L’ultima minaccia di Putin 'annienteremo gli ucraini'
Cronaca di Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica
Data: 29/03/2025
Pagina: 10
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: L’ultima minaccia di Putin 'Annienteremo gli ucraini'

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/03/2025, a pag. 10, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "L’ultima minaccia di Putin 'Annienteremo gli ucraini'".

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Rosalba Castelletti

Putin visita un sottomarino della Flotta del Nord e ribadisce le sue condizioni: annientare l'Ucraina. Arriva a sostenere che, non solo Zelensky deve dimettersi, ma il governo ucraino deve essere sostituito da un esecutivo di transizione sotto l'egida dell'ONU. Persino Trump, che pure si sta dimostrando il più filo-Putin di tutti i leader occidentali, si oppone a questa proposta estrema.

È notte fonda quando Vladimir Putin si cala nella garitta del sottomarino nucleare Arkhangelsk nel porto artico di Murmansk. Poco dopo ricompare in una stanza dello scafo davanti a una tavola imbandita alla bell’e meglio con tè, taralli baranki e panzerotti pirozhki insieme al comandante Aleksandr Gladkov e ad alcuni marinai dell’equipaggio. A prestare l’assist per la sua ultima stoccata sull’Ucraina è la domanda di un sottufficiale sull’andamento dei negoziati con gli Usa.

Putin comincia col solito zuccherino per Trump che «desidera sinceramente porre fine a questo conflitto » e ricorda le altre iniziative di pace dei Paesi Brics. Le «accogliamo con favore, ma non a nostre spese». Si dice anche «pronto a collaborare con l’Europa» anche se «loro si comportano in modo incoerente e cercano costantemente di prenderci per il naso». Ma il problema, insiste, sono i nazisti ucraini, come il battaglione Azov che continua a ricevere armi e di fatto «governa il Paese» e un domani potrebbe rigettare un eventuale accordo. Ma la soluzione c’è ed è «ben nota»: la «gestione esterna, l’amministrazione temporanea» sul modello di «Timor Est nel 1999», «l’ex Jugoslavia» nel 1998 e la «Nuova Guinea» nel 1962. Eccola l’ultima inedita trovata.

Putin ha spesso insistito sull’illegittimità di Volodymyr Zelensky perché l’anno scorso, a causa della legge marziale, non tenne nuove presidenziali allo scadere del mandato, ma questa proposta è inedita. Traccia una lunga roadmap: «Sotto l’egida Onu, con gli Stati Uniti, persino con i Paesi europei e, naturalmente, con i nostri partner e amici, si potrebbe discutere di introdurre una gestione temporanea in Ucraina. Per tenere elezioni democratiche, portare al potere un governo capace che goda della fiducia del popolo e poi iniziare con esso i negoziati per un trattato di pace e firmare documenti legittimi». È soltanto «una delle opzioni», ma è una «pratica che esiste». Poco importa che Casa Bianca, Ue, Onu e Zelensky respingano la proposta. «Kiev ha un governo legittimo », dice il segretario Onu Antonio Guterres. Per Putin è l’ennesimo espediente per tirarla per le lunghe, ma anche un tentativo di «trascinare gli Usa in un sistema concettuale arcaico in cui sia possibile la divisione di territori e sfere di influenza», osserva un analista indipendente.

A riprova che non abbia alcuna intenzione di fermare le ostilità dice anche che le truppe si stanno «muovendo gradualmente con perseveranza e sicurezza verso il raggiungimento di tutti gli obiettivi». Mentre l’esercito rivendica la presa di Gogolevka nella regione russa di Kursk e Krasne Pershe nella regione ucraina di Kharkiv, il leader del Cremlino osserva: «Lungo tutta la linea di contatto le nostre truppe mantengono l’iniziativa strategica. Proprio di recente ho detto “li sopprimeremo” e c’è motivo di credere che li annienteremo ». «My ikh dozhmiom », dice la prima volta. «My ikh dobiom », la seconda. Al tg di Rossija1 si chiedono quale sia la differenza tra i due sinonimi usati,dozhat edobit .L’inviato Aleksandr Kotz lancia un sondaggio su Telegram. Sfumature. È lo stesso Putin che neopremier nel 1999 aveva promesso dimochit , «sgozzare», i ceceni «anche nel cesso».

Anche gli accordi siglati con gli Usa su una tregua energetica e marittima non sono che uno specchietto per le allodole. Il primo sarebbe entrato in vigore il 18 marzo, ma nonè mai stato rispettato. La Difesa accusa le forze ucraine di attaccare i suoi siti energetici, ieri una stazione di misurazione del gas a Sudzha, e Kiev accusa Mosca di fare lo stesso. Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ne approfitta però per dire che la Russia si riserverà il diritto di recedere dall’accordo se le violazioni continueranno. Quanto alla tregua nel Mar Nero, la Russia ha posto come condizione la revoca delle sanzioni alle esportazioni agricole e, dal momento che la Ue si rifiuta, la accusa di «non voler seguire la viadella pace».

Il negoziatore Grigorij Karasin non solo ammette che i colloqui di Riad «non hanno ancora portato a nessuna svolta radicale», ma prevede anche che continueranno almeno fino alla «fine del 2025 o oltre». Nell’élite, stando alla ben informata giornalista Farida Rustamova, nessuno si fa più illusioni: «Putin è pronto a dichiarare guerra per cento anni. La sua idea è aspettare che l’Ucraina crolli. E non è un’idea poi così stupida».

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