15/4/02 Nessun vincitore per una vera pace
Massimo Salvadori esprime le proprie opinioni in relazione allo stato attuale ed alle prospettive di soluzione del conflitto israelo-palestinese
Testata: La Repubblica
Data: 14/04/2002
Pagina: 1
Autore: Massimo Salvadori
Titolo: Nessun vincitore per una vera pace
Su Repubblica di domenica 14 aprile Massimo Salvadori esprime le proprie opinioni in relazione allo stato attuale ed alle prospettive di soluzione del conflitto israelo-palestinese, e, con il titolo "Nessun vincitore per una vera pace", ritiene di poter sintetizzare i concetti ai quali intende dare voce.
L'avvio è una sua percezione: che "la questione mediorientale è diventata letteralmente una questione universale" che coinvolge "interessi e valori fondamentali da cui non possiamo prescindere". Peccato che se ne sia accorto solo ora, vedendo i carri armati israeliani nelle località palestinesi, e non si sia posto alcun interrogativo sulla " questione universale " e sui "valori fondamentali" quando saltavano in aria decine di israeliani per volta, bambini donne vecchi che mangiavano una pizza o celebravano la Pasqua.
L'asse portante dei ragionamenti di Salvadori è quello di una pari valutazione di Sharon ed Arafat, di Israele ed Autorità Palestinese, delle ragioni degli uni e degli altri.
Egli oppone "il rifiuto più energico di scegliere tra l' Israele di Sharon ed i palestinesi di Arafat". Scegliere una delle due parti significa, secondo Salvadori "schierarsi contro il superamento di due strategie parimenti fallimentari". "Entrambe le loro linee hanno portato ad uno scontro senza vie di uscita in direzione della pace". E più avanti prosegue:" Occorre contemporaneamente negare la propria solidarietà sia a Sharon che ad Arafat".
Salvadori, sic et simpliciter, confonde dunque Israele con Sharon e Sharon con Israele. Se vuole dissentire aspramente da Sharon faccia pure, si troverà in vasta compagnia. Ma che per farlo debba rifiutare la propria solidarietà ad Israele, dimenticare le aggressioni arabe e palestinesi, negare la minaccia all'esistenza stessa dello stato ebraico sono artifici he nulla hanno a che fare con la realtà dei fatti.
Sharon "persegue la sacrosanta difesa della sicurezza di Israele" (e allora come se ne può dissociare?) "ma lo fa per mezzo del ferro e del fuoco e avendo come scopo...la formazione di uno stato palestinese ridotto ad una sorta di protettorato israeliano" (ma da dove prende questa informazione assolutamente inedita?). E che Arafat abbia rifiutato offerte ben diverse da Barak, non lo mette nel conto? E che Sharon abbia evitato rappresaglie per settimane, dopo la strage della discoteca di Tel Aviv, non era un tentativo di sedersi al tavolo delle trattive con Arafat?
Salvadori si avventura anche oltre a questi che già sono i confini della spudoratezza. Il futuro stato palestinese "potrà disporre delle risorse che Israele sarà disposto a concedere", e Sharon pensa ad "un controllo poliziesco e militare su un popolo palestinese sottoposto alla permanente tutela da parte dello stato israeliano". Qui entriamo nel campo dei deliri notturni dell'autore, che sono lontanissimi da qualsiasi cosa Sharon abbia detto o fatto da quando ha assunto la carica di primo ministro, ma anche da qualsiasi ipotesi fantapolitica.
Salvadori completa il quadro non entusiasmante della esposizione delle sue opinioni affermando che Israele "non appare minacciato nella sua esistenza", perché è uno stato militarmente forte, sostenuto dagli Stati Uniti, ed ha una forte coesione istituzionale e democratica. Evidentemente,e ce ne rammarichiamo, Salvadori non ricorda l' invito dell' Iran ad usare la bomba atomica contro Israele, non ha sentito Saddam dire che se ogni arabo uccidesse un israeliano si risolverebbe il problema palestinese, e non ha letto quanto scrive a pag. 5 del medesimo quotidiano l' analista arabo Magdi Allam a proposito dell' antisemitismo imperante nell' Islam.



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