2/4/02 Tre giornali a confronto
Strage di Pesach
Testata:
Data: 01/04/2002
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: ISRAELE, ASSALTO AD ARAFAT
Le abbiamo lette tutti, le notizie dei giorni scorsi pubblicate dai nostri giornali: abbiamo letto che un'orrenda strage ha devastato un Seder di Pesach, abbiamo letto che il terrorista era stato segnalato dalle autorità israeliane a quelle palestinesi in quanto estremamente pericoloso, abbiamo letto che Arafat aveva assicurato di averlo arrestato ma poi, o non lo ha arrestato affatto o, come al solito, lo ha arrestato "per finta" e poi immediatamente liberato. Sta di fatto che, per volontà di Arafat, il terrorista ha seminato distruzione e morte. E adesso? Tutto dimenticato! Non è più Arafat il mandante di terroristi e Israele la vittima del terrorismo: nel giro di ventiquattr'ore la situazione si è completamente ribaltata.
ASSALTO DEI SOLDATI ISRAELIANI, ARAFAT BARRICATO
titola il Corriere della Sera di sabato, accompagnando il titolo con una vignetta di Giannelli: una dolcissima colomba bianca in gabbia con un coltello piantato nella schiena e il sangue che gocciola. Chiaro: Arafat in questo momento è in gabbia, la colomba pugnalata alla schiena è lui. E domenica:
ULTIMATUM DI ISRAELE, ARAFAT CHIEDE AIUTO
E Repubblica sabato:
ISRAELE, ASSALTO AD ARAFAT
e domenica:
ARAFAT, DRAMMATICO ASSEDIO
e all'interno:
SHARON ATTACCA, ARAFAT PRIGIONIERO
Non da meno la Stampa. Sabato:
ISRAELE ATTACCA IL BUNKER DI ARAFAT
e domenica:
ARAFAT. UN GRIDO DAL BUNKER: "AIUTATEMI"
Concordi, le tre testate, nel mostrarci un povero Arafat vecchio, stanco, malato, tremante per il Parkinson e per la tremenda situazione in cui lo ha messo Sharon, il nemico di sempre che da vent'anni, dai tempi del Libano, lo odia e lo insegue.

Sul Corriere di sabato Franco Venturini vorrebbe fare un discorso pacato ed equilibrato: il mezzo che usa è quello di distribuire fraternamente colpe e responsabilità: "Nelle ultime ore entrambe le parti hanno superato ogni precedente". Niente causa, niente effetto.
Guido Olimpio, nell'articolo intitolato "Ariel il 'bulldozer' che non sa far altro che combattere" ci presenta un ritratto di Sharon tutto in negativo, ci parla della sua lotta "personale" contro Arafat, cita Sabra e Chatila senza parlare delle responsabilità dirette (e quindi, visto che si sta parlando di Sharon...), ci ripete per l'ennesima volta che Sharon "Non si vergogna di dire che 'dobbiamo provocare così tante perdite all'altra parte che alla fine accetteranno di negoziare", parole che Sharon in realtà non ha mai pronunciato, non in questa forma e non con questo significato.
C'è anche un articolo di Manuela Dviri: "E quei bambini, nostri e loro, che nella morte sono identici": identici i bambini morti sì, certo, identici i loro uccisori proprio no! Certamente comprensibili il dolore e l'empatia di una madre che ha perso il proprio figlio e si identifica col dolore di tutte le madri che hanno perso il proprio; un po' meno comprensibile il Corriere che non perde occasione per sfruttare il dolore di questa madre per portare avanti la propria politica.
E passiamo a domenica. Ennio Caretto non riesce a nascondere il proprio indignato stupore per il fatto che gli USA si sono sì allineati alle richieste di EU e stati arabi, ma "in maniera ambigua", mentre Bush "non chiede il ritiro delle truppe israeliane dal quartier generale di Arafat, al contrario sostiene che Sharon è sotto assedio e che il suo operato risponde alla volontà degli elettori, lasciando intendere che Israele è minacciato dal terrorismo".
Ma come farà questo Bush a mettersi in testa certe idee!
Francesco Battistini invece ci informa che Cinque medici sarebbero stati usati come scudi umani notizia ovviamente fornita da fonte palestinese e non verificata. E subito dopo, con autentico orrore:
In un ospedale gli israeliani sono entrati coi cani (un animale che molti musulmani considerano impuro) a caccia di terroristi e d'esplosivo.
Chiaro che il rispetto della sensibilità dei musulmani è molto più importante dell'evitare che centinaia di civili innocenti vengano dilaniati da quei terroristi con quell'esplosivo.
Guido Olimpio opera disinvoltamente il solito rovesciamento di causa ed effetto: gli israeliani assediano, i palestinesi rispondono coi kamikaze. Sergio Romano invece usa il suo solito sistema per attaccare Israele: per confondere le acque annuncia di volerci parlare delle occasioni mancate dai palestinesi per arrivare alla pace e allo stato, e per un intera pagina ci espone tutte le "nefandezze" commesse da Israele. E così ci parla di 800.000 palestinesi cacciati dalla loro terra - aumentandone il numero e lasciando credere che siano stati tutti cacciati, uno per uno, dagli israeliani; attribuisce a Israele la responsabilità della guerra del 1967 e lo accusa di indifferenza nei confronti delle risoluzioni Onu - senza minimamente menzionare i rifiuti della controparte; afferma che alla pace con l'Egitto Israele sarebbe arrivato a causa delle pressioni americane; attribuisce a Israele la responsabilità dei campi profughi e dei massacri di Sabra e Chatila e alla "passeggiata" di Sharon l'esplosione della guerra; conclude infine affermando che la pace arriverà quando gli israeliani si decideranno a ritirare il mandato a Sharon: così finalmente sappiamo chi è l'unico responsabile del macello che sta avvenendo in medio oriente.

