Palestinesi contro Hamas a Gaza 30/03/2025
Analisi di Stefano Scaletta
Autore: Stefano Scaletta

Palestinesi contro Hamas a Gaza
Analisi di Stefano Scaletta

Gaza. I palestinesi manifestano contro Hamas - Tempi

Le proteste anti-Hamas a Gaza sono un segnale importante, ma non necessariamente un punto di svolta. Hamas appare indebolita ma non sconfitta del tutto e si aggrappa all'unica speranza che le rimane per mantenere il dominio sulla Striscia: gli ostaggi. Israele non può e non deve cedere al ricatto dei terroristi

Alcune migliaia di palestinesi protestano da giorni contro Hamas a Gaza chiedendo ai terroristi di arrendersi e di rilasciare i 59 ostaggi israeliani. Si tratta di un evento raro, specie dopo il 7 ottobre, non unico: a Deir al-Balah, vicino Gaza City, e a Kahn Younis nel gennaio 2024 alcune decine di palestinesi avevano chiesto la fine del dominio di Hamas e il rilascio dei rapiti. La protesta iniziata il 25 marzo a Beit Lahia, una località nel nord della Striscia, rappresenta un segnale importante perché dopo pochi giorni si è estesa in molti centri urbani e perché avviene in un momento in cui Hamas non è in grado di reprimere con la consueta brutalità movimenti di dissenso spontanei. Nonostante il reclutamento di molti giovanissimi e soprattutto dopo aver perso quasi 22.000 jihadisti, Hamas potrebbe quindi vedere il proprio potere politico intaccarsi.


Il gruppo terroristico governa la striscia di Gaza dal 2007, schiacciando il dissenso interno con la forza, massacrando e incarcerando oppositori politici e chiunque sia sospettato di collaborare con Israele. Altre proteste anti-governative a Gaza si erano verificate nel 2019 e nel 2021, seguite da violente repressioni interne documentate da Center for Peace Communications in un ciclo di testimonianze intitolato ‘Whispered in Gaza’ (consultabile sul sito peacecomms.org). Le forze di difesa israeliane hanno trovato nel novembre del 2024 alcuni video appartenenti al cerchio della sicurezza interna di Hamas, registrati  tra il 2018 e il 2020, che documentano le torture inflitte ai prigionieri politici palestinesi. 


Nulla di nuovo dunque, le proteste a Gaza c’erano anche prima del 7 ottobre, seguite dalla feroce repressione di Hamas. Il contesto della guerra, tuttavia, rende il potenziale delle manifestazioni di questo fine marzo dirompente, anche perchè i terroristi ora sono costretti a nascondersi sotto terra, nei tunnel, braccati dai droni israeliani, o negli ospedali. È il caso, ad esempio, del capo della finanza di Hamas Ismail Barhoum, ucciso in un raid mentre si trovava dentro l’ospedale Nasser. Pochi giorni prima che iniziassero le manifestazioni anti-Hamas, Israele aveva ucciso in attacchi mirati numerosi altri membri del Dipartimento politico di Gaza, quei dirigenti che si occupavano della sicurezza interna e della polizia. Nella medesima operazione i jet israeliani hanno distrutto circa cento pick-up coi quali Hamas si spostava nella Striscia amministrando col terrore la propria autorità sulla popolazione di Gaza, gli stessi veicoli utilizzati nel massacro del 7 ottobre e nelle parate per il rilascio degli ostaggi tra gennaio e febbraio 2025. 


I gazawi anti-Hamas, riuniti in gruppi durante la notte attorno a fuochi improvvisati, se la sono presa anche con il media qatariota al-Jazeera, oggetto di cori, ingiurie, poiché visto da molti e giustamente come la grancassa del governo dei terroristi. Non bisogna eccedere nel facile ottimismo e credere che la pace sia in vista, specie se gli ostaggi non saranno rilasciati, ma nemmeno pensare che nulla possa determinare la caduta politica di Hamas, ormai decimata. È evidente che la guerra abbia gravemente provato la gran parte dei palestinesi che a questo punto preferirebbe la resa al vicolo cieco dei bombardamenti, ma il dissenso nei confronti di Hamas esisteva anche prima del 7 ottobre senza che ciò abbia mai rappresentato la speranza di una nuova offerta politica slegata da terrorismo e repressione interna.

Stefano Scaletta