La festa della democrazia è ormai un evento islamico
Commento di Pietro Senaldi
Testata: Libero
Data: 27/04/2025
Pagina: 1
Autore: Pietro Senaldi
Titolo: I pro Palestina padroni del 25 aprile violento Ma la sinistra li difende

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/04/2025, a pag. 1, con il titolo "I pro Palestina padroni del 25 aprile violento Ma la sinistra li difende" il commento di Pietro Senaldi.

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Pietro Senaldi

Il 25 aprile è dominato dai pro-Pal, ormai la festa della Liberazione è diventata una festa islamica. E la sinistra protegge anche le frange violente dei pro-Pal. Che poi, a voler ben vedere: storicamente parlando, i palestinesi erano dalla parte di Hitler.

Questione di punti di vista, basta sapersi accontentare. Gli insulti a Liliana Segre, sopravvissuta bambina ad Auschwitz, per esempio, non sono poi stati meno selvaggi dell’anno scorso, quando la senatrice a vita è stata accolta nel corteo della sua Milano dal cartello “Sei un agente sionista”. Anche due giorni fa c’era la scritta, qualche manifestante l’ha pure urlato, ma forse con meno forza, visto che Segre stavolta ha pensato bene di disertare il corteo nazionale. È migrata nella tranquilla Pesaro, per evitarsi certi spettacoli. L’esilio volontario come passo in avanti verso la civiltà. Sarà così per il Pd, per gli altri no.
Certo, rispetto a qualche edizione precedente, non si sono viste certe scene raccapriccianti. Non abbiamo visto neppure manichini di Giorgia Meloni o Matteo Salvini bruciati a testa in giù. Nessuno è stato cacciato dal corteo al grido di “fuori i fascisti”, come capitò al padre, ottuagenario e in carrozzina, di Letizia Moratti, ex membro della Resistenza ma colpevole di aver dato i natali a quella che ai tempi era la candidata del centrodestra (poi vincente) a sindaco di Milano. Nessuno è stato preso a sassate, come i leghisti del 1994, quando, appena dopo la vittoria di Silvio Berlusconi, la sinistra programmò di trasformare il 25 aprile da festa nazionale in manifestazione contro gli avversari politici. Tutte queste cose però non sono avvenute perché, proprio da allora, gli esponenti del centrodestra si sono sentiti sgraditi nel corteo, e perciò non ci sono andati.
Però, il fatto che non sia andato di nuovo in onda il peggio, non significa che non ci sia stato il male. Per dire che è andata bene, da parte dei dem, non basta l’ottimismo della volontà, occorre il sonno della ragione. Oppure, bisogna iniziare a rassegnarsi a pensare che per la sinistra ormai sia la normalità che alla festa per la Liberazione dell’Italia sfilino da protagonisti i militanti pro-Pal, con il loro carico di odio antisemita, pronti a mostrare i muscoli e vomitare contumelie contro gli esponenti della Brigata Ebraica, costretta a sfilare sotto scorta, delle forze dell’ordine e dei City Angels, un servizio d’ordine di volontari che da sempre opera a Milano.
D’altronde, la sola cosa su cui Elly Schlein è riuscita a portare dietro sé tutto il partito è l’applicazione della strategia dell’opossum, un’evoluzione di quella dello struzzo: quando si è in difficoltà, si deve fare finta di nulla, meglio addirittura fingersi morti, se non si può sparire. La Nazarena ha dettato la linea: “Un fiume di persone. Che bella Milano”. E tutti dietro, facendo finta di non aver sentito che gli estremisti dei centri sociali, il cuore del corteo, ha contestato duramente il Pd. Fischi e inviti a tornarsene a casa. Sempre meglio di come è andata a Roma, dove in mancanza di esponenti del centrodestra in piazza, quelli di sinistra si sono menatitra loro. Le cronache registrano spintoni tra gli studenti di Cambiare Rotta, i militanti di Potere al Popolo e nientemeno che i manifestanti dell’Anpi, che pure portavano sulle spalle il manifesto di Papa Francesco. Poiché è stato proprio Bergoglio ad affermare «se uno dice una parolaccia a mia mamma, io gli do un pugno», i partigiani hanno reagito agli insulti e hanno provato a menare i comunisti neanche fossero nazifascisti.
Strategia dello struzzo anche a Bologna, culla, feudo, polmone del Pd, dove dal corteo sono partite uova contro il Provveditorato e i manifestanti, plausibilmente gli amici della vicesindaca Emily Clancy, che lo scorso autunno era presente nel corteo che ha assalito la polizia, hanno riempito i muri cittadini di scritte contro le forze dell’ordine. È stata anche bruciata una bandiera dell’Unione Europea. Poco prima Schlein aveva lanciato il suo ultimo slogan: «Servono i partigiani europei». Il popolo a cui guarda le ha risposto a stretto giro di posta. Strano cortocircuito, quello della segretaria, che è contro il Piano di Riarmo della Ue e sta con l’Ucraina, che la sinistra che non le risponde indica come il fronte della Resistenza oggi, solo per finta. E poi, va Elly a spiegare ai tedeschi, che da trent’anni sono i padroni assoluti dell’Europa, che devono diventare partigiani?
Per completare il resoconto della giornata che la sinistra ritiene perfetta: si registrano poliziotti feriti sia a Torino sia a Bergamo. Ma forse per il Pd è andato tutto bene, anche se non può spiegarlo, perché hanno fischiato Maurizio Landini, che aspira a guidare la sinistra senza neppure dover avere il fastidio di candidarsi, non fa mistero, tra Schlein e Giuseppe Conte, di preferire il secondo. Il discorso del segretario della Cgil a Milano, come quello del sindaco, Beppe Sala, è stato accompagnato da “Buuu” e “Vergogna”. I sobri in piazza del 25 aprile lo ritengono “un guerrafondaio, ipocrita e collaborazionista”.
Gira e rigira, tocca dare ragione a Maurizio Gasparri e ad Alessandro Morelli. Il deputato forzista punta l’indice contro «i fautori dei terroristi palestinesi e i vessilli di Hamas in piazza, che dimostrano che chi ha attaccato gli inviti del governo alla sobrietà ha detto solo fesserie». Il viceministro leghista ha espresso «solidarietà al Pd, vittima di chi ha esercitato il diritto di manifestare democraticamente contestando i dem».
Bene o male, così era inevitabile che finisse. Il Pd, già decenni fa, ha trasformato la festa della Liberazione in una bandiera di parte. Sotto questo vessillo, che ritiene proprio, ha iniziato a metterci tutto ciò che sostiene e predica, soprattutto se non condivisibile dagli avversari politici. Ci sono finiti anche i pro-Pal e gli amici dei terroristi di Hamas, con i quali i dem non hanno mai avuto l’atteggiamento severo che serviva e con cui non hanno mai tagliato i ponti. Ci sono finiti anche quelli che attaccano i poliziotti e i simboli dello Stato. Se anziché una festa della democrazia e della Costituzione il 25 aprile è destinato a diventare una festa islamica, allora sì, hanno ragione Elly e compagni: è andato tutto bene.

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