Riprendiamo l'audio di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "La favola islamica dell’Unione Europea è costosa, stupida e pericolosa".
Giulio Meotti
Le “organizzazioni non governative” si nascondono dietro un nome che è un inganno, poiché sono organizzazioni governative che svolgono propaganda e hanno interessi. Riporta Der Spiegel che tra il 2021 e il 2023 la Commissione europea ha versato 4,8 miliardi di euro alle ong per diffondere ideologia su temi come immigrazione e ambiente.
Ma non c’è soltanto lo scandalo dei fondi alle ong.
Habib Sharifi, un iraniano di grande cultura che si era rifugiato in Francia con la famiglia dopo la caduta dello Scià e che insegnava letteratura persiana alla Sorbona, all'epoca della guerra in Cecenia disse degli europei: “Non capite niente, non vedete niente. Svegliatevi”.
Una cifra su tutte.
9.842.534 euro. È il contributo assegnato dal Consiglio europeo della ricerca, organismo creato dalla Commissione europea e finanziato dal bilancio dell’UE, per “Il Corano europeo”. Un progetto che fa parte del programma dell'UE denominato “Eccellenza scientifica”, il cui obiettivo è... raggiungere gli Stati Uniti "nella corsa all'eccellenza e alla produzione scientifica d'avanguardia". Dal 2007 sono stati finanziati 17.000 progetti, ma “Il Corano europeo” è uno dei progetti "scientifici" meglio finanziati rivela il Journal du dimanche. A titolo di paragone, un progetto sul calcolo quantistico ha ricevuto 15 milioni di euro.
Il progetto islamico terminerà il 31 marzo 2026. Il suo obiettivo è “scoprire come il Corano ha influenzato la cultura e la religione in Europa tra il 1150 e il 1850”. Ma sul sito creato dopo aver ricevuto il finanziamento, i responsabili sono più specifici: “Il nostro progetto si basa sulla convinzione che il Corano abbia svolto un ruolo importante nel plasmare la diversità e l'identità religiosa dell'Europa nel Medioevo e all'inizio dell'età moderna, e che continui a farlo”.
Forse intendono le battaglie di Poitiers, Lepanto e Vienna? Ne dubito.
Come spiega l’antropologa Florence Bergeaud-Blackler a Le Figaro, “si tratta di promuovere il Corano come bene culturale e storico, in particolare attraverso una mostra itinerante in istituzioni prestigiose come il British Museum o la Biblioteca Apostolica Vaticana. Il ‘Corano europeo’ è al servizio di un certo revisionismo storico che mira a fare degli europei una umma (nazione islamica) che ignora se stessa. Questo è il sogno dei Fratelli Musulmani”.
A guidare il progetto ci sono il Centro per le scienze umane e sociali di Madrid, le università di Nantes, Copenaghen e l’Orientale di Napoli. Uno dei tre responsabili accademici è il rettore dell’Orientale, Roberto Tottoli, che quindici giorni dopo il 7 ottobre ha detto: “Dialogo con Hamas”.
Sono gli stessi circoli accademici che hanno distrutto un grande storico.
Quando in Francia è uscito il libro Aristotele a Mont-Saint-Michel, sottotitolo “Le radici greche dell’Europa cristiana”, dove lo storico Sylvain Gouguenheim, ordinario alla Normale di Lione, ha spiegato che l’eredità greca nel Medioevo fu trasmessa all’Europa da Costantinopoli, riducendo il ruolo intermediario del mondo islamico (“la cultura greca non tornò all’Occidente solo grazie all’Islam: a salvare dall’oblio i filosofi antichi sarebbe stato innanzitutto il lavoro dei cristiani d’oriente, caduti sotto dominio musulmano, e dunque arabizzati”) iniziarono a circolare petizioni contro Gouguenheim su Le Monde, Libération e gli altri giornali di sinistra. “Gouguenheim è un islamofobo”. Così è stato un diluvio di odio costruito sulla solita retorica discriminatoria: un libro che manca di serietà, un'opera che non rispetta le leggi del genere scientifico, un tessuto di bugie… Il metodo oggi è noto: quando vuoi uccidere un cane devi dire che ha la rabbia. Gouguenheim diventa così “lo storico da macellare”. Un processo politico: Guggenheim viene criticato per non essersi sacrificato all'ideologia decostruzionista politicamente corretta che vorrebbe che l'Europa giudaico-cristiana non fossero nulla senza l'infusione salvifica di ciò che è non bianco, non cristiano e non occidentale.
