Il ritorno di Zelensky, l’ostacolo è Putin
Analisi di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera
Data: 28/04/2025
Pagina: 7
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: Il ritorno di Zelensky che ora può rilanciare con il presidente Usa: «L’ostacolo è Mosca»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/04/2025, a pag. 7, con il titolo "Il ritorno di Zelensky che ora può rilanciare con il presidente Usa: «L’ostacolo è Mosca»" l'analisi di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

Cauto ottimismo in Ucraina, dopo l'incontro fra Trump e Zelensky in San Pietro. Ma come si fa a parlare di pace, quando Putin continua a bombardare impunemente le città ucraine? Il vero ostacolo alla pace è proprio il dittatore russo, cosa che Trump non ha ancora capito.

Per una volta a Kiev tirano un sospiro di sollievo. Nei circoli di governo prevale un cauto ottimismo, come se la palla fosse stata ributtata nel campo russo. E le parole di Donald Trump contro Vladimir Putin — «Forse mi sta prendendo in giro» — scritte sul suo social Truth dopo il colloquio in Vaticano con Volodymyr Zelensky sul volo di ritorno verso Washington, incoraggiano ad affrontare le prossime tornate di negoziati. «L’incontro tra Trump e Zelensky ha aiutato a cancellare la memoria del grave scontro alla Casa Bianca del 28 febbraio. Zelensky ha ricordato la gravità dei missili russi e le stragi di civili negli ultimi giorni a Kiev, Sumy, Kryvyi Rih. Com’è possibile lavorare per la pace mentre Putin aizza alla guerra?», ci spiega il politologo Taras Semenyuk.

Negli ambienti dell’ufficio presidenziale sottolineano che uno dei messaggi più forti passati da Zelensky è stato quello di sempre: a questo punto non è tanto importante definire quali saranno i confini delle regioni ucraine occupate dai russi, almeno temporaneamente in questa fase del negoziato, bensì essere certi che Putin riconosca senza alcun dubbio la legittimità della sovranità ucraina. E ciò per il fatto che ancora adesso i segnali da Mosca appaiono ambigui, come se per Putin restasse più vivo che mai l’obiettivo finale di assoggettare totalmente l’Ucraina e trasformarla alla lunga in una sorta di Bielorussia bis. Ecco il motivo per cui ancora adesso il Cremlino punta i piedi ogni volta che gli americani accennano, per esempio, al loro sostegno alla presenza di truppe europee sul suolo ucraino, o rifiutano di porre qualsiasi limite alla forza dell’esercito ucraino del futuro.

Per una volta persino i già problematici rapporti tra Kiev e Santa Sede appaiono migliorati. «Durante il colloquio Trump-Zelensky lo spirito di papa Francesco ha contribuito alla nostra causa», dice ancora Semenyuk. Gli ucraini non hanno mai superato il risentimento causato da alcune dichiarazioni del Papa sin dal 2022, specie quella a proposito della «Nato andata ad abbaiare ai confini della Russia».

Sui social gira la battuta al vetriolo per cui «il Papa da morto ha favorito la pace». Ma i diplomatici e il governo ucraini sono oggi grati al contributo della Chiesa cattolica. «Abbiamo ricevuto un grande sostegno dalla Santa Sede», dichiara l’ambasciatore accreditato in Vaticano, Andrii Yurash.

Tuttavia, le difficoltà anche soltanto per arrivare a una tregua sono immense. I commentatori locali ricordano che tutto è ancora da fare: la pace rimane una chimera lontana. Nella notte tra sabato e domenica i russi hanno lanciato altri 149 droni. Attaccate le cittadine del Donbass, oltre alle città di Zhytomyr, Dnipro, Odessa, Sumy, Cherkasy, Pavlograd. Lo stato maggiore a Kiev segnala che 57 velivoli senza pilota sono stati abbattuti, altri 67 si sono dispersi, ma ci sarebbero almeno un morto civile e una 14enne ferita.

Nel frattempo la politica di Trump resta un continuo altalenare ondivago di attacchi e promesse: non è affatto detto che il rapporto tra lui e Putin non possa migliorare già nelle prossime ore, costringendo Kiev sulla difensiva. Il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, annuncia che la prossima sarà «una settimana critica» per i negoziati e che comunque per ora nessuno a Washington intende inasprire le sanzioni contro Mosca. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, dice che è stato rifiutato il punto del piano di pace Usa in cui si pensa a una gestione americana della centrale atomica ucraina di Zaporizhzhia, occupata dai russi sin dal marzo 2022. Intanto Putin afferma che la regione russa di Kursk è stata «completamente» liberata dai suoi soldati. Ma Zelensky nega decisamente e replica: «Le nostre truppe scelte operano a Kursk e Belgorod» .

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