Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/03/2025, a pag. 2, con il titolo "La grazia a Sansal", l'analisi di Mauro Zanon.
Parigi. Negli ambienti diplomatici parigini, i toni pessimisti di inizio anno, quando la crisi diplomatica tra Francia e Algeria ha toccato uno dei punti più bassi degli ultimi decenni, stanno cedendo il passo a un cauto ottimismo sull’esito della prigionia di Boualem Sansal, lo scrittore franco-algerino detenuto nelle carceri di Algeri dallo scorso 16 novembre e condannato giovedì dal Tribunale Dar El Beida a cinque anni e 500 mila dinari di multa (circa 3.500 euro). Nessuno, ai piani alti della République, ha più paura di pronunciare la parola “grazia”, che il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, potrebbe concedere al romanziere affinché il suo caso non sia più un ostacolo alla ripresa del dialogo tra Algeri e Parigi.
A rafforzare questa ipotesi è l’intervista rilasciata ieri a Sud Radio dal rettore della Grande Mosquée de Paris, Chems-Eddine Hafiz, diventato una specie di ambasciatore informale dopo il ritiro dell’ambasciatore algerino a Parigi nel luglio del 2024. “Penso che il presidente della Repubblica (algerino, ndr) si pronuncerà a favore della grazia”, ha dichiarato il rettore del principale luogo di culto musulmano parigino, aggiungendo: “So cos’è la prigione. So cosa può essere per un uomo, qualunque sia la prigione. Allo stesso tempo, è una persona anziana e malata”. Sansal, che ha 80 anni, è malato di cancro alla prostata. “Dal punto di visto umanitario”, ha aggiunto Chems-Eddine Hafiz, la grazia “ha assolutamente senso”. “Ha trascorso sei mesi in prigione. Sei mesi sono troppi per lui (...). Spero con tutto il cuore che venga graziato e che possa almeno tornare da sua moglie, che sta soffrendo”, ha affermato il rettore. Secondo Chems-Eddine Hafiz, “non ci sono stati rapporti diretti” tra i presidenti francese e algerino nelle ultime ore, ma “ci sono stati rapporti tramite emissari” per discutere di questo caso in particolare.
In questo senso, secondo una fonte vicina al dossier sentita dal Foglio che preferisce mantenere l’anonimato,
la consigliera per l’Africa e il medio oriente del presidente Macron, Anne-Claire Legendre, sarebbe appena tornata da Algeri dove avrebbe preparato con discrezione la visita del ministro degli Esteri, Jean-Noël Barrot, prevista a inizio o a metà aprile. Una visita che si iscrive, più in generale, in un quadro di rilancio delle relazioni bilaterali tra i due paesi dopo mesi di crisi.
La questione, ora, è capire quando potrebbe essere firmato l’eventuale provvedimento di grazia. I più ottimisti dicono che lo scrittore franco- algerino potrebbe beneficiare di una grazia alla fine del ramadan, ossia già nel fine settimana, in occasione dell’Id al Fitr, che è “un momento di perdono”, come ha sottolineato ieri a Sud Radio lo stesso rettore della Grande Mosquée de Paris. Altri suggeriscono il 5 luglio in occasione della Giornata dell’Indipendenza e della Gioventù, durante la quale tradizionalmente vengono firmati numerosi provvedimenti di grazia. C’è poi un terzo scenario, evocato da una fonte al Point: la costituzione di un duo di avvocati francesi, tra cui una figura rispettata e conciliante, che potrebbe “recarsi immediatamente ad Algeri” per presentare ricorso alla condanna di giovedì. “In questo caso, la pena detentiva verrebbe commutata in una pena con la condizionale, con grazia presidenziale in occasione della festa religiosa del Sacrificio tra due mesi e l’autorizzazione a Sansal di lasciare il territorio algerino”, ha detto la fonte al Point. Il compromesso, ha aggiunto, che “salva la faccia a tutti”.
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