Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/03/2025, a pag. 1 con il titolo "Le femministe scordano le donne e si schierano con Hamas" il commento di Giovanni Sallusti.
Giovanni Sallusti
Forse non c’è miglior sintomo dei paradossi della contemporaneità di questo 8 marzo capovolto, settario, inconsciamente autolesionista. Proprio nella Giornata internazionale della donna, i diritti delle donne evaporano in un flatus vocis arcobaleno, e sul banco degli imputati finisce sempre e solo l’unica civiltà in cui sono sistematicamente rispettati: l’Occidente.
«Siamo marea in tutto il mondo. In Argentina contro Milei. Negli Stati Uniti contro Trump e Musk. Siamo contro Meloni», scandiscono le pasdaran transfemministe di “Non una di meno”, e scriviamo pasdaran perché immaginiamo chele signore si riconoscano. Non sono mai contro Khamenei, contro i Taliban, contro un qualsiasi inferno islamista segregazionista, stupratore, femminicida. Anzi, la manifestazione che sfila per le vie di Roma intona: «La Palestina esiste dal fiume fino al mare». E' la certificazione dell’agenda di Hamas, l’invito alla cancellazione dello Stato degli ebrei: una parola d’ordine tecnicamente para-nazista. Pronunciata dallo stesso corteo che sbraita «Siamo tutte antifasciste!»: insieme alla cosiddetta “logica binaria” (trattasi della vecchia credenza bio-genetica per cui esistono il maschio e la femmina) va in fumo anche il principio di non contraddizione, e l’ossimoro diventa la cifra della giornata.
Lo striscione che apre il corteo di Milano recita (in senso letterale, l’8 marzo è ormai una rappresentazione che con ha più nulla a che fare con la realtà): «Lotto boicotto sciopero. Transfemminist3 -il 3 finale dev’essere l’ultima evoluzione della neolingua, ma confessiamo di non tenere il passo, ndr- con la resistenza palestinese».
Fuori dalla bolla fucsia, significa con le belve che hanno ridotto Gaza a un incubo coranico e iper-patriarcale, e che il 7 ottobre 2023 si sono dedicate allo stupro di massa contro le donne israeliane rapite, seviziate, trascinate nei tunnel che moltiplicano l’incubo e ridotte a schiave sessuali. Anche le bambine a cui, come ha raccontato la sopravvissuta Aviva Siegel, «i terroristi portavano abiti impropri» per «trasformarle nelle loro bambole». Focalizzi, per quanto (poco) riesci, l’immagine delle bambine in balia degli orchi antisemiti, e poi scorgi, nella piazza dell’8 marzo, proprio la bandiera che oggi è purtroppo monopolizzata dagli orchi, la bandiera palestinese. La bandiera ostentata dalle squadracce nazi-islamiche che quando hanno “restituito” il corpo di Shiri Bibas, mamma di 34 anni morta con i due figli nei tunnel dell’orrore, hanno messo nella bara il cadavere di un’altra, una donna a caso. Perché la donna non ha dignità ontologica, non ha spessore morale, non ha consistenza giuridica nella Gaza rivendicata come patria d’elezione dalle femministe talebane di casa nostra. E' corpo di scarto, il quale ha il compito che le viene riconosciuto dagli articoli 17 e 18 dello Statuto di Hamas: far nascere e addestrare le future generazioni alla jihad.
Nella disfatta simbolica di questo 8 marzo allucinato, l’acme del grottesco lo toccano le attiviste in azione a Torino, che hanno effettuato un blitz contro un ipermercato Carrefour accusato di «finanziare l’occupazione in Palestina» insieme ai membri del gruppo Bds. Ovvero: boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni contro Israele. $ il movimento che mira a boicottare i prodotti provenienti dallo Stato ebraico proponendo tra l’altro un’etichettatura ad hoc: un’altra idea che non sarebbe dispiaciuta al dottor Goebbels. Il tasso di cultura democratica della compagnia, del resto, è testimoniato da slogan come “Valditara vogliamo la tua testa!”, frammisti a cori continui contro la prima donna presidente del Consiglio della storia repubblicana. Che peraltro ha appena introdotto il reato di femminicidio, punito con l’ergastolo.
«Una mossa propagandistica», la liquida una militante di “Non una di meno” prima di scomparire nel flusso della sua propaganda filoislamista e antioccidentale. Dunque, oggettivamente, nemica delle donne.
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