Il libro esce in Italia col titolo di Aristotele contro Averroè. Come cristianesimo e Islam salvarono il pensiero greco. Lo pubblica Rizzoli, che compie una operazione degna di Eurabia. Nel titolo entrano Averroè e l’Islam ed esce l’Europa cristiana.
Del caso ha scritto Michel Onfray nel libro Autodafés: L'art de détruire les livres:
“La vulgata postmoderna e decostruzionista sostiene che senza l'Islam l'Occidente non avrebbe mai potuto esistere, con il pretesto che i testi antichi gli sarebbero stati trasmessi dai musulmani e che il Rinascimento non avrebbe mai potuto avere inizio, e con esso la filosofia dell'Illuminismo, senza questo sostanziale apporto di nutrimento spirituale. Diciamolo chiaramente: senza l’Islam, l’Occidente non sarebbe mai esistito. E poiché l'ascesa della civiltà europea sarebbe stata possibile solo grazie all'influsso dell'Islam, che avrebbe permesso a questo continente di emergere dall'oscurità del Medioevo, l'Europa avrebbe contratto un debito nei confronti dell'Islam.…Questo è ovviamente falso. Lo dimostra Sylvain Gouguenheim in un libro magistrale: Aristotele a Mont-Saint-Michel. Sylvain Gouguenheim paragona le civiltà, il che si rivela pericoloso in un mondo della religione dell’uguaglianza. Gouguenheim deve essere islamofobo, razzista, sostenitore della teoria dello scontro di civiltà di Samuel Huntington. Gouguenheim è accusato di non essersi sacrificato all'ideologia decostruzionista politicamente corretta”.
E ora l’ideologia decostruzionista politicamente corretta sembra essere arrivata ai vertici culturali dell’Unione Europea.
“Quasi 10 milioni di euro per ‘Il Corano europeo’, un progetto sostenuto da reti vicine ai Fratelli Musulmani!”, ha protestato Fabrice Leggeri, eurodeputato della destra francese. Un altro eurodeputato, Jean-Paul Garraud, parla di “grossolana falsificazione storica” volta a “decostruire le radici dell'Europa a favore di una visione multiculturale imposta da Bruxelles”.
Da menzionare anche l’uscita di un fumetto per bambini, Safar, la storia del Corano in Europa, la cui uscita è prevista per il 23 aprile. Tutto ciò sembra un’offensiva islamica coi fondi europei. Tanti fondi europei.
2.5 milioni di euro per un progetto su “sharia e colonialismo”.
1.5 milioni di euro per un progetto su “femminismo nel Golfo” e “come la sharia è usata dal femminismo”.
183.000 euro su “gli atti anti-musulmani a Parigi e Londra”.
2 milioni di euro sull’“inclusione delle minoranze islamiche in democrazia”.
271.000 euro su “come l’Islam offre una critica al liberalismo”.
Se soltanto gli eurodeputati sapessero come vengono spesi i soldi a Bruxelles…
Durissimo il saggista Ferghane Azihari. “Critica all’Islam: la libertà di coscienza deve rimanere il fondamento delle società civili”. Perché se l’Europa istituzionalizza l’Islam fino da devolvere milioni e milioni alla sua difesa, cosa ne resta della sua critica? In Europa hanno messo una taglia sulla libertà di criticare l’Islam.
La sinistra a Parigi in queste ore vuole una legge che criminalizzi l’“islamofobia”.
Lo fanno per i voti.
“Avremo vinto quando il 30 per cento dei musulmani voterà per noi”. Ho dovuto leggere più volte questa frase riportata dal quotidiano belga Le Vif. A Bruxelles, ogni partito politico ha un dipartimento di ricerca che gli fornisce le indicazioni sociali e culturali su dove cercare i voti. “La guerra culturale è decisiva”, spiega Corentin de Salle, direttore del Centre Jean Gol che fa capo al Movimento Riformatore, in teoria moderato. “Per anni il Partito Socialista è stato in prima linea, poi gli Ecologisti con temi e posizioni su cui siamo sempre rimasti indietro, come l’inclusione, i privilegi dei bianchi... Tutto questo vocabolario porta con sé un’ideologia. Da qui la necessità di impegnarsi in questa lotta. Avremo vinto la guerra culturale quando il 30 per cento della popolazione musulmana voterà per noi”.
