Riprendiamo da LIBERO di oggi, 07/03/2025, a pag. 12, con il titolo "Sfregio pro-Pal alla Shoah insulti, feci e teste di maiale", la cronaca di Massimo Sanvito
Escrementi sui lucchetti.
Scritte (“Gaza libera”, “Assassini infami”) e vernice rossa sui cartelli di avviso lavori. Volantini sparsi (“Fermare il genocidio a Gaza”). Persino una testa di maiale. Lo sfregio dei pro-Pal al cantiere del Museo della Shoah di Roma (fortemente voluto dall’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che nel marzo del 2023 aveva annunciato lo stanziamento di dieci milioni di euro), in via Torlonia al Nomentano, non va derubricato a classico blitz dimostrativo.
Quando attacchi direttamente i deportati e le vittime dei campi di concentramento stai travalicando i confini non solo della decenza ma anche dell’odio. Per gli ultrà dell’antisemitismo in salsa palestinese, però, non ci sono limiti. La digos è al lavoro e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha chiesto «di intensificare le indagini per individuare e assicurare rapidamente i responsabili alla giustizia».
«Gli atti intimidatori compiuti al cantiere del Museo della Shoah sono inquietanti e fanno rabbrividire. La condanna di questo, come di altri gesti, deve essere corale e decisa da parte non soltanto delle istituzioni ma, più in generale, dell’intera opinione pubblica», sbotta Francesco Rocca, governatore del Lazio, garantendo l’impegno a realizzare «un luogo non soltanto commemorativo di una delle pagine più buie della storia ma anche di promozione della nostra identità culturale». Interviene anche il sindaco, Roberto Gualtieri: «Quanto accaduto è inaccettabile. Atti vili e intimidatori che colpiscono l’intera città di Roma, che fonda la sua identità sui valori della memoria e del rispetto. Condanno fermamente questi gesti che tentano di riportare alla luce l’odio più becero e pericoloso, riaffermando il nostro impegno nel contrastare ogni forma di antisemitismo». E pure la seconda e terza carica dello Stato, il presidente del Senato Ignazio La Russae il presidente della Camera Lorenzo Fontana, non tardano a esprimersi. «La mia condanna di quanto accaduto è ferma, così come la vicinanza, mia e del Senato della Repubblica, alla comunità ebraica», dice il primo. «Ogni tentativo di inquinare il dibattito pubblico con atti di questo tipo non fa che alimentare tensioni in un momento storico che richiede, invece, di promuovere il dialogo e il confronto civile e democratico», aggiunge il secondo.
Lo sdegno è (quasi) bipartisan, anche se viaggia su frequenze diverse. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, attacca: «È la tipica espressione dell’intolleranza di quanti, spalleggiati dalle sinistre italiane e internazionali, vorrebbero la distruzione di Israele. La comunità internazionale deve prendere una posizione chiara e netta.
Sempre di più a sostegno di Israele e del governo Netanyahu. Che difende la vita e il futuro di una nazione e di un popolo. E degli ebrei in tutte le parti del mondo». Mentre Carlo Calenda, leader di Azione, spiega che «si può avere le idee che si vogliono, io sono molto critico con Netanyahu e ciò che ha fatto a Gaza, ma violare la memoria di sei milioni di morti è una cosa indegna». Dunque la chiosa: «Gli escrementi ce li hanno nella testa le persone che pensano di infangare la Shoah in questo modo cosi indignitoso». Il capogruppo di Italia Viva in Senato, Raffaella Paita, non nasconde «grande preccupazione» e parla di «indegno atto di profanazione» perché «riaffiora un antisemitismo cieco e violento». E il Pd? Da deputati e senatori che si rincorrono in ordine sparso arriva un coro unanime: «La causa palestinese non può in alcun modo avvalersi di atti spregevoli di antisemitismo».
Non pervenuti, invece, i grillini e i rosso-verdi di Avs.
La comunità ebraica, intanto, è sempre più in allarme.
«Abbiamo affrontato apologia del nazifascismo, affronteremo anche l’apologia del terrorismo e ogni atto di odio. Anche questa volta invece di agire per tutelare il popolo palestinese dai suoi stessi leader, viene abusato per esprimere odio», spiega Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane.
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