Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 31/03/2025, l'articolo originariamente pubblicato sul Journal du dimanche, intervista a Élisabeth Badinter, tradotta da Mauro Zanon nella sezione Un Foglio Internazionale dal titolo: "Sansal, Dreyfus algerino".
La filosofia e femminista francese Élisabeth Badinter ha parlato col Journal du dimanche in occasione della pubblicazione dell’opera collettiva “Pour Boualem Sansal” (David Reinharc Éditions), curata da Pascal Bruckner e Michel Gad Wolkowicz. Al suo interno, sessanta autori – politici, scrittori, intellettuali e giornalisti – difendono l’onore, il coraggio e il genio del romanziere franco-algerino, in prigione per le sue idee. L’affaire Sansal, come si legge nella presentazione del libro, “è una battaglia di civiltà”. Badinter denuncia lo scandalo giudiziario di cui è vittima lo scrittore e si rattrista per un femminismo in cui non si riconosce più. Journal du dimanche – Lei ha contribuito all’opera collettiva “Pour Boualem Sansal” insieme ad altre figure di spicco. Alain Finkielkraut scrive in queste pagine che “l’affaire di un singolo deve diventare l’affaire di tutti”. Perché quest’affaire è diventata vostra, mentre ai danni di Boualem Sansal sono stati chiesti dieci anni di reclusione in Algeria?
Élisabeth Badinter – Ho l’impressione che la giustizia algerina sia indietro di tre secoli. Quest’uomo, a cui non è stato permesso di scegliere il proprio avvocato, ha dato prova di un coraggio estremo: ha preferito difendersi da solo piuttosto che avere i suoi avvocati algerini. E’un vero e proprio scandalo giudiziario, uno scandalo politico, un’incredibile ingiustizia nei suoi confronti. A mio avviso, questo rimarrà il caso Dreyfus dell’Algeria. Sono profondamente disgustata da ciò di cui è stato accusato e dalla sua detenzione. Il suo coraggio e la sua fermezza hanno messo a rischio la sua salute e forse anche la sua vita. Pochi uomini o donne sono in grado di difendere i propri princìpi a un tale prezzo. Ho un’immensa ammirazione per il suo rigore morale di fronte al comportamento atroce del governo algerino. Nel libro, diversi autori stabiliscono un parallelo tra lui e Voltaire. Voltaire, appunto, difendeva la libertà di espressione.
Lei ritiene che la libertà di espressione sia ora in pericolo o si sia indebolita?
Penso sinceramente che la libertà di espressione stia scomparendo per una parte della comunità musulmana. Le minacce contro di essa le impediscono di esprimersi. Non tutti hanno il coraggio di Boualem Sansal. Anche quando sono indignati per ciò che sta accadendo, molti rimangono in silenzio. Non voglio essere eccessiva, ma Boualem è una luce. Forse sta rischiando la vita per un principio, una morale, la libertà. Mi ricorda la lotta di Voltaire negli anni Sessanta del Diciottesimo secolo: 250 anni dopo, un uomo si alza e dice la verità.
Cosa intende dire con questa frase: “Coloro che accusano Boualem Sansal di suprematismo e di appartenere all’estrema destra si sbagliano e ci ingannano”?
Ci stanno ingannando, soprattutto chi non segue da vicino la politica e le polemiche. L’ipocrisia è immensa. Sentir dire “non dovrebbe essere imprigionato, ma…” equivale a dire che è colpevole. E’ rivoltante. Molti di noi non sopportano più questa retorica da parte dell’estrema sinistra, che cerca di sfruttare questi casi per alimentare le proprie ambizioni elettorali.
Lei dice che alcuni cercano di trasformare “i nostri coraggiosi informatori nell’incarnazione dell’infame e del traditore”, sostenendo allo stesso tempo di “incarnare gli ideali umanisti della sinistra di un tempo, quando invece le loro azioni e il loro silenzio dimostrano il contrario”. Perché è così severa con la sinistra?
Non ho detto tutta la sinistra. Anche se, francamente, il Partito socialista e gli ecologisti possono essere criticati per aver opposto così poca resistenza alla retorica estremista della France insoumise (Lfi). Questo è un problema per me.Per quanto riguarda l’antisemitismo, la logica è la stessa: Lfi è ferocemente antisemita. E non posso perdonare
al Partito socialista il suo silenzio assordante dopo il 7 ottobre 2023.
Lei è una figura del femminismo universalista. Alcune attiviste del collettivo Nous vivrons, che commemora le donne vittime di Hamas il 7 ottobre 2023, non hanno potuto manifestare l’8 marzo a Parigi… E’ nauseante. Non appena le considerazioni politiche hanno la precedenza sull’uguaglianza di genere e sulla libertà delle donne, non appena si fa una differenza tra le donne sulla base del loro paese o della loro religione, il femminismo viene distrutto. Il femminismo è universale. Quando le priorità politiche hanno la precedenza sui diritti delle donne, è la fine del femminismo. E non voglio più sentire parlare di sororità. Qual è il senso di un femminismo che si frammenta a seconda delle linee di partito? Quando la politica prevale, il femminismo muore.
Per lei, chi incarna oggi il femminismo?
Non glielo saprei dire.
In questo momento ci sono molte polemiche sull’uso del velo nello sport… Sì, ed è assolutamente stupido. Dire che “le ragazze che indossano il velo non hanno sempre a che fare con l’entrismo (islamista, ndr), ma anche con le convinzioni personali”, è un modo per chiudere gli occhi dinanzi alla realtà. Bisogna essere ciechi per non capire. Cedere a questa argomentazione, equivarrebbe a spalancare le porte all’entrismo, proprio perché è impossibile fare una distinzione. Sì, il velo deve essere bandito da tutte le competizioni sportive. La neutralità deve prevalere.
Nel 1981, alla trasmissione “Radioscopie”, lei disse a Jacques Chancel: “Sono preoccupata, soprattutto per la guerra. Ho paura dell’imperialismo sovietico, ho paura dello squilibrio in medio oriente… E’ una paura che non provavo dieci anni fa, forse a torto”.
E’ stato molto, molto tempo fa. E’ curioso che abbia detto questo a Chancel. E’ la prova che la storia si ripete, ma questa volta in modo molto più violento. Stiamo assistendo a delle vere e proprie guerre. C’è un’inversione di valori che mi spaventa, un cambiamento rapido e sorprendente delle alleanze che avevamo un tempo. Donald Trump e le sue dichiarazioni, che si contraddicono da un giorno all’altro, mi spaventano. Mentre parliamo, Putin è il grande vincitore. Noi europei abbiamo ragione a essere diffidenti. La sola idea che un giorno potremmo dover difendere militarmente il nostro spazio europeo mi sembra inimmaginabile, eppure… la situazione in Ucraina ci riguarda. Se aspettiamo di mobilitarci solo quando le truppe saranno ai nostri confini, sarà troppo tardi.
E’ d’accordo con Emmanuel Macron che sta adottando una posizione bellicosa in un momento in cui il mondo intero sembra cercare la pace?
A mio avviso, il suo discorso è stato misurato e finalizzato soprattutto a mettere in guardia il popolo francese, è il minimo che potesse fare. Per preservare la pace, dobbiamo essere forti. Ma noi non lo siamo, per ovvie ragioni: abbiamo vissuto per tanti anni sotto l’ombrello americano. Non condivido la condanna del presidente della Repubblica che, al contrario, mi è sembrato molto pertinente nelle sue dichiarazioni.
(Traduzione di Mauro Zanon)
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