Sul nucleare si avvicina l’accordo tra USA e Iran
Analisi di Mirko Molteni
Testata: Libero
Data: 27/04/2025
Pagina: 2
Autore: Mirko Molteni
Titolo: Sul nucleare si avvicina l’accordo tra Stati Uniti e Iran

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 27/04/2025, a pag. 2 con il titolo "Sul nucleare si avvicina l’accordo tra Stati Uniti e Iran" la cronaca di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
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Steve Witkoff, l'inviato speciale di Trump per tutti i dossier più bollenti, afferma che sia vicino un accordo sul nucleare iraniano. Ma per Israele questa potrebbe essere una pessima notizia. A meno che l'Iran non accetti di smantellare completamente il suo programma atomico.

Resta arduo il lavoro del negoziatore incaricato dal presidente americano Donald Trump, Steve Witkoff, sul doppio tavolo della Russia, in relazione alla guerra in Ucraina, e dell’Iran, per il suo programma nucleare. Gli sforzi per un trattato che limiti le tecnologie nucleari iraniane continuano nonostante la misteriosa esplosione di ieri nel porto di Bandar Abbas, sul Golfo Persico, che si teme sia un sabotaggio dei servizi segreti israeliani.
Nelle stesse ore s’è chiusa la terza sessione di colloqui fra Stati Uniti e Iran, tenutasi in Oman, con la mediazione del governo locale, secondo il portavoce iraniano Esmail Baghai «in un clima molto serio». Le delegazioni erano guidate dal ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e da Witkoff, per intermediazione del ministro degli Esteri omanita Badr Al Boussaidi. Secondo Teheran, non s’è parlato del programma di missili balistici gestito dai pasdaran, l’elite militare del regime.
Proprio l’assenza di riferimenti ai missili era stato fra i motivi che nel 2018 spinsero Trump, al suo primo mandato, a far uscire l’America dal patto con Teheran sul nucleare JCPOA, firmato dal predecessore Barack Obama nel 2015.
Il ministro omanita Al Boussaidi ha annunciato un altro incontro settimana prossima: «I colloqui di oggi hanno evidenziato l’aspirazione a un accordo.
Proseguiranno con un’ulteriore riunione prevista il 3 maggio».
Forse non a caso, il porto Shahid Rajaee di Bandar Abbas, sullo stretto di Hormuz prospiciente l’Oman, veniva squassato da una tremenda esplosione che ha causato otto morti e 750 feriti. Per un portavoce dell’Agenzia iraniana Gestione delle Crisi, Hossein Zafari, sarebbero scoppiati «materiali chimici immagazzinati in container dove ispezioni segnalavano problemi di sicurezza». La stampa iraniana parla di «negligenza nel gestire materie infiammabili». Il boato s’è sentito a 50 chilometri di distanza e si pensa che a esplodere siano state scorte di carburante per i missili dei pasdaran.
La società di sicurezza privata Ambrey ritiene che «l’incendio sarebbe dovuto al maneggiare in modo maldestro un carico di combustibile solido destinato ai missili balistici iraniani». Ambrey ricorda che a marzo erano approdate nel porto due navi dalla Cina cariche di «perclorato di sodio per propellenti di razzi». Il che fa luce sul ruolo di Pechino nel sostenere Teheran. L’evento ricorda la mega-esplosione nel porto di Beirut, in Libano, di un deposito di nitrati che nel 2020 causò 200 morti e 6.000 feriti. Al sospetto di un sabotaggio del Mossad, funzionari israeliani hanno negato alla tivù Channel 12 il coinvolgimento di agenti segreti ebraici. È noto però che Israele è contraria ai negoziati e vorrebbe bombardare le basi iraniane.
Intanto, i russi continuano ad assicurare a Witkoff di essere pronti al negoziato, ma di fatto nulla per ora si sblocca. Dopo che venerdì Witkoff ha incontrato per la quarta volta, per tre ore, il presidente Vladimir Putin, ieri il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov ha detto: «Nel colloquio di ieri con Witkoff, Putin ha ribadito che la Russia è pronta a riprendere i negoziati con l’Ucraina senza precondizioni». E il consigliere di Putin Yuri Ushakov ha definito la conversazione «costruttiva e utile». Ma le bombe continuano a cadere e di certo i russi non rinunciano ai territori conquistati.

 

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