Chiaro? Ecco perché anche in Italia la sinistra dove governa vuole punire l’“islamofobia”.
Qualche giorno fa, la Commissaria europea per la parità Hadja Lahbib ha realizzato un video in vista del “Meeting per la lotta contro il razzismo antimusulmano”. Il logo che campeggia in alto è quello del “Collettivo contro l’islamofobia in Europa” nato dopo lo scioglimento del “Collettivo contro l’islamofobia in Francia”, un covo di islamisti che aveva persino partecipato alla campagna contro Samuel Paty, il professore decapitato in Francia nell’ottobre 2020 al grido di “Allahu akbar”.
Intanto proseguono gli attacchi ai cristiani, da una Bibbia incendiata in una chiesa in Germania a una chiesa bruciata in Belgio. Ma su questo l’eurocommissaria non ha molto da dire.
Per dirla con Rodney Stark, il più grande sociologo delle religioni, “tutto questo parlare di 'islamofobia' è un messaggio in codice: di resa”.
Grazie all’inchiesta del Journal du Dimanche emergono pericolose vicinanze del progetto finanziato dalla UE alla Fratellanza Musulmana. C’è, per esempio, Naima Afif che, ricercatrice del progetto da Copenaghen, è autrice di una biografia di Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani.
"Tutto ciò costituisce un'enorme appropriazione indebita di fondi pubblici e istituzioni democratiche, utilizzate per normalizzare i divieti islamici", ha detto l'eurodeputato francese e filosofo François-Xavier Bellamy. “Esiste una vera strategia organizzata da associazioni che promuovono, con il pretesto della lotta alla discriminazione, la banalizzazione dell'islamismo”.
L’Università di Ginevra ha organizzato un “concorso di Corano”. E poi dicono che la propaganda, il proselitismo e la soumission non sono reali.
Poi una mostra finanziata dall'Unione Europea (2,5 milioni di euro) intitolata “L'Islam, la nostra storia!". Isabelle Benoit, la storica che ha contribuito a ideare la mostra, ha dichiarato ad AP: "Vogliamo rendere chiaro agli europei che l'Islam è parte della civiltà europea e che non è un'importazione recente, ma ha radici che risalgono a tredici secoli”. Non si è mai vista una mostra finanziata dall’Unione Europea “Il cristianesimo, la nostra storia”.
La Commissione ha anche finanziato un progetto per un importo di 450.000 euro. Denominato "Eurad", il progetto si presenta come "un approccio basato sulla sharia per prevenire e combattere le forme contemporanee di radicalizzazione che portano al terrorismo".
Uno dei massimi esperti di Islam in Francia, Bernard Rougier, su Le Point racconta il progetto “EuroPublicIslam: Islam in the Making of a European Public Sphere”, che ha raccolto 1,4 milioni.
E svariati progetti pagati dal Consiglio Europeo della Ricerca, come “Il Corano globale”. Budget: 1.980.000 euro. E poi l’Unione Europea finanzia un progetto contro l’“islamofobia di genere” (per chi non ha capito, non preoccupatevi, non ha senso).
Due milioni di euro al campus di Hamas.
La Commissione Europea ha anche finanziato la pubblicazione di un manuale con le linee guida per i giornalisti su come scrivere di immigrazione. Nello specifico, per quanto riguarda i musulmani, le linee guida raccomandano: “Fai attenzione a non usare termini come 'musulmano' o 'Islam' associandoli ad atti particolari... Non permettere che le affermazioni degli estremisti sull'agire 'in nome dell'Islam' restino incontrastate”.
Autocensura che si vede molto bene all’opera nella stampa europea…
In Germania ci sono oggi 2800 moschee.
In Francia ci sono 2600 moschee (erano solo 8 nel 1975).
Nel Regno Unito ci sono oltre 1500 moschee. Londra ha il maggior numero di moschee al di fuori della Turchia.
La “fine della storia” è finita, dice Ursula von der Leyen alla Zeit: “L’Occidente come lo conoscevamo non esiste più”. Giusto.
