13/3/02 UN SOGNO A 13 ANNI: FARE LA KAMIKAZE
UN SOGNO A 13 ANNI: FARE LA KAMIKAZE
Testata: Avvenire
Data: 10/03/2002
Pagina: 1
Autore: Quinto Cappelli
Titolo: 13/3/02 UN SOGNO A 13 ANNI: FARE LA KAMIKAZE
Questo articolo non ha bisogno di commenti. Si notino solo i ragionamenti e le argomentazioni messi in bocca a una ragazzina di 13 anni.

"Papà, voglio farmi scoppiare". La terribile decisione è comunicata a suo padre da Dima, una ragazzina di soli 13 anni, che da giorni vive nel terrore l'assedio di Betlemme, dove ormai non i contano più i morti, fra cui diversi bambini.
La drammatica storia di Dima è raccontata per telefono da quattro ragazzi dell'operazione "Go-el" dell'Associazione Giovanni XXIII di Rimini, in missione di pace e in difesa dei diritti umani, fra israeliani e palestinesi: Francesca Ciarallo di Termoli, Giovanni Grandi di Rimini, Luca Pieri di Bologna e Fabio Cea di Bari.
Il padre di Dima, un professore universitario, e la madre della ragazzina sono allibiti per la richiesta della figlia tredicenne: le danno della pazza, intimandole di non parlarne più. Ma alle insistenze farneticanti della ragazzina, i genitori le chiedono spiegazioni. "La decisione - risponde fredda l'aspirante kamikaze a mamma e papà - è stata presa insieme alle mie amiche. Eravamo uscite per andare a giocare a basket. Ma, invece di giocare, ci siamo messe a parlare, concludendo che l'unica cosa da fare contro tanta violenza e morte è farsi scoppiare".
Di fronte a un così freddo ragionamento della ragazzina, ammirata e approvata dai suoi fratelli e sorelle, anche più piccoli, i genitori sono ancora più esterrefatti. La madre grida che d'ora in poi la figlia non uscirà più con le amiche. Il padre cerca di ragionare e chiede ulteriori spiegazioni. "Papà, i carri armati - risponde Dima - hanno occupato Betlemme. Le bombe piovono dal cielo come fuochi d'artificio e stelle cadenti nella notte. Ma queste 'stelle' non annunciano nessuna Natività. Anzi, portano solo spargimento di sangue, morte e distruzione. I bulldozer e le ruspe hanno distrutto la nostra casa ed ora siamo costretti a vivere nei campi profughi con tante altre persone. I nostri compagni maschi hanno deciso di scendere in strada con le fionde contro i carri armati. Ma noi ragazzine della squadra di basket abbiamo preso una decisione più importante: diventare tutte kamikaze".
E alla mamma che scoppia in lacrime, Dima chiede angosciata: "Mamma, perché tu devi essere perquisita dai soldati ogni volta che esci e costretta a toglierti la giacca e la maglia per i controlli ed essere così umiliata, davanti ai tuoi figli? Perché noi ragazzi, quando riusciamo ad andare a scuola, dobbiamo essere sottoposti ai controlli dei soldati israeliani, che frugano perfino nelle nostre cartelle? Perché loro possono bombardare, lanciare missili e noi non possiamo fare niente?"
Il padre, professore universitario, non trova risposte. Abbraccia la figlia e piange, mentre fuori continua l'inferno, sotto i continui bombardamenti degli F 16, i rastrellamenti casa per casa e lo sferragliare dei temibili carri armati Markava.
Commentano le quattro 'colombe' di don Oreste Benzi: "Perché ragazzine di 13 anni aspirano a diventare kamikaze? Perché, invece di giocare e studiare, queste ragazzine sentono così forte la vocazione al martirio? Forse, a nome di tanti bambini innocenti palestinesi, stanno lanciando al mondo un appello per dire: non lasciateci soli".

Qualche considerazione: non è riportato il cognome della ragazza - cosa che normalmente viene sempre fatta; non viene detto in quale università insegna il padre; perché la ragazza parla di Natività? E' forse cristiana? Ma quando mai i cristiani hanno compiuto attentati suicidi? I quattro ragazzi della Giovanni XXIII erano presenti al dialogo? In quale lingua si è svolto? Loro capiscono l'arabo? In conclusione, questa storia ha tutta l'aria di una gossa bufala.



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