Tra ebrei e cristiani, legame oltre i Papi
Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale
Data: 24/04/2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: Tra ebrei e cristiani legame oltre i Papi

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 24/04/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "Tra ebrei e cristiani legame oltre i Papi".


Fiamma Nirenstein

Papa Francesco ha preferito la causa palestinese a Israele, questo è innegabile. I rapporti fra cristiani ed ebrei, però, restano buoni. A prescindere da Papa Francesco e da suoi predecessori ancor più ostili.

Quando nel 1958 morì Pio XII, Papa Pacelli, il cui silenzio sulla Shoah era stato discusso in lungo e in largo, già lo Stato d’Israele, l’Anti Defamation League e il World Jewish Congress oltre a molti altre istituzioni ebraiche, approdavano a posizioni dubbiose, meno dure, meno convinte della responsabilità della Chiesa nella tragedia di cui, per altro, oggi in Israele si celebra la memoria in ogni angolo dello Stato degli Ebrei, con Israele, gli ultimi sopravvissuti, 200mila in tutto il mondo, 120mila in Israele. La condanna del Papa si fece meno dura, ma restarono con la memoria il dubbio e la discussione. Così, su quello che un famoso titolo definì “Il Papa di Hitler” si sono elaborate formule graduate di responsabilità. Però la responsabilità si connette, poco da fare, alla responsabilità storica della Chiesa nelle molteplici persecuzioni antisemite culminate nella Shoah. Tutte hanno intessuto miti di criminalizzazione del popolo ebraico, secondo la teoria antisemita della sostituzione. Gli ebrei per i crociati, per la Spagna cattolica, per i Papi che rotolavano nella pece e nelle piume gli ebrei del ghetto, e anche i roghi, i pogrom dell’est Europa... la matrice cristiana è sempre stata chiarissima e patente. Per questo Papi grandi e convinti che l’amore per la libertà a fronte dell’autoritarismo fascista, comunista, islamista venga dalla forza della tradizione ebraico cristiana fecondata dalla storia dell’occidente greco, hanno avuto molta cura del rapporto con gli ebrei, quelli dispaorici, quelli dello Stato d’Israele. Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, hanno pensato e agito per questo. Papa Bergoglio, con la sua provenienza latinoamericana, la sua passione per il tema dell’immigrazione mista a quella degli oppressi ha privilegiato il rapporto molto contemporaneo e politico, immediato, col movimento di massa che ha preferito i palestinesi allo Stato Ebraico nella schematizzazione corrente. Ha visto i palestinesi come oppressi, Israele come oppressore. Ma era un errore fatale anche se si capisce il perché: è da tanto tempo che questo avviene, dal 1945. L’ideologia che poi si è riversata nell’ONU, nelle ONG, nel movimento woke oggi, su suggerimento comunista all’inizio, e poi sessantottino ha creato una potente mitologia demonizzatrice. Ci sono grandi masse che scambiano i diritti umani con l’idea che l’Occidente sia colpevole, che vada vituperato e affossato, in nome di principi superiori. In nome dei poveri. Ma i poveri non sono là: i violenti lo sono. La Chiesa sa che il mondo ebraico, compreso quello israeliano, è oggetto di un attacco violento. E la sua responsabilità storica verso questa minoranza perseguitata è una stella polare anche teologica. Gli ebrei sono comunque “fratelli maggiori”, e non hanno “tendenze dominatrici” come ha detto una volta Francesco, né sono sospettabili di  “genocidi”. Francesco, suggerendolo ha pensato di servire gli oppressi, ma l’oppresso è Israele, su sette fronti diversi, dal 1948. E’ bene che il presidente Herzog abbia mandato le sue condoglianze, Israele è una nazione fra le altre, non importa se Hamas ha espresso il suo intenso dolore per la morte di Francesco, Israele sa che la Chiesa non appartiene a quello schieramento, né mai gli apparterrà. Sta con la libertà e la democrazia, come Israele e il mondo ebraico. I cattolici sono fratelli degli ebrei, il Vaticano fratello dello Stato ebraico in quanto occidentale. E’ giusto anche che il rabbino capo di Roma camminando le vie della città secondo le regole del Sabato, ritenga doveroso seguire il funerale. E’ gentile, è fair, è diplomaticamente consigliabile e sensato. La comunità ebraica che vive a Roma, è profondamente romana. In nessuna parte del mondo, un ebreo avvolgerà Gesù bambino nella mangiatoia in una bandiera con la Stella di David anche se Gesù era ebreo: nessuna appropriazione è legittima. Dovrebbe altrettanto dispiacere la menzogna evidente di un bambin Gesù avvolto nella kefiah, niente può essere, ieri ed oggi, più falso.

La fratellanza giudaico cristiana si basa sul valore della libertà. La prima libertà è quella di difendere la vita:bastava guardare le immagini terribili del 7 di ottobre, l’attacco degli zombie che urlavano “Allah hu Akbar”, mentre uccidevano gli ebrei per capire  dove stava il bene e dove il male. Il funerale è un saluto, non costa molto dedicarne uno a quel Papa, ormai malato e stanco, sperando nella ripresa, presto, di un dialogo indispensabile. Sul bene, e sul male. Il rapporto fra Ebrei e Cristiani prescinde da qualsiasi Papa.

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