Trump/Putin, la palude di Bruxelles
Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero
Data: 20/03/2025
Pagina: 1
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: Che alternativa propone l’Ue alla (difficile) trattativa di pace avviata da Trump con Putin?

Riprendiamo da LIBERO di oggi 20/03/2025, a pag. 1, con il titolo "Che alternativa propone l’Ue alla (difficile) trattativa di pace avviata da Trump con Putin?", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La telefonata fra Trump e Putin è un primo difficile passo per ottenere almeno una tregua. Sarà difficile, ma i governi dell'Ue fanno male a giudicare, considerando che loro non hanno ottenuto nemmeno questo primo passo e non hanno piani in merito. Ma anche Trump deve stare attento a non diventare l'utile idiota di Putin, assecondando ogni sua richiesta a spese dell'Ucraina.

Non è necessario essere un sofisticatissimo cremlinologo dei tempi moderni per comprendere quanto sia stretta, difficile e in ripida salita la strada del negoziato tentato da Donald Trump con Vladimir Putin.
Per definizione, a Mosca (sia nella vecchia Urss che nell’attuale Federazione russa) si usa il racconto di un presunto accerchiamento subìto per giustificare le prepotenze fatte; si alza costantemente la posta; si dice “no” per concedere – a tempo debito – solo dei “sì” circoscritti. E, nel caso di Putin, uomo del Kgb, persona formatasi negli anni della Guerra Fredda, dirigente di intelligence e poi politico segnato dal crollo dell’Urss e desideroso di ridare oggi a Mosca almeno una parte della grandezza perduta nel post 1989, questa è l’occasione – più unica che rara – per ottenere il più possibile dal suo interlocutore. Dunque, a maggior ragione davanti a un Trump ben disposto verso di lui, l’uomo di Mosca non si accontenterà di poco, c’è da immaginare.
Si profila quindi – lo capisce anche un bambino – una trattativa lunga, complicata, incertissima nei suoi esiti. La telefonata dell’altro ieri, in questo senso, offre motivi sia per essere pessimisti (il cessate il fuoco accettato da Putin è parzialissimo, limitato alle infrastrutture energetiche, mentre Mosca continuerà a colpire ogni altro bersaglio) sia per essere più costruttivi (un filo di dialogo, per quanto esile, c’è: e nemmeno Mosca ha alcun interesse a spezzarlo).
Tutto ciò premesso, i maestrini europei che – da Parigi a Berlino, passando per Bruxelles – stanno con la matita blu in mano e il sopracciglio alzato, pronti a correggere inflessibilmente ogni errore vero o presunto di Trump, dovrebbero dirci per lo meno tre cose.
Primo: in questi tre lunghissimi anni, cos’hanno fatto loro per consentire all’Ucraina di vincere o per imbastire un’iniziativa diplomatica efficace?
Piaccia o no, i mezzi di difesa migliori li hanno forniti gli Usa (Trump stesso prima del conflitto iniziato nel ’22 con i missili javelin, e poi ovviamente l’amministrazione Biden). E incontestabilmente è solo a Trump che si deve l’avvio di un’iniziativa di pace che – in trentasei mesi – è stata l’unica a partire davvero.
Secondo: quelli che adesso strillano contro Trump cosa propongono in alternativa? Suggeriscono di far saltare il tavolo? Vogliono una prospettiva di guerra infinita e indefinita? E intendono imbarcarsi in questa impresa con zero satelliti (tanti ne ha l’Ue), pochi missili, scarse munizioni? È così che intendono “aiutare” Kiev?
Terzo: e tutto questo intendono farlo senza e contro l’opinione pubblica europea? Ma li guardano i sondaggi?
Pochissimi simpatizzano per Putin (meno male). Ma altrettanto pochi tra gli elettori dei principali paesi Ue desiderano avventure militari rischiose e non chiare negli obiettivi realisticamente raggiungibili.
Morale: non c’è alternativa rispetto alla necessità di supportare l’iniziativa diplomatica americana. Se necessario, correggendola, integrandola, completandola. Aiutando Trump a evitare le trappole di Putin: è impensabile, ad esempio, invertire l’ordine logico e cronologico tra la fine dei bombardamenti russi e la fine delle forniture di armi occidentali all’Ucraina.
Putin deve sospendere i primi, e allora potrà chiedere la fine delle seconde: non certo viceversa.
Ma – ciò detto – sarebbe assurdo e bambinesco mettersi di traverso rispetto al tentativo di Trump, o addirittura sperare che non abbia un esito positivo. Peggio ancora: sarebbe politicamente insensato (e devastante ai danni di Kiev) trasformare l’Ucraina nell’oggetto della divisione tra gli Stati Uniti e il resto dell’Occidente. Chi lo fa o è molto irresponsabile o è molto in mala fede. Ma è ammesso anche il cumulo delle ipotesi.

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