I massacri della nuova Siria infiammano il Medio Oriente
Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale
Data: 10/03/2025
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: I massacri della nuova Siria di al Shara pronti a infiammare tutto il Medioriente

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 10/03/2025 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo: "I massacri della nuova Siria di al Shara pronti a infiammare tutto il Medioriente".


Fiamma Nirenstein

Il nuovo regime islamico siriano sta massacrando le minoranze, soprattutto gli alawiti, la setta a cui appartiene la famiglia Assad. Una vendetta contro l'ex regime e anche una guerra di religione condotta da un regime sunnita fondamentalista. Ma è anche presagio di tutto quel che potrebbe accadere nel nuovo Medio Oriente, uscito a pezzi dopo il pogrom del 7 ottobre.

Ogni messaggio ormai è doppio e triplo, ci vuole la lente di ingrandimento.E tutti parlano di guerra. Il più semplice, ieri, è  tuttavia quello calmante di Ahmed al Sharaa, i cui jihadisti hanno fatto a pezzi, in scene difficili da guardare, migliaia di uomini del vecchio regime alawita di Assad: dopo tredici anni di guerra civile che hanno visto centinaia di migliaia di morti avvelenati, uccisi, torturati da parte di quel mortale regime sorretto dall’Iran e dalla Russia, adesso a colpire invece sono gli uomini del regime istituito l’8 dicembre dell'anno scorso. Hayat Tahrir al Sham si mise subito, allora, la cravatta nonostante l'evidente radice nell’Isis e in Al Qaeda. Il suo leader Ahmed al Sharaa si è peritato di comunicare a tutti i leader del mondo, compresi gli italiani, una disponibilità alla pace e alla ricostruzione che da molti è stata in questi mesi presa sul serio, e ne ha ricevuto infatti in cambio visite fiduciose.Ieri, dopo che le peggiori violenze, a Jableh e a Banyes e negli altri centri della Siria alawita hanno ricordato che cos'è la jihad islamica in movimento, al Sharaa ha fatto un discorso ormai poco rassicurante quando promette la pace e la protezione delle più diverse minoranze. Ormai a Latakia e a Tartous si è stappata la bottiglia delle vendetta dopo decenni di sofferenze, e almeno mille persone sono state uccise selvaggiamente mentre 125 membri delle forze di al Sharaa venivano a loro volta sopraffatti. E i numeri possono essere molto più alti, persino ricordare le morti causate dal gas venefico usato da Assad sulla sua popolazione. Il punto è che lo scontro di ieri, nato con dimostrazioni alawita, segnala non una conclusione ma un possibile inizio di un’era atroce,in cui anche forze internazionali molto diverse sono implicate. La Siria, oltre a essere frazionata in una quantità di gruppi religiosi e etnici diversi, in poteri tribali e familiari fortissimi, oltre ad avere al suo interno anche le grandi sezioni Drusa e Curda, minoranze così specifiche da essersi in buonaparte ormai dichiarate sotto l’ala di Israele (ieri Israel Katz, ministro degli esteri, ha presentato una legge speciale per consentire ai drusi siriani speciali permessi di lavoro dentro Israele) è un’autostrada di interessi internazionali,un nodo vitale. Vi si svolge tutto il passaggio d’armi che l’Iran ha spedito a Hamas e agli Hezbollah e che tuttora può servire, se rivitalizzato con l'aiuto dei ribelli alawiti, a minacciare il Medio Oriente. L’Iran ha probabilmente agito sostenendo gli Alawiti in associazione con la Russia: la risposta da parte di Khamenei a Trump in cui il presidente americano annuncia la sua volontà di chiudere in fretta la vicenda del nucleareiraniano, avviando un processo di pace, è stata aggressivamente negativa. L’Iran, si può dedurre, forte dell’uranio arricchito al 60 per cento nell'era Biden, cerca di rimettersi in pista muovendo le carte che gli sono rimaste in Siria. Può contare anche sul  Qatar, suo grande amico nella profonda e mortale antipatia verso Israele, che ha chiesto di investire l’IAEA della questione del nucleare Israeliano, mai sollevata prima, mentre ha lanciato una commovente denuncia ecologica sui guai dell’ambiente che comporterebbe un eventuale distruzione del nucleare da parte di Israele. Trump con la sua lettera a Khamenei chiedeva un dialogo, ma poi, a voce, ha anche detto che il tempo delle scelte è ormai arrivato. Doppio messaggio, mentre si levava in cielo un drill in cui bombardieri americani e israeliani facevano insieme piroette celesti. Intanto, guarda caso, si annunciava un drill di Iran, Russia, e Cina. Lo ha detto Teheran: si svolgerà nell’Oceano indiano con navi da guerra, insieme anche a osservatori del Qatar, dell’Iraq, del Pakistan... insomma di parte degli amici antioccidentali. Nel frattempo Erdogan ha più volte dimostrato il suo deciso interesse per la Siria sotto il nuovo regime sunnita: al Shara che l’ha incontrato e ringraziato più volte è perfettamente disegnato sui suoi scopi, quelli della Fratellanza Musulmana, disegnare un mondo in cui il sultanato turco abbia di nuovo il ruolo che si merita.Grandi forze si possono muovere di nuovo, mentre Israele su cui la Siria si affaccia con le sue alture, stavolta non ha nessuna intenzione di fare la parte della bella statuina in attesa della guerra. Per ora ha occupato, da dicembre, una zona di sicurezza che protegga il confine, e ha distrutto gran parte dell'esercito siriano che potrebbe essere usato in un eventuale conflitto, da ovunque venga, contro lo Stato Ebraico. Il ruolo di esca dopo il 7 di ottobre non gli si addice più.      

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