27/2/02 IL COLPO AL CERCHIO E QUELLO ALLA BOTTE
Chiama "coraggiosamente" infami gli attentati, ma anche le reazioni israeliane
Testata: Avvenire
Data: 26/02/2002
Pagina: 1
Autore: Vittorio Citterich
Titolo: IL PENSIERO PROIBITO DI UNA "SOLUZIONE FINALE"
L'articolo si potrebbe agevolmente inserire nella categoria "un colpo al cerchio e uno alla botte", genere particolarmente insidioso in quanto le apparenti "aperture" possono facilmente indurre a credere a una obiettività e a una correttezza che in realtà non esistono. Esordisce infatti scrivendo:

La catena infame di attentati e rappresaglie sembra precipitare, ancora una volta, le parti che si fronteggiano in Terra Santa verso la tentazione ricorrente della guerra totale, della soluzione finale di un conflitto endemico che dura da oltre mezzo secolo in Medio Oriente.
Chiama "coraggiosamente" infami gli attentati, ma anche le reazioni israeliane, e attribuisce ad entrambe le parti idee che da sempre sono di una sola.

Eppure, in oltre mezzo secolo, si è constatato che non può esistere "soluzione finale" e nemmeno reciproca sicurezza affidata ad un evento bellico determinante e definitivo.
Noi abbiamo constatato che con l'evento bellico determinante e definitivo della seconda guerra mondiale si è risolto un grosso problema, anche in termini di sicurezza.
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In qualche modo sembra che se ne stia rendendo conto anche l'attuale premier Sharon il quale, dopo aver creduto in una "soluzione finale" derivante dalla eliminazione, forse non soltanto politica, dell'avversario palestinese Arafat, sta cercando di riprendere il filo del dialogo interrotto, sospinto probabilmente da più sagge forze interne al suo governo olte che da importanti pressioni internazionali.
"Soluzione finale" l'eliminazione di un terrorista? Qui si sta giocando con le parole sul filo della blasfemia! E chi ha detto a Citterich che Sharon abbia effettivamente preso in considerazione l'eliminazione fisica di Arafat? E perché non si cura di precisare chi ha interrotto il filo del dialogo? E con quale autorità si arroga il diritto di decidere chi sia saggio e chi no nel governo israeliano?
Accenna (colpo al cerchio) agli estremisti islamici che

vedono l'eliminazione di Israele con l'arma del terrorismo come possibile "soluzione finale" (e perché le virgolette? Questa è soluzione finale vera!) a loro favorevole.
E subito dopo colpo alla botte:

La "questione palestinese", ossia di un popolo arabo cacciato dalla sua terra per far posto al "focolare" del popolo degli ebrei dopo l'orrore infinito dell'olocausto, è stata sempre al centro del lungo conflitto arabo-israeliano.
La storia, come spesso accade, è un optional: popolo arabo cacciato dalla sua terra? "Focolare ebraico" dopo l'olocausto? Arabi che fanno la guerra a Israele per difendere i palestinesi?
La marea di profughi prodotta dalla rivendicazione della stessa terra da parte di due popoli, in diverso modo legittimati a possederla,
No, non è esattamente così che stanno le cose: i profughi palestinesi se ne sono andati nella stragrande maggioranza su istigazione dei "fratelli arabi", e sono rimasti profughi per volontà degli stessi; i profughi ebrei dai paesi arabi non sono stati prodotti da alcuna rivendicazione di terra bensì dall'odio antiebraico dei loro concittadini - e non sono rimasti profughi perché Israele li ha accolti e assorbiti
è stata anche strumentalizzata, invero, da questo o quest'altro dei regimi arabi circostanti che, ancora oggi, talvolta agitano la questione palestinese piuttosto per contingenti motivi interni o di strategia internazionale.
Se proprio vogliamo essere precisi, sono praticamente tutti i regimi arabi a strumentalizzare la questione palestinese. Anzi, se vogliamo essere ancora più precisi, i regimi arabi hanno creato la questione palestinese, che senza di loro non sarebbe mai esistita. Il Marocco, che non l'ha mai strumentalizzata, non è neanche mai stato in guerra con Israele.
......
Tornare indietro, dando tutte le colpe ad Arafat, significherebbe darla vinta alla diffusione di microterrorismi insensati che nessuno, alla fine, potrà veramente controllare.
Questa proprio non si è capita: non si deve dire che la colpa è del colpevole se no si diffonde il terrorismo e allora è colpa nostra? O che altro?
L'articolo continua ancora a lungo, in un discorso che diventa sempre più confuso, tra citazioni di Martin Buber, elucubrazioni su sogni che diventano incubi, il povero Rabin "ucciso da un terrorista che non era nemmeno arabo", per concludere che comunque "ancora tutti dobbiamo sperare, spes contra spem".


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