Sansal: 110 giorni in gabbia
Commento di Giulio Meotti
Testata: Il Foglio
Data: 07/03/2025
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: 110 giorni in gabbia

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 07/03/2025, a pagina 1/4, il commento di Giulio Meotti dal titolo: "110 giorni in gabbia".

Informazione Corretta
Giulio Meotti
Algérie : Boualem Sansal est sorti de l'hôpital et reste en prison
Fra appelli e risoluzioni, il caso Boualem Sansal agita la Francia, mentre da noi regna il silenzio. Oggi Sansal rappresenta la libertà di pensiero, che ha reso grande l'Occidente, ora ostaggio di un manipolo di fanatici islamici e di una Europa che non interviene.

Roma. “Il famoso ‘J’accuse’ di Zola ha rivelato l’ingiustizia dell’affaire Dreyfus. Carta 77 di Václav Havel,un manifesto per i diritti umani scritto insieme ad altri dissidenti cechi, è diventata una stella polare per la resistenza democratica nell’Europa dell’est. Boualem Sansal segue questa tradizione”. Così Jean-Michel Blanquer, già ministro dell’Educazione di Emmanuel Macron, sul romanziere da 110 giorni in carcere in Algeria(e malato di cancro) per aver criticato la dittatura

e l’islamismo. E Blanquer cita anche Nelson Mandela e Liu Xiaobo, morto di cancro in un carcere cinese per i suoi scritti contro la dittatura. Ma all’Assemblea nazionale, Insoumis, deputati ecologisti e socialisti si sono astenuti dal voto che chiedeva la liberazione di Sansal. Né l’ex presidente François Hollande né il presidente del Partito socialista Olivier Faure hanno preso parte al voto.

La rappresentante di Renaissance, Olivia Grégoire, si è detta orgogliosa che il blocco centrale macroniano si sia “assunto le sue responsabilità”. Il testo approvato condanna “la detenzione arbitraria di Sansal” che “ci ricorda brutalmente che la libertà di espressione non è mai scontata e che dobbiamo proteggerla in ogni momento”. Il testo invita il governo e la Commissione europea a “garantire che i futuri pagamenti di fondi europei all’Algeria siano accompagnati da progressi sostanziali in termini di stato di diritto e libertà individuali”. Ecco il motivo dell’astensione. Va bene chiedere di liberare Sansal, ma non esageriamo con la storia della libertà e dei diritti vincolati agli aiuti.

Durissimo Arnaud Benedetti, direttore della Revue politique et parlementaire, che ha dato origine al Comitato di sostegno internazionale a Sansal: “L’Accademia francese? Si è rifiutata di seguire l’iniziativa di Jean-Christophe Rufin e Alain Finkielkraut che esortavano gli Immortali a includere immediatamente lo scrittore tra loro. Il ministro della Cultura? Sorprendentemente discreto mentre uno dei nostri più grandi romanzieri è imprigionato. Le organizzazioni per i diritti umani? Mute. Questa cospirazione del silenzio è una manna dal cielo per il regime algerino, che sta attivando la sua rete di influencer in Francia”.

Intanto esce un libro-manifesto in difesa di Sansal. Un libro collettivo dove compaiono le firme di ex premier come Bernard Cazeneuve, Édouard Philippe e Gabriel Attal, ma anche intellettuali come Rémi Brague e Pierre Manent. “In un mondo più giusto, i deputati che votano contro la liberazione di uno scrittore sarebbero considerati all’unanimità, senza dibattito e appello, indegni e, lungi dal mettersi in mostra, spiegarsi o trovare scuse, si nasconderebbero con il volto rosso di vergogna”, scrive Raphaël Enthoven. C’è anche un contributo dell’ex premier Manuel Valls: “Ammiro il coraggio di Sansal e la sua virulenza contro gli islamisti. La sua penna e la sua voce incarnano una tradizione letteraria, quella della libertà di pensiero, che abbiamo amato fin da Voltaire”.

Il silenzio arabo (e italiano) Sul Point, Kamel Daoud attacca il silenzio del mondo arabo: “Perché gli scrittori e gli intellettuali arabi non protestano contro l’incarcerazione di uno scrittore? Sono pochi quelli che osano dire di no, si potrebbero contare sulle dita di una mano”. Non perdonano a Sansal il viaggio a Gerusalemme e l’amore per Israele. “Non dovrebbe essere sostenuto, perché c’è il rischio di linciaggi in nome degli immaginari liberatori della Palestina” scrive Daoud. “Sansal è Israele, gli ebrei, l’occidente, il tradimento, il ‘viaggio’ della normalizzazione, complice di un crimine contro l’umanità. Sostenendo in silenzio l’imprigionamento di Sansal, crediamo di liberare la Palestina, quando in realtà stiamo solo restando seduti ad applaudire l’imprigionamento di un uomo di 80 anni. Scegliamo piccole battaglie in base al nostro piccolo coraggio. L’islamismo attacca l’occidente in nome del decolonialismo permanente? Applaudiamo”.

I membri del Pen in Germania hanno protestato davanti alla Borsa del turismo di Berlino. C’era anche il turco Can Dündar, scappato dalla Turchia di Erdogan. E oggi, presso il Deutsches Theater di Berlino, scrittori come Liao Yiwu, Herta Müller e Irina Scherbakova (russa e tra i fondatori di Memorial), leggeranno brani di Sansal in occasione di un evento di solidarietà. In Italia è come il mondo islamico fustigato da Daoud, niente da giornali, editori, politica e scrittori. Si riempiono la bocca di Voltaire soltanto quando non costa niente. Sansal lo aveva previsto: “La vera tragedia per un popolo è l’atarassia, quando muore il gusto di combattere, ed è quello che succede a noi, tutto ci spaventa, tutto ci scoraggia, un rumore e un saltello, eccoci in ginocchio, tremanti, ci battiamo il petto, balbettiamo scuse”.

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