E passiamo a Repubblica. Sabato Bernardo Valli ci informa che l'esistenza stessa di Arafat evoca per Sharon lo spettro dello stato di Palestina, e ci racconta che venerdì la polizia israeliana ha attaccato i musulmani sulla spianata delle moschee (Monte del Tempio, prego!), dimenticandosi di aggiungere che lo ha fatto perché i musulmani avevano preso a sassate gli ebrei in preghiera al Muro del Pianto; Leonardo Coen non si perita di arrivare alla blasfemia: Ma come il Cristo della Via Dolorosa, Arafat risorge.
Eugenio Cirese si incarica invece di descriverci il corpo spezzato in due della ragazza suicida, mentre non una sola parola viene spesa per i corpi dilaniati delle sue vittime, e ci spiega che la ragazza era stata bloccata all'ingresso, "altrimenti sarebbe stata strage": evidentemente due morti e trentuno feriti per il buon Cirese sono solo uno stuzzichino.
Domenica ci aspetta l'ardua lettura del ributtante editoriale di Eugenio Scalfari:
Due popoli che hanno ormai non solo le mani, ma anche la mente e l'anima imbrattate dal sangue degli innocenti
esordisce, nel tentativo di apparire imparziale distribuendo equamente le colpe. E infatti subito dopo ribadisce:
i due protagonisti, i due solidali gestori del mattatoio e della reciproca strage
Ma poi ci informa che "le responsabilità dei due protagonisti del mattatoio non sono identiche", però, evidentemente per non dover essere accusato di parzialità filopalestinese si rifiuta di dire chi sia più colpevole. Ci spiega però che è ridicolo chiedere di fermare il terrorismo a un Arafat prigioniero e impotente - dimenticando che per quarant'anni non è stato né prigioniero, né impotente, e il terrorismo lo ha sempre fomentato, come del resto continua a fare ancora oggi dal suo cellulare ancora funzionante. Si chiede se si possa invece chiedere a Israele di non rispondere più ai colpi, e la risposta è sì, certo che si può, anche se naturalmente sappiamo che Israele respingerà la richiesta, perché Israele non ha mai fatto altro che questo: rispondere di no a tutti. E così continuerà un terrorismo vero perché quando un popolo non ha speranza non può che uccidere gli altri e se stesso.
E dunque il terrorismo non è più solo giustificato, ma anche dichiarato obbligatorio.

Non vale invece neppure la pena di occuparci di igorman, diventato ormai addirittura patetico nel suo arrampicarsi sugli specchi per presentarci il suo carissimo amico Arafat come l'uomo che ha dedicato la sua vita intera alla ricerca della pace con Israele, e neanche del nuovo delirio di Barbara Spinelli, che con le sue solite frasi piene di parole dotte ed evanescenti e vuote di significato, si premura di informarci che nel futuro non ci sarà posto per gli ebrei, perché quello che sta facendo Israele cancellerà il ricordo della Shoah. Per fortuna, a salvare La Stampa, dallo sfacelo totale, rimane Fiamma Nirenstein.

In conclusione, i tre maggiori quotidiani nazionali sembrano essersi alleati nell'opera di ribaltamento della situazione: Arafat, da mandante e finanziatore del terrorismo si è trasformato in un povero vecchio progioniero, in un Cristo in croce, in una colomba pugnalata alle spalle; e Israele, da vittima del più bestiale e cieco terrorismo che mai il mondo abbia conosciuto, nel feroce assalitore di innocenti, con uno degli eserciti più potenti del mondo scatenato contro un povero vecchio malato e indifeso.



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