Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 13/03/2025, a pagina 1/2, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "Hamas ecologica".
“La prima cosa che ci siamo detti in quelle prime ore non sono state parole, bensì grida di giubilo. Chi fra noi ha vissuto tutta la vita accanto e dentro alla questione palestinese non avrebbe potuto reagire in nessun altro modo alle scene della resistenza che assaltava il valico di Erez. Come non urlare di stupore e gioia?”. Queste parole sul 7 ottobre si trovano a pagina 18 di un libro in uscita in Italia per una importante casa editrice, Ponte alle Grazie. “Distruggere la Palestina, distruggere il pianeta”, il titolo, e Andreas Malm ne è l’autore. Clima e Gaza, stessa lotta. Come far saltare un oleodotto e un kibbutz. Il legame tra la causa palestinese e quella ambientale non sembra ovvio a prima vista, a parte la fascia verde dei seguaci di Hamas e quella dei nostri omini verdi. Il jihad è forse ecologico?
Ora arriva Malm a spiegarci che è tutto connesso. Barba rossa e chachia (il copricapo nero diffuso nel mondo musulmano), Malm è un ideologo e accademico eco-marxista svedese. In 140 pagine del libro, Malm compendia uno spaccato della poltiglia intellettuale che regna oggi in certi circoli ideologici di sinistra e universitari. Una posizione minoritaria ma non isolata: è emersa con forza durante le manifestazioni a favore di Gaza in centinaia di campus occidentali, dalla Columbia alla Sapienza. Malm è anche salito in cattedra all’Institut de la Boétie, il think tank fondato dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
Nel libro, Malm attacca chi “sconfessa la lotta anticoloniale nel momento in cui cadono i civili della popolazione colonizzatrice. La violenza contro i coloni – compresi coloro che non impugnano armi al momento dell’attacco – è una componente inevitabile della lotta all’oppressione”.Lo svedese parla come un ayatollah iraniano: “Mai prima la resistenza aveva spazzato via le congiunte potenze tecnologiche dell’impero e dell’entità”. Nega che Hamas sia un movimento fondamentalista islamico. “Hamas nonha concetti messianici” scrive Malm. “Al contrario, i suoi quasi quarant’anni d’esistenza, come possono attestare i summenzionati studiosi e chiunque altro abbia seguito il movimento, seguono una traiettoria di costante secolarizzazione (…) Dal 7 ottobre in qua, si aprono di solito con i saluti islamici e una caratteristica citazionecoranica – qualche sura sui deboli che sconfiggeranno i forti o sulla libertà che finalmente arriva – per poi virare rapidamente sulle sfide che la resistenza deve affrontare, i successi, i sacrifici, i crimini dell’occupazione, le virtùdella solidarietà, il cammino da percorrere. Non abbiate paura! E’ roba ottima: ascoltatela. Esigui messaggi religiosi, molta eloquenza anticoloniale e antifascista, e lo stesso vale per i quotidiani comunicati di Hamas”. Chiaro?
Veniamo alla resistenza palestinese. “Dobbiamo, dopo il 7 ottobre, cominciare a condannarla sulla base del principio che i civili non vadano mai uccisi?”, chiede Malm. “O bisogna ricordare la violenza contro i civili bianchi come la faccia cattiva di una legittima lotta per la libertà, la cui vittoria ha segnato un esempio insolitamente autentico di progresso storico?”. Quanto alla tesi che i morti israeliani del 7 ottobre non giustificano la resistenza palestinese, lo svedese taglia corto: “Con la stessa logica, la Comune di Parigi non avrebbe mai dovuto verificarsi, poiché ha provocato il massacro di venti o trentamila fra comunardi e altri parigini”.
Poi Malm fa professione di amore: “La mia solidarietà con la resistenza palestinese in generale e con la sua sinistra in particolare è iniziata molto prima del 7 ottobre e continuerà a lungo dopo”. Il pogrom non era un pogrom: “Non ho ascoltato nulla che rovesci lo statuto di Tufan al Aqsa – dal 7 ottobre alle battaglie più recenti – come massima rivolta anticoloniale del XXI secolo”. E Israele, conclude Malm, non se la passa meglio oggi del 6 ottobre. “Ora come ora, l’entità sionista non sembra esattamente godere di ottima salute”.
Lo svedese non è pazzo. Pazza è la coscienza occidentale che vede antifascismo e lotta di classe nello strangolamento di due gemellini dai capelli rossi.
Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante
lettere@ilfoglio.it