Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/05/2025, a pag. 1/XVI, con il titolo "Piani incompatibili", il commento di David Carretta.
Bruxelles. Un piano preparato dagli Stati Uniti con la Russia da un lato, un piano molto diverso preparato dall’Ucraina e dagli europei dall’altro. Il primo porta a una capitolazione di Kyiv alle condizioni poste da Vladimir Putin, anche se Donald Trump vuole attribuirgli il nome di “pace”. Il secondo porta a un congelamento della guerra, avviando negoziati tra Ucraina e Russia senza predeterminare gli esiti delle dispute territoriali e annullarela sovranità ucraina. Reuters ieri ha rivelato i dettagli dei due piani discussi nelle riunioni di Parigi e di Londra tra i rappresentanti di Stati Uniti, Ucraina, Francia, Regno Unitoe Germania. Riconoscimento dell’annessione della Crimea, sanzioni, garanzie di sicurezza: i due documenti divergono profondamente. Gli alleati europei di Zelensky, per il momento, tengono il punto e fanno pressioni sugli Stati Uniti per una pace giusta e duratura. Ma, nel momento in cui Donald Trump lancia ultimatum minacciando di lasciare Kyiv al suo destino, gli europei si trovano davanti a un dilemma: dire “no” a Trump per continuare a sostenere l’Ucraina oppure abbandonarla nella speranza di evitare una rottura totale transatlantica?
Nel piano preparato dall’Amministrazione Trump e svelato da Reuters c’è scritto che si tratta della “offerta finale degli Stati Uniti a entrambe le parti”. Il documento (trasmesso verbalmente) prevede un cessate il fuoco permanente, una garanzia di sicurezza definita “robusta” che dovrebbe essere fornita da un gruppo di paesi europei e non europei “garanti”, l’impegno dell’Ucraina a non ricercare l’adesione alla Nato, il riconoscimento da parte degli Stati Uniti “de iure” dell’annessione russa della Crimea e “de facto” dell’occupazione degli oblast di Luhansk, Zaporizhzhia, Donetsk, e Kherson. In cambio l’Ucraina otterrebbe la possibilità di proseguire l’adesione all’Ue, la restituzione della centrale nucleare di Zaporizhzhia (ma gestita dagli americani) e della diga di Kakhovka (distrutta dai russi), il diritto di passaggio sul fiume Dnipro e nella penisola di Kinburn. Ulteriore premio per l’aggressore russo: le sanzioni introdotte dal 2014 sarebbero rimosse e riprenderebbe la cooperazione economica con gli Stati Uniti. Il documento afferma che l’Ucraina sarà ricostruita interamente e compensata finanziariamente, ma senza specificare come.
Il piano messo a punto dall’Ucraina e dai suoi alleati europei – giovedì Zelensky ha detto che si trova sulla scrivania di Trump – prevede un cessate il fuoco totale e senza condizioni in cielo, su terra e in mare, il cui monitoraggio dovrebbe essere guidato dagli Stati Uniti e sostenuto da paesi terzi. Ucraina e Russia dovrebbero preparare l’agenda e le modalità di un accordo di pace. Le garanzie di sicurezza dovrebbero assumere la forma di “un accordo stile articolo 5” (il riferimento è all’obbligo di difesa collettiva della Nato) da parte degli Stati Uniti. L’adesione all’Alleanza sarebbe congelata perché non c’è consenso tra gli alleati. Non dovrebbero esserci limiti alle dimensioni dell’esercito ucraino, né restrizioni alla presenza di forze militari straniere amichevoli sul territorio dell’Ucraina. La coalizione dei volenterosi europei dovrebbe essere garante dell’accordo. Le dispute territoriali
dovrebbero essere risolte dopo il cessate il fuoco nei negoziati di pace, partendo dall’attuale linea del fronte. Gli attivi sovrani russi congelati (circa 300 miliardi di euro) dovrebbero essere usati per la ricostruzione e i danni di guerra se Mosca non accetterà di pagare. Le sanzioni occidentali contro la Russia potrebbero essere allentate in modo graduale dopo il raggiungimento di una pace duratura.
I due piani mettono Stati Uniti ed europei in rotta di collisione. Il “deal” che il presidente americano è pronto a imporre all’Ucraina non solo premia l’aggressore e costringe l’aggredito alla resa, ma comprometterebbe gli interessi e la sicurezza dell’Europa. Il tempo delle finte lusinghe è finito: “Trump potrebbe semplicemente dire all’Europa ‘prendere o lasciare’”, ha spiegato su X l’ex ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis. “L’Europa si troverebbe di fronte a una scelta storica: difendere il diritto internazionale continuando a sostenere la vittima a qualunque costo, oppure tentare di mantenere il sostegno degli Stati Uniti nel resto d’Europa abbandonando una parte o l’intera Ucraina”. Secondo Landsbergis, gli europei non si sentono pronti. “Non crediamo ancora di avere ciò che serve per difendere né l’Ucraina né noi stessi”. Ma “accettare l’accordo, anche se come strategia dilatoria, significherebbe svendere l’Ucraina. Svendere sarebbe l’esempio perfetto del monito di Churchill sul ‘nutrire il coccodrillo’”, avverte Landsbergis: “Non importa quanti amici tu dia in pasto al tuo nemico, prima o poi verrà a prenderti. E’ solo questione di tempo. Svendere non farebbe altro che avviare il lento suicidio dell’Europa”.
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