Tradito per la seconda volta 03/03/2025
Commento di Michelle Mazel
Autore: Michelle Mazel

Tradito per la seconda volta
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
https://israel247.org/trahi-pour-la-seconde-fois-153017.html

Shlomo Mansour, rapito e assassinato da Hamas

Questa è la storia di un uomo anziano con i capelli bianchi, padre di cinque figli e nonno di dodici nipoti. Un sopravvissuto. Shlomo Mansour aveva appena tre anni quando, da bambino, a Baghdad era sopravvissuto al Farhoud, parola araba che significa espropriazione violenta, pogrom. Probabilmente vi sarete dimenticati di questo episodio della Seconda Guerra Mondiale, sempre che ne abbiate mai sentito parlare. Il 1° giugno 1941 a Baghdad scoppiò un pogrom di matrice nazista, che pose fine a più di due millenni di pacifica esistenza della minoranza ebraica della città, presente molto prima dell'avvento dell'Islam. Gli ebrei erano accusati sia di sostenere l'Inghilterra che di essere sionisti. Hajj Amin al-Husseini, il Mufti di Gerusalemme che si era rifugiato a Baghdad, gettava benzina sul fuoco. Fu al grido di “Allah Akhbar” che una folla in preda all'odio seminò il panico violentando, uccidendo, saccheggiando e appiccando incendi nei quartieri degli ebrei, colti di sorpresa mentre celebravano la grande festa di Shavuot. L'esercito e la polizia irachena lasciarono fare per due giorni prima di intervenire; le truppe britanniche che circondavano la città non si mossero.

Dopo molte peripezie, Shlomo riuscirà ad arrivare in Israele. Si stabilirà nel kibbutz Kissufim, una pacifica comunità agricola situata quasi lungo il confine che separa Israele dalla Striscia di Gaza.   La mattina presto del 7 ottobre 2023, giorno della grande festa di Simhat Torah, migliaia di terroristi di Hamas si sono riversati nel Sud di Israele. Euforizzati e drogati, si racconta, con il Captagon, al grido di “Allah Akhbar” violentarono, torturarono, massacrarono, arrivando persino a bruciare vive alcune delle loro vittime. Se ne sono andati dopo aver saccheggiato e incendiato, e soprattutto dopo aver preso in ostaggio centinaia di uomini, donne e bambini.

Shlomo si era barricato con la moglie nella camera blindata della sua casa. Ma i terroristi non hanno avuto difficoltà ad avere la meglio. Lui non ha opposto resistenza, ma lo hanno colpito con estrema violenza, senza alcun rispetto per i suoi capelli bianchi, lo hanno ammanettato e lo hanno trascinato – in pigiama – verso i veicoli che li riportavano a Gaza. Per molti lunghi mesi la famiglia ha vissuto nell'incertezza più totale, senza ricevere alcun segno di vita né indicazioni sulla sua sorte. La Croce Rossa Internazionale, che ora si presta così volentieri alle messe in scena durante il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, non ha mai fatto visita, neppure una volta, ai prigionieri, alcuni dei quali sono ancora detenuti dopo più di cinquecento giorni.

I figli e i nipoti di Shlomo volevano ancora credere nel miracolo. Ma non c’è stato. L'11 febbraio sono stati informati che, secondo prove concordanti, l'anziano era stato assassinato lo stesso giorno della sua cattura e che i suoi resti erano stati conservati come merce di scambio.

Soltanto il 26 febbraio la sua bara è stata consegnata a Israele, nell'ambito della prima fase dell'accordo di cessate il fuoco. A suo tempo il Farhoud non era stato condannato: c’era la guerra. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, da parte sua, ha trovato una infame legittimità nelle atrocità del 7 ottobre.

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