Dimenticatevi del cosiddetto “imperialismo occidentale”. Il traffico è a senso unico. I musulmani sono sulla buona strada per conquistare molte città e paesi occidentali, se non intere nazioni. E questo obiettivo viene raggiunto con vari mezzi.
Stiamo costruendo un’Europa che sembra uscita da Le ragioni del sangue di Tom Wolfe. Si svolge a Miami, la città in cui oltre metà della popolazione sia di recente immigrazione. Un laboratorio perfetto per Wolfe, che era un geniale osservatore dei mutamenti sociali. Le comunità vivono una accanto all’altra ma non c’è convivenza. All’interno di ogni enclave dominano le ragioni del sangue. Le regole del proprio gruppo etnico sono superiori alla legge. Un fallimento totale così riassunto da uno dei personaggi: “Tutti odiano tutti”. I bianchi si accontentano di vivere da reclusi in strade esclusive. Zombie convinti di essere ancora in forma.
Come il video appena uscito di un poliziotto britannico che dice a un uomo anziano che dire “parla inglese” a un migrante è un crimine d'odio! Non sto scherzando! Sembra davvero che la polizia e i media abbiano fatto causa comune con la crescente componente demografica musulmana.
L'Occidente è minacciato da un nemico che ha osservato con attenzione la decadenza e il disordine dove la civiltà occidentale ha avuto origine.
“La Commissione Europea ha stanziato 4 milioni di euro alla ong Transgender Europe EV (TGEU)”, rivela il Journal du dimanche. Un suo manifesto mostra una donna trans che indossa il velo islamico nella Giornata internazionale del rifugiato. La sua vicepresidente, la franco-olandese Dinah Bons, si descrive come una “orgogliosa donna trans di colore”. È membro del Partito laburista olandese. In un'intervista al quotidiano olandese Het Parool, Bons spiega che nei primi anni della transizione indossava il niqab ogni volta che andava dalla famiglia del fidanzato marocchino, finché lui non l'ha lasciata una volta completata la “transizione sessuale”. Questa “esperienza antropologica”, nelle sue parole, l'ha ispirata. Al punto da creare “laboratori su genere e religione” in cui insegna che “il Corano parla di un terzo sesso” o che “l'omosessualità viene descritta come qualcosa di apprezzabile” nell’Islam.
Quando Bruxelles finanzia con 10 milioni il “Corano Europeo” e con 4 una ong che parla di “terzo sesso nel Corano” significa che, sotto l'influenza del woke, l’Unione Europea si è allontanata dalla politica per entrare nella psicopolitica, che la ragione ha ceduto il passo all'emozione e che una popolazione infantilizzata è sotto propaganda da parte di una classe politica trasformata in comitato terapeutico. Si sospetta ormai che la libertà di espressione esponga i cittadini a idee scomode e ansiogene, che sia meglio controllare e reprimere in nome della nuova igiene pubblica. Questa fantasia di un mondo senza conflitti, di un grande spazio interculturale “sicuro”, diventerà la nostra tomba.
Siamo dei cretini, parola che sta per “cristiano buono fino all’idiozia”.
Siamo come Fabrizio del Dongo, lo sciocco e idealista aristocratico della Certosa di Parma di Stendhal. Affascinato da Napoleone, Fabrizio fugge dal conservatorismo della famiglia e raggiunge l’esercito francese a Waterloo, dove si illude di vedere l’imperatore al culmine della gloria e invece assiste alla sua penosa disfatta. Povero Napoleone, sedotto da Maometto.
Come scrive Michel Houellebecq su Unherd, “c’è una vaga e diffusa atmosfera di autoflagellazione, qualcosa che pende nell'aria come un gas. Un tale estremo piacere nel masochismo è sorprendente. L'Europa mi sembra a un bivio”.
E speriamo che non abbia ragione Douglas Murray, quando scrive che il prossimo 7 ottobre avverrà in Occidente e le nostre élite troveranno il modo di giustificarlo.
L’Homo Europeus sembra convinto di vivere in una favola, ma solo perché non ha mai dovuto combattere per difenderne la sovranità o i grandi ideali su cui si suppone che si basi. Si illude così di potersi elevare al di sopra del mondo, ma la storia non risparmia nessuno. E non certo gli ingenui.
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