Riprendiamo da LIBERO di oggi, 26/04/2025, a pag. 3, con il titolo "La sinistra si inventa il Bergoglio partigiano «Ci ha detto di lottare»" il commento di Pietro Senaldi.
Pietro Senaldi
Arruolato. In prima fila, sopra la scritta “Partigiani”, al corteo romano dell’Anpi per il 25 aprile, c’era anche lui, Papa Bergoglio. Procedeva, suo malgrado, sotto forma di gigantografia.
È il destino di chi muore, essere raccontato dai vivi come torna loro comodo, tanto non si ha diritto di replica. L’Associazione Partigiani non ha neppure aspettato che venisse seppellito per attaccarsi al petto la sua figurina. Eppure, nei dodici anni in cui ha vissuto dal Soglio di Pietro la Festa della Liberazione, il Pontefice argentino era sempre stato attento a non farsi invischiare nel liso dibattito tra fascismo e antifascismo. Lui che il fascismo l’ha vissuto di persona, nella Buenos Aires dei colonnelli.
Ieri grazie alla sinistra abbiamo scoperto che “resistenza”, nel senso di lotta per la democrazia, era la parola d’ordine di Francesco, anche se lui, da vivo, la usava con un altro significato; non opposto, ma certo diverso. Quando invitava gli uomini «a non opporre resistenza all’azione di Dio, che è più forte e toccherà le nostre labbra con la fiamma del suo amore». Oppure quando esortava i fedeli, anche chi nella Chiesa non voleva seguirlo, a «non rimanere chiuso, sicuro nelle proprie convinzioni». Ma suvvia, ad Anpi e compagni del pensiero di Bergoglio importa zero, ancor meno dei suoi insegnamenti. È l’uomo del giorno, e quindi i marmittoni dell’Anpi lo portano in piazza, nella speranza che spazzi un po’ di polvere dai loro abiti e gli regali per un giorno una ventata di novità. Più vivo lui da morto, che loro sopra e sotto il palco ad arringare. Anime spente nei comizi per la Liberazione.
DELIRIO
Meritano di essere riportate le parole deliranti del presidente, Gianfranco Pagliarulo, che si è esibito nel tentativo di mettere insieme un Vangelo secondo l’Anpi. Ha mischiato «l’ecologia della vita, l’assurdità della guerra, l’auspicio per un mondo di fratelli e il dono della tutela del bene comune», una frittata nella quale le parole di Bergoglio sono state prese e reinterpretate a uso dei resistenti. Tutti quelli che non hanno mai ascoltato in Chiesa la dottrina del Papa e si sono letti su internet le sintesi delle encicliche papali, ora si atteggiano tutti ad apostoli guerrieri per conto di chi non li ha mai incaricati di nulla.
Il caso scuola è quello di Maurizio Landini. Il segretario della Cgil deve sentirsi come San Paolo convertito sulla via di Damasco e comunica al mondo che «il Papa ci ha detto di combattere e il modo migliore per ricordarlo è farlo, battersi per la pace». «Buona liberazione a tutti» augura il cardinale Matteo Zuppi, sfuggendo alle domande di chi gli chiede se è lui il favorito per il Conclave. Chissà se il presidente della Cei voleva prendere in giro quanti ieri hanno usato l’altare come pulpito personale o proprio ormai ha fatto il salto della barricata ed è uno di loro.
Di questi tempi, non si può più sapere...
VUOTO DI IDEE
Per fortuna, soprattutto di Francesco, morto un Papa, se ne fa un altro. L’anno prossimo i partigiani dell’Anpi lo lasceranno riposare in pace. Toccherà a un altro riempire il loro vuoto di idee e contenuti. Bergoglio però, anche se non è ancora Santo Subito e ormai si può dire che la sua dipartita non ha generato una commozione comparabile a quella suscitata da Wojtyla, nell’aprile di vent’anni fa, oltre alle pentole fa anche i coperchi. Quelli che hanno accusato l’esecutivo di aver prolungato i giorni del lutto per mettere la sordina al 25 aprile sono stati proprio coloro che in realtà hanno contribuito a svilirlo sempre di più, anche usando a sproposito l’immagine del Papa argentino.
Se alla Festa della Liberazione si sfila per Gaza, l’Ucraina, Hamas, il bene, il Pontefice, l’ambiente e non soltanto per la Costituzione, questa giornata diventa una banale manifestazione contro il governo. E allora non Bergoglio, ma neppure lo Spirito Santo potrà mai rianimarla.
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