Teheran.
Guido Olimpio







Su Il Messaggero del 5 febbraio a pag. 17 nell'articolo: "Missili Israeliani a Gaza uccisi 5 militanti arabi" di Eric Salerno, si opera altra disinformazione.
Quei 5 arabi non erano "militanti" ma TERRORISTI che si apprestavano a compiere l'ennesimo attentato in uno degli insediamenti ebraici di Gaza.







Su La Stampa del 5 febbraio a pag. 11 nell'articolo: "Cinque esecuzioni mirate a Gaza" Aldo Baquis scrive, a proposito degli obiettori di coscienza in Israele, che: "sulla stampa è incominciata inoltre una campagna che tende a screditarli di fronte all'opinione pubblica".
Tutto falso dal momento che Israele è una democrazia (l'unica del Medio Oriente) e in una democrazia i dissensi e le critiche sono leggittimi:
Purtroppo, però, Israele si trova in guerra da ben 53 anni. In un conflitto che è stato imposto dai paesi arabi e al quale i paesi arabi non hanno intenzione di porre fine.



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