Trump vuole negoziare con Teheran: è un fatto negativo per Israele
Commento di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta
Data: 19/04/2025
Pagina: 1
Autore: Antonio Donno
Titolo: Trump vuole negoziare con Teheran: è un fatto negativo per Israele

Trump vuole negoziare con Teheran: è un fatto negativo per Israele 
Commento di Antonio Donno

Scienziati iraniani aiutarono Israele ...
Centrifughe del progetto nucleare iraniano. La mania di Trump per i colloqui e le trattative ha per il momento fermato i piani di attacco israeliani. Ma la minaccia iraniana non conosce appeasement e prima o poi colpirà, aspettare potrebbe rivelarsi un errore fatale, anche perché Israele ha messo fuori gioco le difese aeree degli Ayatollah e ora Teheran è vulnerabile

Nel 2024 l’Iran ha subìto un fortissimo ridimensionamento del suo apparato militare ad opera di Israele. Anche Hezbollah, la mano terroristica di Teheran, è, per adesso, fuori combattimento. Lo stesso Hamas è incapsulato nella Striscia di Gaza, assediata dall’esercito israeliano. Questo quadro sta ad indicare le gravi difficoltà militari dell’Iran, alle quali si deve aggiungere una pesante crisi economica interna. Tutti questi dati devono essere inseriti all’interno della più pressante questione del nucleare iraniano. Trump è dell’avviso che, per limitare l’arricchimento dell’uranio per scopi nucleari da parte di Teheran, occorra procedere con un negoziato con il regime degli ayatollah. Questa proposta non è scartata dall’Iran e per un motivo molto semplice: consentirà, portando alle lunghe le trattative, di accelerare i tempi per il raggiungimento dell’arma nucleare. Del resto, non v’è alcun timore di un controllo internazionale sull’avanzamento del programma nucleare di Teheran, se Stati Uniti e Iran si dovessero accordare per una serie di incontri negoziali tra le due parti su questo tema. Purtroppo, Netanyahu ha dovuto accettare questa decisione di Trump, che da qualche tempo sembra sempre più incline a favorire la politica della negoziazione sui principali tempi internazionali. Eppure, Israele era pronto, nel prossimo maggio, a cancellare gli impianti nucleari di Teheran, liberandosi, così, di un pericolo sempre presente per la propria esistenza. Il che non avrebbe escluso, tuttavia, la possibilità iraniana di ricostruire il proprio apparato nucleare negli anni futuri. Da questo punto di vista, sia la Russia, sia la Cina sarebbero stati disponibili a sostenere il nuovo sforzo iraniano di rimettere in vita il proprio arsenale nucleare. Nei fatti, però, Israele avrebbe acquisito una sostanziale sicurezza e, soprattutto, avrebbe dimostrato a Teheran e agli altri suoi nemici la capacità di intervenire con l’arma nucleare nel caso di forte pericolo. Tuttavia, dopo un primo consenso da parte di Trump, il presidente americano ha preferito procedere con i negoziati. È impossibile prevedere i tempi di questi negoziati e, in particolare, i loro possibili esiti. Un fatto è certo: l’Iran non rinuncerà mai ai suoi programmi nucleari, potrà ridimensionarli, almeno negli atti conclusivi del negoziato, senza peraltro accettare eventuali controlli. Ora che da parte israeliana v’è il programma di eliminare i siti nucleari di Teheran, nei negoziati che Trump vuole mettere in atto il regime degli ayatollah potrebbe sostenere di non poter rinunciare al nucleare, poiché Israele è pronto ad attaccare e distruggere i siti nucleari iraniani. Di fatto, le posizioni attuali del regime iraniano potrebbero indirizzarsi verso un vero e proprio capovolgimento dei programmi avanzati nel corso dei decenni, dopo la presa del potere da parte degli ayatollah: cancellare lo Stato ebraico dalla carta geografica del Medio Oriente e islamizzare il territorio finora occupato dall’entità sionista. I negoziati che Trump intende mettere in atto potranno presentare profonde ambiguità a favore di Teheran. La situazione in cui si trova Israele è complessa, perché il sostegno incondizionato che negli anni Trump ha garantito allo Stato ebraico sembra oggi ridotto dalla politica negoziale che il presidente americano vuol mettere in atto. L’Iran non può rinunciare all’offerta di Trump, se non vuole lasciare campo libero al progetto israeliano di distruzione sistematica dei siti nucleari di Teheran. Insomma, Trump sta concedendo agli ayatollah una via di sopravvivenza del loro regime che Netanyahu vuole eliminare, al fine di cancellare una volta per tutte un pericolo costante per Israele. Una parte del mondo politico israeliano tende a confermare il programma iniziale di Gerusalemme indirizzato a cancellare il pericolo nucleare rappresentato dal regime iraniano. In particolare, Benny Gantz, avversario politico di Netanyahu, sostiene con forza che Israele “deve e può colpire l’Iran”. Si tratta di una posizione che metterebbe il governo israeliano in grave contrasto con i progetti negoziali di Trump, creando un dissapore che potrebbe avere conseguenze negative nei rapporti tra gli Stati Uniti e Israele.

Antonio Donno
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