3 Lettere
1. In memoria di Shiri, Ariel e Kfir Bibas
Gentilissima Signora Fait,
non ho pianto per Shiri, Ariel e Kfir Bibas (e per tutti gli innocenti assassinati e le loro famiglie e per i rapiti ancora nelle mani dei terroristi) solo perché in tutta la mia vita non sono mai riuscita a piangere quando soffro davvero. Le mie lacrime per loro sono tutte dentro di me, da qualche parte tra il cuore ed il diaframma, insieme a quelle non versate nei miei lutti familiari.
Razionalmente non dovrei stupirmi, dopo tutti gli orribili crimini commessi il 7 ottobre e in decenni di terrorismo contro Israele e, in effetti, dopo tutti gli orrori di millenni di storia umana. Però, resta mostruoso, inaccettabile e sostanzialmente inconcepibile – almeno per chi non abbia propensioni psicopatiche – stendere le mani contro un neonato che forse non aveva ancora detto “aba” o “ima” né cominciato a gattonare e contro un bambino che probabilmente aveva solo pochi mesi di ricordi: due bimbi che avrebbero potuto vivere tutto questo secolo e parte del prossimo.
La mancanza di una rivolta dei palestinesi contro quest’orrore rende la ripetizione dell’auspicio di “due popoli, due Stati” un guscio vuoto, una formula astratta senza nesso apparente con una realtà desolante, una prospettiva più irreale del video sulla ‘Gaza di Trump’ con il denaro che piove dal cielo e le ballerine in bikini.
Prego che Israele riesca a riportare a casa tutti i rapiti ed a sradicare il terrorismo e l’educazione all’odio dalla Striscia di Gaza (e pure da Giudea e Samaria, o Cisgiordania che dir si voglia), perché qualunque speranza di pace passa necessariamente da un’educazione al bene delle nuove generazioni palestinesi (e non sarebbe male anche di quelle in tutti i Paesi limitrofi o vicini ad Israele, per dare radici solide, al di là delle convenienze politiche contingenti, alla pace).
Con i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca
Cara Annalisa,
Non vorrei essere toppo pessimista ma quando ho visto un gruppo di bambini palestinesi ballare e cantare davanti alle scatole nere contenenti i resti di Kfir, Ariel e Shiri, ho capito che non c’è molta speranza per le prossime generazioni. Quella scena macabra sul palco delle vergogne a Khan Yunis, allietata da un’allegra musichetta, mi ha fatto più impressione del vedere bambini di tre, cinque anni con il mitra in mano gridare che vogliono ammazzare tutti gli ebrei. L’odio tra quelle popolazioni è trasmesso non solo dalle narrazioni bugiarde di una storia inventata ma anche dall’unico libro che leggono, il Corano.
L’ho riletta con piacere dopo molto tempo.
Un cordiale shalom
Deborah Fait
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2. Gad Lerner ci spieghi perché in Libano non ci sono più ebrei
Cara Deborah,
su IC dovresti far presente che a Gad Lerner bisognerebbe chiedere:” Come mai in Libano, paese dal quale provengono i tuoi genitori, non ci sono più ebrei? Come la mettiamo con la "pulizia etnica" degli ebrei nei paesi arabi?” Anni fa, erano più di 1 milione e oggi ne sono rimasti soltanto 20.000 in Marocco.
Shalom
Davide Levi, Holon
Caro Davide,
è una bella domanda cui probabilmente Lerner risponderebbe con qualche stupida giustificazione. Tutti sappiamo, anzi, tutti sanno che dai paesi arabi sono stati cacciati quasi un milione di ebrei ma, stranamente, nessuno ne parla eppure è successo nello stesso periodo che ci rinfacciano di aver costretto gli arabi ad andarsene da Israele. Non è una strana dimenticanza? Lo sarebbe per menti pulite e giuste non per quelle avvelenate da un’ideologia perversa.
Un cordiale shalom
Deborah Fait
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3. A proposito di Gad Lerner
Gentilissima signora Deborah,
il suo articolo odierno mi ha riportato alla mente quanto ebbi a scrivere cinque-sei anni or sono a quel grande liberale, sincero amico di Israele, il mai abbastanza rimpianto professor Antonio Martino, che mi faceva l’onore di considerarmi suo amico:
“Caro Professore,
vorrei farla partecipe di una noterella lessicologica che è di estrema attualità. I russi quasi mai ricorrono a volgari insulti ed espressioni di natura sessuale o coprologica. L’insulto più offensivo di cui fanno uso è probabilmente “Гад” che, in tutti i vocabolari, viene definito in senso proprio come “qualsiasi animale rettile o anfibio” ed in senso traslato “persona strisciante, repellente, schifosa”. Si pronuncia “gad”.
Del resto cosa ci si può attendere da un personaggio che, se ben ricordo, è riuscito a farsi querelare per diffamazione dal proprio padre?
Cordialità,
Franco Cattaneo
Caro Franco,
La sua lettera non ha bisogno di commenti ma mi ha fatto scoppiare in una risata. Vede a conoscere le lingue? Si impara sempre qualcosa.
Ho avuto l’onore di incontrare Antonio Martino alla Farnesina, molti anni fa, quando era Ministro. È stato un incontro molto emozionante con un grande amico di Israele che non dimenticherà mai. Quando ci siamo salutati mi ha abbracciata con un “Shalom a Israele” ed eravamo commossi entrambi.
La ringrazio per la lezione di russo e la saluto cordialmente.
Shalom
Deborah Fait