Riprendiamo da LIBERO di oggi, 30/03/2025, a pag. 2 con il titolo "Perfino von der Leyen schiaffeggia la sinistra: «Bene l’Italia con Trump»", l'analisi di Michele Zaccardi.
Ursula von der Leyen promuove il rapporto tra Donald Trump e Giorgia Meloni. «È molto positivo» spiega la presidente della Commissione Ue, smentendo le analisi di commentatori e giornalisti che da mesi predicano quanto sia perniciosa l’affinità tra la premier e il presidente americano. Insomma: la retorica della sinistra che chiede a Meloni di scegliere tra Bruxelles e Washington viene completamente sconfessata. Un concetto che la presidente della Commissione consegna alle colonne del Corriere della Sera. Alla domanda se il rapporto tra Meloni e Trump possa rappresentare un problema per l’Ue, Von der Leyen risponde categorica: «Al contrario, penso che questo sia molto positivo». «Conosco Giorgia Meloni come leader forte e appassionata, con un ruolo molto importante a livello europeo» aggiunge, «ed è positivo che abbia un rapporto diretto» perché «più legami ci sono tra le due sponde dell’Atlantico, meglio è».
Nessun aut aut, dunque. Anzi, la priorità deve essere quella di ridurre al minimo gli attriti tra i due pilastri dell’Occidente. E per farlo la strada non può che essere quella del dialogo. Il legame tra i due lati dell’Atlantico non va dunque spezzato, ma rafforzato. Anche e soprattutto in un contesto di crescenti tensioni come quello attuale.
E qui si inserisce il lavoro di paziente tessitura delle relazioni tra Washington e Bruxelles che la premier sta portando avanti fin dall’insediamento di Trump. E che ha l’obiettivo di scongiurare le conseguenze deleterie per le imprese europee di una guerra commerciale senza esclusioni di colpi.
Su questo la sintonia tra von der Leyen e Meloni è totale.
Perché, spiega la presidente della Commissione, «gli Stati Uniti sono nostri partner e alleati da 75 anni, e sono convinta che questa relazione terrà».
Poi certo, aggiunge, «abbiamo punti di vista diversi su questioni specifiche» come sul commercio, ma «anche valori condivisi e forti interessi comuni.
Credo in un dialogo costruttivo e lavoro per questo. È meglio lavorare insieme che l’uno contro l’altro».
Le condizioni nelle quali si trova l’Europa, va detto, non sono delle migliori: il 12 marzo sono entrati in vigore i dazi americani al 25% sull’alluminio e l’acciaio prodotti all’estero, mentre dal 2 aprile scatteranno quelli sulle auto, sempre al 25%. E presto Trump annuncerà ulteriori tariffe sulle importazioni di farmaci.
Con un modello economico sbilanciato sulle esportazioni e un avanzo commerciale per i beni verso gli Usa che nel 2023 ha toccato i 157 miliardi di euro, i Paesi europei rischiano di subire un impatto molto pesante dalla stretta americana. Per questo von der Leyen, malgrado le contromisure annunciate verso gli Usa, rimarca l’importanza di tenere aperto il canale del dialogo, seguendo quella prudenza suggerita da Meloni venerdì nell’intervista al Financial Times. «Stiamo dialogando» con l’amministrazione Trump e «vogliamo una soluzione negoziata» spiega. «Naturalmente, difenderemo i nostri interessi: possiamo rispondere, ma il nostro interesse è avere un negoziato che porti a buoni risultati per entrambe le parti» sottolinea la presidente della Commissione.
Ciò non toglie che l’Ue intenda muoversi a livello globale per «diversificare i mercati» di sbocco, concludendo «accordi di partenariato commerciale con altri Paesi». In particolare, per il nostro Paese, spiega von der Leyen, «proteggere settori chiave italiani come quello manifatturiero, farmaceutico, agroalimentare e vitivinicolo è vitale per l’economia europea». Al fine di garantire che i produttori del nostro Paese «non siano ingiustamente svantaggiati» dai dazi, prosegue, «dobbiamo essere pronti a utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione».
La Presidente della Commissione ribadisce inoltre il pieno sostegno, economico e militare, all’Ucraina («Deve essere trasformata in un porcospino d’acciaio completamente indigesto per qualsiasi tipo di invasore») prima di ricordare i risultati raggiunti grazie agli sforzi europei. Oltre alle forniture belliche e agli aiuti finanziari, von der Leyen sottolinea la volontà di mantenere «alta la pressione sulla Russia», comprese le sanzioni, che saranno in vigore «fino a quando non ci sarà un accordo di pace giusto e duraturo». Mentre in prospettiva, l’obiettivo è «rafforzare le forze armate ucraine, la migliore garanzia di sicurezza che Kiev possa avere».
Quanto al piano di riarmo da 800 miliardi, ribattezzato “Readiness 2030” - composto da una linea di credito da 150 miliardi per acquisti congiunti di sistemi d’arma e da altri 650 potenziali, derivanti dallo scorporo dalle regole del Patto di stabilità delle spese militari nazionali fino all’1,5% del Pil - la presidente della Commissione ricorda che anche l’Italia ne beneficierà «perché ha una base industriale della difesa molto rinomata e forte».
«Voglio ringraziare Ursula von der Leyen» ha detto ieri Meloni, «penso che sia nella mia responsabilità fare quello che posso per difendere o ricostruire se necessario questa unità».
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